Contestazioni ambientali: la politica ridotta a partigiana del capitalismo.

editoriale del 13.05.2021 a cura di Nicola Digennaro*

Il titolo dell’Editoriale di oggi riprende un passaggio di uno scritto di Karl Marx del 1842, che trattando
dell’abolizione, da parte della Dieta renana, del diritto consuetudinario dei contadini meno abbienti, di
raccogliere la legna dei boschi così da parteggiare per i proprietari dei boschi, così si espresse:
«Quando lo Stato, anche in un solo punto, si abbassa tanto da agire, anziché nel modo che gli è
proprio,…[quindi nell’interesse generale e per la dignità dei cittadini]…nel modo della proprietà privata,
ne segue immediatamente che nella forma dei propri mezzi esso deve adattarsi ai limiti della proprietà
privata. L’interesse privato è abbastanza furbo da potenziare questa conseguenza fino al punto di porsi
esso, nella sua forma più ristretta e meschina, a limite e regola dell’azione statale; dal che segue
viceversa…l’avvilimento completo dello Stato…
»
Purtroppo, casi di “avvilimento completo dello Stato” sono presenti in diverse parti dell’Italia e nel
Mondo.
Volendo soffermarci rapidamente solo su alcune di quelle italiane e solo su quelle con una “connotazione
ambientale”, vediamo che possiamo constatare l’“avvilimento completo” nella questione della TAV, dove
da trent’anni, il movimento popolare dei NO TAV contesta l’opera perché ritenuta inutile, inadeguata a
tutelare i beni comuni, dal costo indecente, bocciata, tra l’altro, l’anno scorso dalla Corte dei Conti UE e
dall’impatto ambientale negativo notevolissimo.
Lo possiamo constatare nella questione dell’avvelenamento da PFAS di gran parte della regione Veneto,
delle acque superficiali, delle acque di falda e degli acquedotti pubblici che plausibilmente si è protratto
nel tempo, almeno per quarant’anni e che ha causato uno dei più grandi inquinamenti e disastri ambientali
d’Europa e gravi danni alla salute, alle comunità locali.
Su questa vicenda, il 1° di luglio, inizierà il processo penale dinanzi al Tribunale di Vicenza, che vede 15
imputanti, 10 dirigenti stranieri tra Giappone e Lussemburgo della Società MITENI ICIG (il cui nome
sarebbe la combinazione tra Mitsubishi ed Enichem più l’ultima arrivato, il gruppo industriale
lussemburghese ICIG) e 5 amministratori italiani.
A parer di chi scrive ci potrebbero essere anche possibilità di ricorrere alla CEDU, soprattutto per le
responsabilità delle amministrazioni e di chi non ha controllato ed era tenuto a farlo.
“Avvilimento completo dello Stato” lo ritroviamo in Lucania, nell’ambito del business del PETROLIO,
che oltre a devastare il territorio, una delle compagnie petrolifere presenti, l’ENI, ha realizzato, secondo
sentenza di primo grado, traffico illecito di rifiuti col fine di risparmiare ed accumulare altro capitale.
Per non parlare delle varie TERRE DEI FUOCHI sparse su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud.
Ancora, proseguendo, altro “avvilimento completo” dello Stato lo possiamo constatare in Puglia.
Il primo, amaramente più noto, è nella grande tragedia dell’ILVA, a tutti ormai nota, oppure nella vicenda
del gasdotto TAP che ha visto la contestazione del movimento popolare NO TAP sia perché ritenuto
costoso ed inutile, sia perché negativamente impattante sull’habitat marino e sulla salute umana e sia
perché il gas proviene dall’Arzerbaijan, non certo un ferreo difensore dei diritti umani. E questo ci
dovrebbe far riflettere anche su con chi lo Stato fa accordi commerciali, visto che nella cordata per la
realizzazione del gasdotto è presente la SNAM, società controllata da Cassa Depositi e Prestiti Reti.
Legata a quest’ultima vicenda, per via degli espianti di ulivi secolari è la questione riguardante la
XYLELLA. Addirittura in quest’ultima vicenda in cui si intrecciano molteplici interessi “oscuri”, oltre a
devastare il paesaggio con l’abbattimento di ULIVI, anche secolari, la Regione Puglia impone l’uso di
pesticidi per contrastare il fenomeno, appunto della Xylella, che è bene ricordare è presente in tante altre
parti d’Italia e d’Europa.
PESTICIDI che procurano danni, al suolo, impoverendolo, all’acqua, all’aria, all’uomo, agli animali, agli
insetti, ecc.
Questi ultimi, gli insetti, poco considerati, ma che sono più importanti di quanto siamo abituati a pensare
nella nostra filosofia antropocentrica, bisogna tener presente che rappresentano più della metà della fauna
selvatica della terra e hanno ruoli insostituibili nell’ecosistema. Sono, infatti, gli insetti che impollinano,
riciclano sostanze organiche, compartecipano quindi alla formazione del suolo e al mantenimento della
sua fertilità, aspetti fondamentali per la crescita delle colture e delle piante selvatiche, regolano la
presenza di parassiti e sono fonte di cibo per altri animali.
Dunque, da questa brevissima e certamente non esaustiva panoramica sulle varie contestazioni ambientali
emergono diversi elementi in comune.
Il primo è senz’altro l’USO (ABUSO) DI RISORSE PUBBLICHE PER ALIMENTARE RENDITE DI
POSIZIONE molte volte anche di aziende di Stato (vedasi ENI) che paradossalmente non pagano
nemmeno le tasse al loro stesso Governo, ma le pagano in altri Stati (paradisi fiscali) europei.
Il secondo è L’ACCANIMENTO GIUDIZIARIO CONTRO I MANIFESTANTI e/o, addirittura, la
CRIMINALIZZAZIONE di ogni forma di DISSENSO, anche se attuato in modo pacifico e ben
argomentato, soprattutto quando è lo Stato, direttamente o indirettamente interessato in operazioni
puramente capitaliste fine a se stesse.
Il terzo è aver DETURPATO IL TERRITORIO e il PAESAGGIO ed affermato la MORTE
DELL’AGRICOLTURA DI QUALITA’, poiché è lampante che se inquini l’acqua e/o il terreno inquini
anche il cibo che produci in quei territori.
Il quarto è considerare LE RISORSE della NATURA come qualcosa da SFRUTTARE SUBITO E AL
MASSIMO.
Il quinto è NON CONSIDERARE CHE NESSUN CRIMINE AMBIENTALE è ABBASTANZA
LONTANO DA NON INTERESSARCI E/O DA NON COMPROMETTERE un’altra parte del territorio
o, addirittura del pianeta. Basti pensare che, ad es. l’inquinamento da gas serra di una nazione altamente
industriale come la nostra è causa, come dire, in quota parte, del cambiamento climatico generale globale
che si ripercuote sulle nazioni più povere ed incolpevoli.
Il sesto è NON CONSIDERARE L’ELEMENTO CULTURALE, di APPARTENENZA CULTURALE e
di ISPIRAZIONE CULTURALE del paesaggio, del territorio, del cibo che da questo viene prodotto, che
è STRATIFICAZIONE DI EPOCHE STORICHE E DI GENERAZIONI DIVERSE.
Tutto questo deve essere tutelato non solo per noi, ma anche per le GENERAZIONI FUTURE, che,
attenzione, non sono solo quelle che verranno, ma anche quelle che vivono oggi, per il semplice fatto che
le generazioni tra di esse convivono, tant’è che, per così dire, accanto al nonno troviamo il nipote o
accanto alla madre, il neonato che avrà contezza del mondo in modo tangibile tra minimo cinque-sei anni.
Ed è su questa base di solidarietà inter-generazionale e intra-generazionale in difesa dei BENI COMUNI
(quali il clima, l’acqua, la terra, l’aria, gli ulivi secolari, la cultura, ecc.) e dei DIRITTI UMANI
FONDAMENTALI (come salute, dignità, lavoro, equità, eguaglianza, diritto di manifestare, ecc.), che
bisogna COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE AL PROFITTO a tutti i costi, quindi per un VIVERE INSIEME
ALTERNATIVO.
È tempo di ricordarsi che la SOVRANITA’ è DEI CITTADINI e che tutti noi possiamo promuovere e
rivendicare la funzione di denuncia e di stimolo che serve al buon vivere comune.
Che tutti NOI, dobbiamo essere alleati e sostenitori di chi VUOLE CONSERVARE E MIGLIORARE IL
MONDO IN CUI NOI TUTTI VIVIAMO e questi sono senz’altro sia coloro che operano in attività ecocompatibili, sia coloro che praticano metodi di agroecologia, e sia coloro che le difendono e le
diffondono.
Che BENI COMUNI e DIRITTI UMANI FONDAMENTALI costituiscano la spina dorsale di una
cultura di cittadinanza attiva e reattiva che bisogna difendere, recuperare e portare avanti con caparbietà e
tenacia.


*Avvocato Per i Diritti Umani e della Natura, Alleanza per la Sovranità Alimentare.