Il valore della biodiversità domestica

Editoriale del 12.7.21 di Giovanni Cirasa*

I mercati attuali non sono in grado di catturare il valore delle risorse agricole, la perdita di biodiversità risiede nella grande disparità fra costi privati e vantaggi sociali legati allo sfruttamento dei territori. . Infatti, a livello privato risulta generalmente più profittevole distruggere le specie autoctone e utilizzare i terreni per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame. Questo accade perché i mercati non sono in grado di considerare le esternalità negative connesse alla perdita di biodiversità legata profondamente al territorio. Gli animali da reddito selezionati in un territorio in quelle condizioni climatiche e con una determinata alimentazione, ad un tratto hanno finito di avere un valore e sono stati declassati e sostituiti dagli ibridi commerciali. l’allevatore ha perso la sovranità nell’allevamento e si riduce a semplice operaio di una multinazionale che sforna brevetti sugli ibridi da carne.

L’ecoturismo è un o esempio di mercato globale a favore di attività di conservazione delle risorse agricole. Un turista soggiorna e consuma le risorse del territorio, ormai è imprescindibile il legame tra cibo e territorio, il consumatore ha la possibilità di vedere e toccare la filiera alimentare e farne parte.

L’agricoltura convenzionale è ormai legata alle coltivazioni estensive e si occupa di produrre grosse quantità di cibo, e ha lasciato delle fette di mercato per il cibo “ alternativo” o di nicchia che mira ad essere cibo di alta qualità. Un pò come gli abiti firmati il mercato oggi si dirige verso il cibo firmato e la richiesta di materia prima di qualità si fa sempre più pressante in questo senso si va alla ricerca delle razze autoctone e delle varietà autoctone selezionate per millenni a vivere nel proprio territorio senza l’utilizzo di aiutini della chimica.

Quali le problematiche?

In primis gli speculatori che pur di vendere il loro prodotto mettono sul mercato ibridi spacciandoli per razze autoctone , animali che avranno poi problemi di adattamento territoriale e diversi problemi sanitari e mettendo nel mercato prodotti di scarsa qualità. Manca un garante e cioè chi garantisca effettivamente la purezza delle razze e delle varietà e un marchio di provenienza della filiera.

Avere registri di razza, cataloghi per le specie vegetali e controlli sulla filiera da garanzia certa di qualità, e costituisce una valida alternativa sia alla grande distribuzione alimentare che non può di certo garantire un alto standard qualitativo.

Ma allora perchè gli agricoltori si ostinano a coltivare con i sistemi estensivi? perchè la maggioranza di essi è legata alle Pac e ai PSR e deve garantire un tipo di produzione e molte volte è costretto a usare sementi imposte dai progetti di sviluppo.

  • *Giovanni Cirasa è agricoltore e allevatore in Sicilia presidente dell’Associazione di Tutela delle Razze Siciliane