Le parole della settimana per Iafue: SALUTE, CITTADINI, SICUREZZA ALIMENTARE


dal Blog Braccia sottratte all’Algricoltura, di Gianni Fabbris

La prima settimana di “riprendiamoci le parole”, lo spazio ospitato su Iafue per la Terra nella rubrica dell’editoriale della mattina ha accolto gli importanti contributi del Prof. Salvatore Ceccarelli, di Lucio Cavazzoni e di Giovanni Samela per concludersi con la riflessione proposta da Miriam Corongiu sulla Contadinanza.

Quattro punti di vista che hanno ragionato su tre parole che in realtà sono state usate troppo spesso per descrivere le divisioni in cui è ricacciato il mondo di chi lavora la terra: “agroecologia, impresa, contadini”.
Scrivevo nell’articolo con cui abbiamo proposto il percorso di confronto della settimana: “I contadini contrapposti agli imprenditori, tutti e due nemici degli ecologisti”.

In effetti il dibattito, alla fine, ha svelato il punto: dietro la trasformazione semantica dei significati di “contadino” e “imprenditore” che li ha portato a divaricarne i contenuti quasi contrapponendoli in alternativa, c’è lo spazio per un lavoro che può ricostruire la dignità del fare impresa ancorandola a scelte che riconoscano il senso sociale e la dignità dell’essere oggi agricoltore. Una dignità che, evidentemente, coniuga la capacità e l’autonomia del fare impresa con l’etica di scelte che rendano pienamente responsabile il lavoro della terra, il rapporto con gli animali e la natura, il senso della consapevolezza della funzione sociale del produrre il cibo.

Un senso che non può che coniugare le scelte con i diritti: l’agricoltura e l’agroalimentare dei diritti come alternativa all’agroalimentare della speculazione sul mercato. L’agroecologia, cosi, diventa il terreno su cui ricomporre la divaricazione fra “i contadini” e gli “imprenditori” ma, anche, quella su cui coniugare gli altri diritti, a cominciare da quelli dei cittadini fruitori del cibo.

Così le tre parole di questa settimana su cui vorremmo ragionare sono: “salute, cittadini, sicurezza alimentare” ; anch’esse il segno della crisi in cui ci ha ricacciato il modello dominante ma, al tempo stesso, capisaldi da cui ripartire per costruire l’Alleanza fra produttori, lavoratori e fruitori.

Forse il nesso fra le crisi sociali, ambientali, di democrazia e di sicurezza alimentare non sono poi fra di loro cosi distanti e forse tutto si legge nella prospettiva di cambiare verso al modo come produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo e usiamo il territorio.

Scriveva Ippocrate 5 secoli prima di cristo: “Fai che il cibo sia la tua medicina”. Ma un’agricoltura in crisi, con gli agricoltori sottopagati, le campagne che si desertificano, i caporali che dilagano produrre la buona medicina di cui nutrirci?

Ippocrate non conosceva la globalizzazione neoliberista ma, in fondo, quella sua frase parla ai nostri giorni: se aveva ragione, per avere una buona medicina serve una buona agricoltura