Caserta. Benessere animale, una ‘bufala’.

“Per noi gli animali sono membri della famiglia e la loro salute è una priorità. Le nostre stalle oramai hanno di tutto spesso anche impianti di riscaldamento per la stagione invernale e docce rinfrescanti per il periodo estivo, così da assicurare loro costante acqua, essendo animali poveri di ghiandole sudoripare. La mungitura è un vero e proprio rito durante la quale si rilassano. Sono animali socievoli, che hanno bisogno di assistenza in diverse circostanze, dalle cure generali, alla fase delicata del parto, momento questo, durante il quale gli dedichiamo il massimo amore…”

“Le nostre bufale sono membri della famiglia. Amiamo i nostri animali e li rispettiamo in ogni fase della loro vita.”

“Proteggiamo le bufale e l’ambiente in cui vivono, macelliamo solo quando necessario al consumo umano e pratichiamo la gratitudine per averci offerto la loro vita, onoriamo il loro sacrificio utilizzando tutto ciò che ci offrono in dono: è così che pelli, corna, ossa e lana diventano testimonianze del loro passaggio in terra, oltre che oggetti utili alla sopravvivenza dell’uomo.”

“La bufale sono animali sereni, curiosi e docili. Ognuna di loro ha un nome con il quale usiamo chiamarle e con il quale hanno imparato a riconoscersi.”

“Vorremmo ritornare ad allevare al pascolo, vederle rotolarsi nel fango, ambiente loro congeniale e non tenerle in stalle asettiche, come siamo costretti a fare a causa della brucella”…

Queste sono alcune frasi che abbiamo sentito durante le tante interviste fatte e i numerosi incontri tenuti con gli imprenditori del casertano e le loro famiglie. Le aziende che finora abbiamo cercato di raccontare, piccole e medie, hanno sempre sottolineato una tradizione annosa fatta di allevatori e casari di quarta generazione, nati e cresciuti a contatto con le bufale e che fin da piccoli raccontano di aver coltivato la stessa passione: avere un allevamento bufalino e trasformarne il latte; una tradizione che continua anche oggi nelle pratiche e nei gesti dei tanti bimbi che abbiamo visto accarezzare, nutrire e amare questi cari animali, cosi grandi ma dal cuore tenero.

La bufala è, infatti, un animale rustico, sia dal punto di vista alimentare che di resistenza alle malattie, predilige gli ambienti acquitrinosi e fangosi, ma possiede una capacità di adattamento a tutti gli ambienti e sistemi di allevamento. E’ un animale molto intelligente che conosce e risponde al proprio nome. Visitando gli allevamenti potrete notare, infatti, come le bufale si soffermino a guardare gli “estranei” molto incuriosite: una caratteristica che potrete sentire raccontare dalla viva voce di Stefania e Adelaide Noviello nell’intervista rilasciata alla nostra radio il 15 gennaio scorso:

Eppure 140.000 di questi esemplari sono morti nel silenzio più triste. Anche i fantomatici ambientalisti sono rimasti muti di fronte allo scempio di capi che, risultati positivi alla brucella poi, post mortem miracolosamente risultavano essere sani. Tuttavia gli unici che li piangono sono coloro che li allevano quando li vedono ammassati in furgoni senza aria e senza cibo, spauriti e inconsapevoli di quello sarà il loro ultimo viaggio. Devo dirvi che a me ha fatto impressione; mi sono venute in mente ricordi di un triste passato quando in vagoni c’erano stipati uomini e, la cosa mi è sembrata ancora più triste quando, quelle povere bestie ci entrano con fiducia perché incoraggiate dai loro stessi padroni che lo fanno con le lacrime agli occhi….

Le bufale salendo su quei container diventano così, animali da macello….

Ma se questo atteggiamento strazia il cuore dei loro padroni allora a chi giova?

A pensar male si fa peccato è vero, tuttavia, primo o poi ci si azzecca. In molti infatti, abbiamo visto la puntata della trasmissione televisiva Report del 22 maggio 2022 in cui con numeri alla mano si racconta di questa colossale truffa in cui delle 140.000 bufale ammazzate solo 1,4% appariva positiva agli esami post mortem.

E allora tutte quelle povere bestie dove vanno?

Tutti devono sapere”, sottolinea Sabrina Zarinato, moglie di Giacomo Parente che abbiamo anche intervistato e che ha partecipato allo sciopero della fame il 22 maggio scorso; “Se le nostre bufale sono destinate a diventare carne beh che dire oggi sicuramente stiamo contribuendo alla grande: altre 65 se ne sono andate. Altre 40 tra domani e dopo domani (cfr. fa riferimento al nuovo dispositivo di abbattimento a causa del quale sono costretti ad abbatterle). Non abbiamo più lacrime, né parole. Che schifo. Che razza di sistema è quello che abbatte per debellare una malattia? Se poi sono malate veramente!!! Ad oggi, con quelle di stamattina sono oltre 200 e non abbiamo ancora ricevuto gli esiti degli esami post mortem.”

La carne che si alimenta di cui parla Sabrina dove, gran parte di questi giovani bufali vanno al macello per alimentarne il mercato e allietarci con quei ‘deliziosi’ hamburger che troviamo alla Mcdonad è Cremonini.

Dopo un viaggio di 150 chilometri le bufale arrivano a destinazione e dopo essere state uccise perché infette, risultano essere idonei al libero consumo e, quindi al mercato della carne che guadagna da questo un bel po’ di soldini.

Come? Allora pensate che quando una bufala, che vale circa 3000 euro, un po’ di più se è iscritta all’albo genealogico, viene abbattuta, vale dallo Stato all’allevatore 500 euro più la valutazione che ne fa la Regione che stanzia, per l’animale 1500-2000 euro; a questa somma però, all’allevatore, viene sottratta quella che lui ha ricevuto in anticipo dal macello che lavorerà il suo animale abbattuto. Nel macello ci sono i veterinari che guardano a vista gli animali abbattuti e controllano gli organi bersaglio, vedono cioè se ci sono state delle lesioni da parte del batterio e poi danno il via libera al libero commercio, quindi anche nella catena dell’alimentazione umana. Ora, in base a una norma del 2000, il fatto curioso è che questa carne,  proveniente da una bufala abbattuta, può essere venduta ed equiparata ad una carne bovina. Ovviamente questo è a vantaggio del macello che può avere garantita un’importante fornitura di carne. Il macello in questione è quello della Inalca che si trova a Flumeri, a 150 km dal cluster (area epicentrica) della brucellosi, che fa capo al gruppo modenese Cremonini che ha anche aziende in Russia dove produce, come dicevamo, gli hamburger per McDonald.

Come fa tutta questa carne ad arrivare sostanzialmente ad un unico macello che dista anche 150 km dagli allevamenti?

La rabbia è tanta credimi… e il disgusto ancora di più. Quelle povere bestie stamattina non volevano salire proprio” è Sabrina Zarinato che continua a raccontarci il suo stato d’animo, di grande amarezza e sconforto, all’ennesimo dispositivo di abbattimento. “Non ti mento dicendoti che butterei volentieri una bomba a chi so io…

Le bufale caricate e portate via…ogni volta che rivedo queste immagini vedo andar via un pezzo del mio futuro” queste le parole invece sono di Dario Di Tella, il giovane che ha interrotto i suoi studi in giurisprudenza per continuare la tradizione di famiglia. “Si inizia ad essere un po’ malpensanti anche complottisti perché è impensabile come, animali che nei 10/11 prelievi precedenti erano negativi, nel prelievo successivo lo diventano, può capitare una volta ma non diverse anche perché lo avremmo notato dal verificarsi di alcuni episodi insiti nel fenomeno, come aborti che non ci sono stati…quindi ci ho capito ben poco di questa malattia se non che fa del mio futuro qualcosa di sempre più incerto…però noi non molliamo perché al di là della mia azienda c’è un patrimonio da tutelare un territorio da difendere”.

Ecco che sarebbe importante “spingere” fortemente sulla questione “abbattimenti” spesso indiscriminati creandone un “caso nazionale e internazionale” ed invece tutto tace. Sono pochi quei giornalisti che cercano di fare inchiesta e interrogarsi sui perché….

E’ sintomatico invece di come la presenza di pochi cinghiali nella capitale divengano un caso nazionale e la morte di 140.000 bufali non lo siano. Che sia voluto?

Eppure questi animali, in un’ordinanza sulla brucellosi sono stati definiti dal Consiglio di Stato “esseri senzienti”; per il dizionario, senziente significa dotato di sensi, di sensibilità, in altre parole con capacità di provare sensazioni considerandoli intelligenti quanto gli umani. Una definizione che viene ampiamente usata in filosofia, nella bioetica e in giurisprudenza, poiché la categoria di “essere senziente” presuppone una serie di tutele e prerogative.

Nel Trattato di Lisbona, l’accordo che ha apportato ampie modifiche all’Unione Europea, entrato in vigore nel 2009, infatti regolamenta la questione con l’articolo 13 affidando agli Stati membri di tenere conto delle esigenze di benessere degli animali in quanto esseri senzienti rispettando le disposizioni legislative e le consuetudini di ciascun paese in materia di riti religiosi, tradizioni culturali e patrimonio regionale.

Riconoscerne la validità oggi o almeno interrogarsi su dove, come e perchè 140000 capi sono stati abbattuti con pressapochezza, come se il problema non esistesse, sarebbe importante non solo per l’economia di un territorio, come abbiamo più volte evidenziato, ma anche in virtù di quella tutela ambientale e animale che abbiamo così tanto sbandierato con il lungo iter parlamentare, in Italia, attraverso la riforma degli art. 9 e 41 della nostra Costituzione.

Katya Madio