Editoriale del 13.7.21 di Giovanni Damiani*
Intervengo su un aspetto fondamentale per la nostra società e per il periodo storico che stiamo vivendo. IL MONITORAGGIO QUANTITATIVO DEL CICLO DELL’ACQUA.
Chi di voi firmerebbe assegni, cambiali, mutui, senza sapere con una adeguata accuratezza quanto ha in banca e quanto saranno le sue risorse, rischiando il fallimento?
Eppure per l’acqua ci stiamo comportando così. Con il trasferimento alle regioni delle funzioni di misurare i quantitativi di acqua meteorica che arrivano nei nostri bacini fluviali, le portate dei fiumi, l’acqua che evapora (insomma il bilancio idrologico), in Italia si è prodotto il caos.
Misure iniziate nel 1918, divenute a copertura dell’intero territorio nazionale dal 1923 ad opera del disciolto Servizio Idrografico e Mareografico dello Stato (Genio Civile), oggi sono in buona parte interrotte. Alcune regioni hanno affidato il servizio alle ARPA ; altre ad Agenzie apposite; altre ancora hanno tenuto per sè la competenza e hanno ridotto al lumicino le misure, altre a privati.
I dati che storicamente erano pubblici e gratuiti (pubblicati in appositi bollettini), ora sono, ove esistono, a pagamento salato. Eppure parliamo di dati fondamentali per la redazione di piani, di progetti, per la valutazione dell’inquinamento in termini di massa, per la tutela del mare, per la protezione civile, per il deflusso ecologico affinchè l’eccesso di prelievi non porti alla morte del fiume….
Oggi disponiamo di tecnologie che consentono l’automazione degli strumenti di misura, la trasmissione in tempo reale minuto per minuto, l’elaborazione in automatico con semplici programmi per il computer, il web per l’accesso ai dati ma nel PNRR non c’è ombra del ripristino e potenziamento del sistema di misure quantitative che deve essere ricondotto allo Stato, per la sua strategicità e nell’ambito dei bacini idrografici e non dei confini amministrativi.
Carenza gravissima in assoluto, autentica “imbecillitas” in era di crisi climatica e di Piani di Adattamento alle sue conseguenze: alluvioni, inondazioni, frane, colate di fango. Eppure sarebbe stato un programma di transizione effettiva, sia digitale che ecologica. Quanto costa non intervenire?
*Giovanni Damiani è presidente di G.U.F.I. (il Gruppo Unitario Foreste Italiane)
Ottimo articolo