Se l’agricoltura e il diritto alla salute sono in crisi, la sovranità alimentare è la terapia giusta.

per la rubrica “la settimana delle parole”, il bilancio di Gianni Fabbris
sul dibattito “salute, sicurezza alimentare e cittadini”. 21.3.21

Possiamo senz’altro dire che la qualità del dibattito sviluppato attorno alle tre parole scelte per la settimana che si è chiusa con il Forum di venerdi sera 19 marzo su Iafue PerlaTerra, è stata all’altezza degli obiettivi che ci siamo dati: indagarne il senso, rinominarne i significati fuori e oltre la manipolazione della demagogia della “supremazia del mercato”, offrire contenuti al progetto dell’agricoltura del futuro .

Salute, sicurezza alimentare e cittadini: una relazione che abbiamo provato a declinare oltre l’ovvio e lo scontato per indagare nel profondo di quello che sta realmente accadendo oggi e, ancora una volta, provando a scegliere il lato giusto del campo in cui si gioca la partita dei diritti. Fuori, dunque, dalla “fuffa dell’ovvio” cliché del binomio “agricoltura/salute” per osservare la realtà della relazione fra “la crisi dell’agricoltura e dei contadini” e le crisi del “diritto alla salute ed alla sicurezza alimentare”.

Tutti gli interventi che si sono succeduti, di grande valore scientifico e tecnico, sono stati chiari: con il modello del cibo come prodotto della speculazione sul mercato, sradicato dalla responsabilità degli agricoltori e della relazione con i territori, la salute dei cittadini è a rischio esattamente come il loro diritto ad accedere ad una alimentazione nutriente, sana e dignitosa.

Le parole del prof. Alberto Ritieni (docente della Federico II), del prof. Ruggero Francavilla (pediatra dell’Università di Bari), della Dott.ssa Patrizia Gentilini (oncologa-ematologa animatrice dell’ISDE – Medici per l’Ambiente) che hanno segnato tre importanti testimonianze, sembravano essere state concordate a tavolino per quanto sono state assonanti nell’indicare le gravissime responsabilità per la salute che ci viene da un cibo manipolato dalla speculazione industriale e da un uso irresponsabile di input dannosi. Fra tutte le evidenze (tante, troppe e inconfutabili) vale la pena di ricordare come ormai non vi sia una donna incinta che non trasmetta nel proprio feto sostanze dannose (metalli pesanti, plastiche, glifosato, ecc..).

Il monito degli esperti è chiaro: senza un cambiamento vero del modo come produciamo e distribuiamo gli alimenti, il diritto al cibo ed alla salute sono solo dichiarazioni di principio buone per coprire le campagne pubblicitarie per qualche miracoloso brand “green”, nuova frontiera della speculazione privata.
Altragricoltura, il Movimento degli agricoltori italiani che fonda la sua ragione sulle scelte agroecologiche e della Sovranità Alimentare, lo sostiene da tempo; “Il binomio fra salute e scelte di modello agricolo ce lo avete insegnato voi” ha sostenuto il prof. Francavilla alludendo all’impegno nella direzione della Riforma Agraria ed alla battaglia per uscire dalla crisi imposta dal modello del cibo agroindustriale del business.

Posizioni chiare quelle degli agricoltori italiani che hanno promosso l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare che si riconoscono in pieno nella posizione espressa dal CEVC (il Coordinamento Europeo di Via Campesina) con la sua “Call to action” pubblicata da Vociperlaterra e dal titolo inequivoco: “L’UE ha bisogno di un ambizioso piano di emergenza per la sicurezza alimentare

Eppure, osservavamo con l’editoriale del 16 marzo, le strategie (almeno sulla carta)ci sono e persino molti strumenti ma le lobbies (transnazionali o dei piccoli insidiosissimi interessi di bottega che siano) continuano a smontare con la loro azione la trama di un tessuto prodotto nel tempo dall’azione dei cittadini che spesso hanno pagato e pagano sulla propria pelle i prezzi di un cibo irresponsabile.

Così, nell’ultima trasmissione di approfondimento della settimana (quella della sera del 19 marzo) su Iafue PerlaTerra prende forma la drammaticità del racconto e la materialità dei problemi.

Irrompe con le parole di Roberto Ferlicca, presidente del Comitato vittime del vino al Metanolo, figlio di una donna rimasta ceca per aver bevuto del vino adulterato, che, esattamente 35 anni dopo, evoca il primo grande scandalo del cibo industriale che ha fatto irruzione nella coscienza dei cittadini italiani: 19 morti decine di intossicati in maniera irreversibile e nessun risarcimento nonostante le tante vuote promesse delle istituzioni e della politica.

Ermete Realacci (oggi presidente onorario di Legambiente che segui da parlamentare del tempo e negli anni la vicenda) intervenendo in trasmissione ci ha raccontato di come da quella vicenda la produzione di vino italiana ha saputo riqualificarsi, sottraendosi dall’approccio industriale delle grandi quantità, per diventare una delle eccellenze nel mondo. Ma la vita ce l’hanno persa cittadini indifesi di fronte all’arroganza di trasformatori senza scrupoli dopo che il Governo del tempo era riuscito a detassare i veleni che sono entrati nel processo di trasformazione per fare un favore agli industriali.

Altri “scandali” (che diventano tali solo quando assurgono alle cronache giudiziarie essendo stati prima puntualmente ignorati i problemi spesso denunciati a più riprese) si sono susseguiti: mucca pazza, polli alla diossina e gonfi di antibiotici, carne agli ormoni, glifosato e muffe nella pasta, ecc.. Tutti figli di un modello della speculazione finanziaria senza scrupoli e di una idea dell’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale.

Scandali, a volte, superati con la messa in campo di strumenti nuovi che vengono spesso contraddetti dalle azioni di legislatori sempre oscillanti fra la ignavia e la responsabilità colpevole.

Fino ad arrivare ai nostri giorni con le parole dell’Avv. Dario Dongo che, forte della sua lunga esperienza e di una grande competenza, ci ha ricordati gli interessi delle corporazioni a coprire le lobbies potenti della commercializzazione del cibo industriale con azioni di vera mistificazione e propaganda come si intravede ormai sempre più chiaramente nelle prese di posizione della Coldiretti a favore di accordi di cartello con il trust speculativo.

La storia si ripete, purtroppo, come sta accadendo in questi giorni con il Governo Draghi che il 21 febbraio scorso ha adottato un provvedimento per cui dal 26 di marzo saranno depenalizzati i reati di adulterazione degli alimenti e della loro commercializzazione (previsti dalla norma 283/1962) per essere puniti con semplici.

Una svista? Uno scivolone inconsapevole? Forse, visto che in queste ore il Governo sembra essere corso ai ripari dopo le molte denunce e prese di posizione (fra cui quelle dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare). Sta di fatto che il tema della sicurezza alimentare è ancora lontano dall’ essere affrontato come la condizione generale cui subordinare le scelte per un mercato sempre più sotto lo schiaffo della speculazione commerciale.

Aprendo la settimana delle parole con uno scritto che le proponeva ci eravamo chiesti se la Frase di Ippocrate (5 secoli prima di cristo): “Fai che il cibo sia la tua medicina”. Avesse ancora un senso. Dopo questa settimana di confronto possiamo dirci che per avere una buona medicina serve una buona agricoltura; altra da quella della crisi con gli agricoltori sottopagati, le campagne che si desertificano, i caporali che dilagano, l’ambiente che degrada.

Ippocrate non conosceva la globalizzazione neoliberista e non poteva immaginare; noi sappiamo. Per avere una buona medicina serve la buona agricoltura della Sovranità Alimentare