Il paesaggio (e non solo) come bene in comune.

editoriale del 11.06.2021 a cura dell’avv. Nicola Digennaro*

L’Editoriale di questa settimana prende spunto da alcuni accadimenti avvenuti nei giorni scorsi.
Il primo dei quali è la nascita (finalmente) di una coalizione ambientalista denominata, “Coalizione Art. 9 per
salvare il paesaggio”, composta da ben 21 associazioni (Altura, Amici della Terra, Associazione Ranuccio
Bianchi Bandinelli, Assotuscania, CNP, Comitato per la Bellezza, ENPA, Italia Nostra, LIPU, Wilderness
Italia, Movimento Azzurro, Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, Pro Natura, Rete della
Resistenza sui Crinali, Mountain Wilderness Italia, Forum Nazionale Salviamo Il Paesaggio, Gruppo
d’Intervento Giuridico, Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Respiro Verde Legalberi, No eolico selvaggio),
nata sulla spinta del messaggio lanciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha così
declamato “gli insulti al paesaggio e alla natura, il loro abbandono, oltre a rappresentare un affronto
all’intelligenza, sono un attacco alla nostra identità…”.
Il secondo è il Focus intitolato “NO ALL’EOLICO SELVAGGIO” andato in onda su questi canali, in cui varie
realtà ambientaliste hanno potuto far emergere le varie problematiche legate all’eolico selvaggio ma anche
all’agrifotovoltaico e che ha lanciato l’adesione, della Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare alla
Manifestazione – Presidio tenutasi ieri mattina dinanzi a Montecitorio organizzata dalla “Coalizione Art. 9 per
salvare il paesaggio” di cui detto.
Ma cos’è il paesaggio??
Secondo la Convezione Europea del Paesaggio, il termine “Paesaggio” «designa una determinata parte di
territorio, cosi come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani
e dalle loro interrelazioni» e tale Convenzione «si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi
naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia
i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiane sia i paesaggi
degradati.»
Mentre, secondo l’art. 131 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, quest’ultimo, è da intendersi «il
territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro
interrelazioni.» non solo ma, continua, l’articolo, nei successivi commi, dispone che «Il presente Codice tutela
il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile
dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali» (2° co.), «La tutela del paesaggio, ai fini del
presente Codice, è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso
esprime» (4° co.), «La valorizzazione del paesaggio concorre a promuovere lo sviluppo della cultura. A tale
fine le amministrazioni pubbliche promuovono e sostengono, per quanto di rispettiva competenza, apposite
attività di conoscenza, informazione e formazione, riqualificazione e fruizione del paesaggio nonché, ove
possibile, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati. La valorizzazione è attuata nel
rispetto delle esigenze della tutela» (5° co.).
Quindi, dalla descrizione normativa emergono con forza il senso di identità, le varie tipologie di paesaggio,
urbano, rurale, naturale, quello legato alla vita quotidiana e persino quello degradato. Emerge con forza il suo
valore culturale e di fruizione del paesaggio stesso e quindi della tutela che è necessaria e viene prima della
valorizzazione.
Ma tutto questo urta con la volontà politica di assecondare la voracità di impiantare pale eoliche e/o impianti
fotovoltaici in modo dissennato, con denari pubblici, e senza tener conto delle popolazioni, delle tradizioni
locali e del valore estetico del paesaggio, che è anche VALORE DI ESISTENZA e di DIRITTO DI VIVERE.
È vero che per la nostra Costituzione, all’art. 41, «L’iniziativa economica privata è libera.» ma è anche vero che
per lo stesso articolo, essa, «Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».
Quindi, si può senz’altro affermare che l’installazione di questi impianti non solo è inopportuna ma soprattutto
è illegittima, sia perché NON vi è ALCUNA UTILITA’ SOCIALE né con l’eolico né con l’agrifotovoltaico
poiché essi non sono coerenti e non si integrano con il PAESAGGIO e con i VALORI CULTURALI, e sia
perché RECANO DANNO alla SICUREZZA, ALLA LIBERTA’ E ALLA DIGNITA’ UMANA.
Sicurezza, oggi declinabile in vario modo: sul lavoro, ma anche ambientale, alimentare, pubblica, ecc.; la
libertà, da intendersi nelle sue diverse forme: personale, religiosa, sindacale, contrattuale, ecc.; dignità umana
da intendersi come rispetto, valore paritario in tutti i rapporti riferibili ai cittadini.
Il concetto di dignità deve essere letto non soltanto in chiave di eguaglianza formale, ma anche in chiave di
eguaglianza sostanziale, nel senso che l’affermazione in ambito sociale della dignità umana implica che i
pubblici poteri si adoperino per garantire il pieno rispetto e il pieno sviluppo della persona, proprio in quanto
portatrice di dignità.
Pertanto possiamo affermare che il PAESAGGIO è BENE COMUNE TRA I BENI COMUNI ED E’ BENE IN
COMUNE, questo naturalmente non vale solo per il paesaggio, ma può essere trasposto per quanto riguarda il
CLIMA, per l’ACQUA, per l’ARIA, per il CIBO, per i FIUMI, per i BOSCHI e le FORESTE, per i
GHIACCIAI, per il PATRIMONIO CULTURALE, per i SEMI, per i TERRENI AGRICOLI, per la
TRANSUMANZA, ecc.
Il PAESAGGIO, inteso come «COME VOLTO UMANO DELLA NATURA», come disse Renato Bazzoni, nel
1968, può essere LUOGO DI CITTADINANZA, in cui il POPOLO SOVRANO SI RIAPPROPIA
DELL’IDENTITA’ E DEL VIVERE IL PROPRIO TERRITORIO.
Luogo sul quale costruire alleanze tra le rivendicazioni ambientaliste e quelle che vivono il territorio
extraurbano, quindi collinare, montuoso, agricolo ovvero i cittadini dei borghi, gli agricoltori, i pastori, i
pescatori. Cittadini che spesso vengono considerati, come si suol dire, di “serie B”.
Poiché è evidente che l’onnipotenza del mercato che sottomette lo Stato e, addirittura, le sue norme
costituzionali e che infrange l’identità delle comunità dei cittadini ha bisogno di un contraltare forte, sinergico,
coeso e determinato.
E QUESTO CONTROALTARE è IL POPOLO CHE SI FA DIFENSORE DELLA DEMOCRAZIA.
Concludo con le parole di uno dei più importanti intellettuali ed attivisti visionari italiani del 1900 e di cui cade
quest’anno il centenario della sua nascita, e cioè ANTONIO CEDERNA, le sue sono parole del 1967, e sono
quanto mai attuali:
«LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA E IL RISPETTO DELLE SUE LEGGI NON E’ UTOPIA DI
POCHI ILLUSI, MA IL FONDAMENTO STESSO DEL PROGRESSO, LA CONDIZIONE
INDISPENSABILE PER UN ORDINATO E CIVILE ASSETTO DEL TERRITORIO»


*Avvocato dei Diritti Umani e per la Natura, Alleanza per la Sovranità Alimentare.