Il grano ha bisogno di politiche e scelte nuove.

Editoriale di Angelo Candita* del 26 gennaio 2021

Il settore cerealicolo nel nostro Paese è condizionato ormai da anni da una organizzazione tutta assestante, e se vogliamo gli indirizzi delle scelte sono state dettate quasi esclusivamente, dalla politica agricola comunitaria. Facendo una analisi di quello che sono le recenti dinamiche di mercato, si è registrato una crescente instabilità dei prezzi delle commodity agricole, queste dinamiche imposte dalla PAC stanno profondamente mutando la struttura organizzativa della filiera cerealicola, incidendo in modo prevalente sulla gestione e sulla operatività delle imprese agricole produttrici.

In tutto questo processo le filiere cerealicole, e quindi anche e soprattutto la filiera del grano duro, è stata influenzate nella formazione del prezzo da fattori che possiamo considerare esterni, ma a volte intrinseche alla organizzazione della produzione, vedi per esempio l’andamento climatico, od anche la variabilità del prezzo del petrolio, oppure l’incidenza del costo del denaro, e per non ripeterci la politica, la mancanza di programmazione delle importazioni e della scelta dei prodotti all’estero in funzione del prezzo, etc.

Sono questi, si fattori esterni nella formazione del prezzo, ma che non hanno effetti non trascurabili anche sulla materia prima nazionale, tradizionalmente di buona qualità, anche se quantitativamente inferiore al fabbisogno espresso dall’industria molitoria e di trasformazione.

La nostra inferiorità in termini produttivi che non riescono a coprire il fabbisogno nazionale interno, è sicuramente dato, per la mancata realizzazione di un piano cerealicolo, per quanto ci riguarda in questo contesto, del grano, poiché ci troviamo da una parte, con una miriade di piccoli produttori locali e dall’altra con figure di commercianti/mediatori e grossisti di vario tipo. Come si interfacciano e si relazionano i due, venditori e acquirenti, in molti casi sono tutt’altro che lineari e il modo in cui esse si sviluppano si riflette necessariamente tanto sulla stessa formazione del prezzo e sulla qualità del prodotto. Inoltre, si sottolinea che, nella gran parte dei casi, le relazioni lungo la filiera del grano duro non sono regolate da contratti, ma avvengano sul mercato del giorno, ovvero davanti ad una tazzina di caffe.

Nella realtà la filiera del grano duro in Italia è generata prevalentemente dall’industria di trasformazione e solo in questi casi emergono interessanti esperienze di attività contrattuale. In queste attività contrattuali sono coinvolte in modo dirette le forme aggregate della produzione, le cooperative o le OP e solo quindi in alcuni territori se ne riscontrano i dati e solo in limitate e significative realtà produttive. L’industria di trasformazione ha interesse a sottoscrivere contratti di coltivazione per assicurarsi un bacino di approvvigionamento di grano duro alle varietà e caratteristiche qualitative richieste. Pertanto assistiamo a tipologie di contratti da parte dell’industria poiché ha interessi prevalentemente nella componente specifica di pasta di “qualità” (100% italiana, realizzata con grani selezionati e con riferimento a uno specifico territorio che può garantire la certificazione di origine della materia prima).

Tutto questo non poteva essere ancora lasciato in questo stato e bene abbiamo fatto le organizzazioni professionali agricole a chiedere alla politica di far sedere ad un unico tavolo i produttori, identificati come venditori, e dall’altra parte gli acquirenti, dove si identifica l’industria di trasformazione.

Finalmente si è realizzata la CUN oggi ancora in fase sperimentale con la partecipazione del MIPAF – ISMEA – e BMT

E’ il primo passo, occorre lavorare tanto, e se le organizzazioni che siedono in questo strumento saranno capaci di guardare agli interessi del mondo produttivo, forse riusciremo a modificare la strategia d’investimento dell’industria ad essere la titolare delle scelte produttive delle imprese agricole.

Dobbiamo trovare la sintesi a che nel valore del 100% italiano, trovi remunerazione anche chi produce e non solo chi trasforma. Tutto questo anche nell’interesse del consumatore finale.

Con questi obiettivi parteciperò al Seminario di costituzione della Rete in Difesa del Grano intervenendo nel Workshop sulle “Isituzioni, le regole e le politiche”.

Proporrò, ancora una volta, un percorso verso la Riforma del comparto di cui la LiberiAgricoltori si sta facendo interprete e cercherò di capire se e come in alleanza con altre realtà e forze sociali potremo fare avanzare gli interessi generali degli agricoltori e di tutti i cittadini.


*Angelo Candita è componente della Presidenza Nazionale della Confederazione LiberiAgricoltori e partecipa al tavolo ministeriale di filiera su grano duro, pane e pasta