La politica regala il biologico italiano alla Coldiretti. Appello di Altragricoltura alla società civile

“Solo in Italia poteva accadere che in una delle poche iniziative parlamentari della legislatura, il Parlamento consegnasse letteralmente un intero settore del nostro patrimonio agroalimentare ad una sola organizzazione e solo in Italia può accadere che questa Organizzazione coincida nei fatti con un Organizzazione Professionale” questo il commento con cui Gianni Fabbris (presidente onorario di Altragricoltura e portavoce dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare) ha commentato il voto quasi unanime con cui il Senato ha adottato il provvedimento tanto atteso sul biologico.

La norma approvata crea le condizioni per consegnare in regime di monopolio a quel soggetto (Associazione di Categoria) che abbia almeno il 30% degli iscritti del settore. Come non leggere il regalo della politica alla Coldiretti a scapito di tutti gli altri attori? Qui si pone un grande problema di democrazia, trasparenza e garanzie di pluralismo che non solo non sono garantite ma, al contrario, sono negate a favore di una idea per cui il sindacato smette di essere il luogo della rappresentanza per convertirsi direttamente in lobby di gestione finanziaria e commerciale. E, per farlo, nemmeno sente il pudore di doversi confrontare liberamente sul mercato con altri soggetti, quanto, piuttosto, gode delle protezioni politiche che ne garantiscano la “concessione in esclusiva”.

Perché? Perché nel parlamento la maggior parte dei parlamentari (pur avvertiti) non sente il dovere di interrogarsi e prendere le distanze da queste pratiche operando per garantire piuttosto il pluralismo e la diversità delle posizioni?
Non viene loro il sospetto che vi sia una grande contraddizione fra le ragioni fondanti del biologico che poggiano proprio sulla coltivazione e la tutela della biodiversità e della diversificazione e le pratiche politiche che tendono a ridurre “ad uno” l’interlocutore? Perché? Per sottovalutazione, ignoranza o calcolo? Il risultato non cambia e il risultato produce un grande rischio per il settore sempre più esposto alla speculazione (oltre quella commerciale e finanziaria ora anche politica) ma, anche, per i cittadini e il Paese che vedono erosi il diritto alla trasparenza ed alla libertà dai lacci e lacciuoli che, al contrario, si vanno sempre più stringendo attorno alla vita di chi la terra la lavora.

Sul biologico, nei prossimi anni, arriveranno enormi capitali pubblici e grandi interessi si stanno addensando su un mondo chiamato che ha di fronte a se il rischio vero di vedere calare la cappa di piombo degli interessi lobbisti e dell’agroindustria speculativa. Eppure grandi sono le opportunità che proprio dal biologico potrebbero venire nel passaggio ad un percorso agroecologico pieno e maturo fondato sulla responsabilità, la libertà e la consapevolezza per superare la crisi delle nostre aree rurali.

Il biologico italiano ha bisogno non della cappa di piombo e della camicia di forza delle Organizzazioni professionali ma di mettere in campo la sua vocazione agroecologica sconfiggendo le derive industrialiste e dell’aggressione finanziaria che cercano di mettere le mani sull’ennesimo business utile. E’ interesse di tutta l’agricoltura nazionale (anche quella non bio) e dell’intera società che il biologico italiano sviluppi tutto il potenziale di diversificazione, pluralismo nelle scelte produttive che attengono direttamente alla responsabilità dei produttori ed alla loro capacità di rinsaldare e rafforzare reti e alleanza con i cittadini fruitori a partire di una via Agroecologica trasparente al bio.

Serve, cioè, che il Bio italiano imbocchi con decisione la via alla Sovranità Alimentare e ne guidi il processo capace di coinvolgere tutto l’egroalimentare del Paese. Cosa che le organizzazioni professionali storiche (CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) non solo non potranno favorire ma, certamente per noi, ostacoleranno.

Perché la norma prevista dal DL 988 dia gli effetti (importanti e che sosterremo fino in fondo per gli obiettivi che si ripropone più volte chiesti dal mondo del BIO) occorre porre con chiarezza e senza equivoci un obiettivo: GIÙ LE MANI DAL BIOLOGICO CHE VA RESTITUITO AGLI AGRICOLTORI, ALLA LORO RESPONSABILITÀ ED ALLA LORO CAPACITÀ DI ALLEARSI CON LA SOCIETÀ E NON CERTO CON CONGREGHE DEL PASSATO.

Tano Malannino, presidente di Altragricoltura, al termine del direttivo nazionale tenuto ieri sera, ha riunito la Presidenza che, analizzata la situazione, ha deciso di proporre un incontro nazionale con le diverse realtà del settore per sabato prossimo. “In nome del documento prodotto da Altragricoltura e LIberiAgricoltori ormai tre anni fa dal titolo “AltragricolturaBio, una via agroecologica per uscire dalla crisi”, chiederemo a tutti i protagonisti e gli attori del settore se non ritengono che sia il caso sul punto della democrazia di produrre una denuncia forte che investa la società civile della consapevolezza necessaria a chiedere al Parlamento nel suo ulteriore passaggio alla Camera di modificare il provvedimento per scongiurare una deriva insopportabile per tutti quelli che il biologico lo interpretano a partire dai principi della libertà e della democrazia”