Un Piano per rendere esigibile il diritto ad un cibo buono, sano e accessibile per tutti

Editoriale del 6.7.21 del prof. Paolo Guarnaccia


L’art. 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani riconosce ad ogni individuo il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua famiglia “con particolare riguardo l’alimentazione, al vestiario, all’abitazione”. L’alimentazione si inserisce, senza possibilità di equivoci, tra i presupposti ineludibili della vita di ogni persona, costituendo la condizione base di un diritto che, complessivamente, viene indicato come buona salute, o meglio, come benessere dell’individuo; diritto che praticamente ogni nazione dichiara di voler assicurare ai propri cittadini. Nella nostra Costituzione il diritto alla salute è espressamente garantito dall’art. 32 che al primo comma dichiara che “la Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti”.
Al cibo sono legate tradizioni, sapori e saperi che fanno parte dell’identità e della stessa geografia di un popolo, assimilati dalla nascita, spesso inconsciamente, da quanti ne fanno parte, e che sono destinati a riconoscersi, rinnegando una cultura alimentare più attenta alla chimica che alla qualità.L’elemento di disturbo, quello che ha impedito uno sviluppo più regolare, è da individuare in una globalizzazione sbagliata che, proprio nel settore dell’alimentazione, ha prodotto una tragica babele alimentare che ha disorientato sia i supersazi che gli affamati e che trovaorigine, con buona probabilità, nell’intervento di una politica distorta che intende regolare su scala mondiale la disponibilità di cibo con le leggi del libero mercato, acuendo le dispendiose contraddizioni che caratterizzano il nostro tempo.

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