Non è una gran bella figura quella che sta facendo l’Italia, Paese in cui tutti denunciano che il nostro Made in Italy sarebbe in continuazione sotto attacco delle pratiche sleali esterne che colpiscono con la falsificazione il nostro patrimonio alimentare (vedi i cattivissimi pirati sofisticatori del parmesan), ma il cui parlamento si è ridotto in zona cesarini, e sotto minaccia di procedure di infrazione, ad accogliere le raccomandazioni europee per adottare provvedimenti contro le pratiche commerciali sleali.
Incomprensibile perché ci sia voluto tutto questo tempo (non vogliamo pensare che sia stata dura per la maggior parte dei Parlamentari votare norme che, almeno sulla carta, dovrebbero tutelare gli agricoltori italiani contro lo strapotere e le pratiche sleali della italica GDO) ma, alla fine, il Senato italiano ha, finalmente, dato il via libera al pacchetto di norme di recepimento di 38 direttive nonché l’adeguamento della normativa nazionale a 17 regolamenti comunitari sulle “pratiche commerciali sleali in agricoltura Ora le norme dovranno essere definitivamente recepite con un decreto legislativo dal governo entro il prossimo 30 aprile, in modo da poter procedere al “contrasto delle 16 azioni illecite fissate in Europa, molte delle quali si riscontrano ancora in tutte le transazioni all’interno della catena agroalimentare”.
Norme che, almeno cosi dichiarano, dovrebbero porre fine a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, ma anche alla vendita a prezzi inferiori del 15% ai costi medi di produzione fissati dall’Ismea, ai ritardi nei pagamenti per i prodotti deperibili (non sarà più possibile rifiutarsi di concedere un contratto scritto al fornitore insieme a molte altre prassi considerate inaccettabili).
“Saranno sostenute le buone pratiche commerciali e la trasparenza – spiega in una nota il Mipaaf – a cui venditori e acquirenti di prodotti agroalimentari dovranno attenersi prima, durante e dopo la relazione commerciale”, dichiara il Ministero.
L’Icqrf, Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari sarà l’Autorità nazionale deputata a vigilare sull’applicazione delle disposizioni che disciplinano le relazioni commerciali, sui divieti stabiliti dalla direttiva e sulle relative sanzioni. Saranno introdotti anche meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra le parti, valorizzando il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza attraverso la definizione di accordi quadro nazionali.
Tano Malannino, presidente di Altragricoltura aveva osservato nei giorni scorsi: “Si metta l’anima in pace la Coldiretti che tenta di speculare e mettere il cappello sulla norma: il provvedimento era da tempo richiesto da tanta parte delle associazioni di tutela degli agricoltori e dei cittadini consumatori e fra questi noi che abbiamo in questi anni più volte richiesto che si smettesse con le pratiche dilatorie e che il Parlamento italiano assumesse un atto di semplice civiltà, quello che riconosce la dignità degli agricoltori a vedere riconosciuta la redditività degli investimenti e che sancisca finalmente il principio per cui il cibo lo produce il lavoro e non i supermercati”
Tano Malannino, al termine del direttivo nazionale di Altragricoltura, è tornato sulla questione oggi rilasciando la seguente dichiarazione: “Bene il provvedimento del Senato, ora, però si renda effettiva l’applicazione e il Governo, che dovrà tradurre entro il 30 aprile gli orientamenti in atti normativi, assicuri l’effettiva applicazione dei principi. Impegniamo fin da ora il Soccorso Contadino (la struttura di tutela tecnico legale) a dispiegare una attività di supporto formativa e operativa per assicurare agli agricoltori che i principi richiamati siano realmente applicati scongiurando che il potere della GdO continui ad esercitare forme di ricatto commerciale magari applicando e mascherando ulteriori pratiche vessatorie capaci di aggirare le norme o di eluderle.”
Per Altragricoltura, questo è solo un primo parziale passo per provare e ricostruire condizioni di equità negli scambi commerciali dominati dalla speculazione finanziaria e dalla GdO. “IN questi ultimi tre decenni” ha sottolineato Gianni Fabbris presidente del Centro di Documentazione e Ricerca per la Sovranità Alimentare e la Nuova Riforma Agroecologica “è avvenuto un vero furto da parte della GdO sul lavoro degli agricoltori, dei pescatori, dei trasformatori artigianali e dei lavoratori. Fatto pari a cento il valore aggiunto che si determinava alla fine degli anni ’80 negli scambi dei prodotti agroalimentari, questo veniva distribuito (all’incirca) per un terzo ai produttori, un terzo alla logistica, trasformazione e servizi, un terzo alla commercializzazione; oggi oltre i due terzi del valore aggiunto finisce nelle mani della distribuzione, mentre tutti gli altri attori economici dispongono di meno di un terzo per remunerare i propri investimenti.”
“E’ da qui che dobbiamo ripartire” hanno sottolineato Pasquale Petrarulo e Raffaele Sardone, del Centro SAR (Sviluppo e Assistenza Rurale) di Altragricoltura “per affrontare una vera iniziativa che ridistribuisca i pesi economici e remuneri gli investimenti. Il Parlamento e il Governo vadano fino in fondo e mettano all’ordine del giorno una seria riforma delle filiere con l’obiettivo di garantire la redditività assicurando i prezzi minimi al campo e contrastando seriamente il dumping commerciale che è il vero problema ben al di là delle degenerazioni delle pratiche sleali”.
Restituire il reddito rubato dalla speculazione commerciale: questo uno degli obiettivi fondamentali posti a base della discussione in corso con cui Altragricoltura sta preparando la proposta per la Nuova Riforma Agraria ed Agroecologica che l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare sta ponendo a fondamento della Marcia 2021. Richieste al Parlamento e alla politica italiana e proposte su cui coinvolgere il più ampio fronte sociale.
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