BUÒ. A Bari una rete per ricostruire i legami tra città e campagna

Un nuovo appuntamento per la Settimana delle Buone Pratiche, un viaggio tra virtuose esperienze contadine (e non solo) che operano nel nome della sostenibilità, del biologico e di un rapporto di consapevolezza tra fruitori e produttori.

Nella puntata di ieri sera, ai microfoni di Radio Iafue, Gaetano Paparella, presidente e cofondatore di CIBI (Consorzio Italiano per il Biologico) ha raccontato, da Bari, la storia e le attività della Rete Utile Buono e Bio. Tra le più recenti e importanti, l’apertura di un Bistrot Biologico, BUO’.

“Cibò” è una rete di imprese e cooperative sociali, le quali hanno ereditato l’esperienza maturata in anni di militanza in un gruppo d’acquisto equo-solidale, operante principalmente nella città di Bari, che a un certo punto ha deciso di mettere a frutto le conoscenze degli agronomi e dei contadini presenti nel gruppo, andando così a costituire una viva sinergia tra ambiente cittadino e campagna.

Una storia, questa, che nasce però da lontano, con l’interesse della Germania, e di altri paesi del Nord Europa, a sollecitare l’impulso all’applicazione del metodo biologico nei campi pugliesi. Paesi che avevano già un mercato attivo, ricco e sviluppato nel biologico, ma che avevano bisogno di approvvigionarsi di tutte le referenze che la loro terra non dava. Un mercato nato con l’esportazione, dunque, ma che ha permesso a molte aziende di entrare in contatto tra loro e di mettere in campo una scommessa: creare una strada di mercato interno, valorizzando il territorio regionale. «Così – racconta Gaetano Paparella – abbiamo avviato una prima esperienza di gruppo d’acquisto dove abbiamo invitato gli agricoltori vicini, soprattutto quelli più piccoli, che magari non riuscivano ad accedere ai canali della distribuzione estera, a far conoscere i loro prodotti».

Collateralmente all’esperienza del gruppo d’acquisto “Io Mangio Bio”, i cittadini, agronomi e contadini che ne facevano parte, hanno deciso così di aprire un punto pubblico di riferimento, il locale “Buo’”. Un salto di qualità nella valorizzazione dei prodotti del territorio.

«Mangiare un cibo vuol dire anche riuscire a percepire anche le sue più piccole e intime caratteristiche», ricorda Paparaella, e ciò vuol dire anche saperlo distinguere da un cibo prodotto senza seguire principi biologici e di ecosostenibilità. Per questo Gaetano Paparella ha condotto, fin dal lontano 1996, un percorso di formazione molto profondo nell’ambito del controllo qualità del cibo biologico. Un lavoro che si è praticamente inventato in un contesto dove perfino il biologico era ancora poco conosciuto.

In questo panorama, il già menzionato rapporto sinergico tra città e campagna, diventa cruciale e, soprattutto, caratterizzante di un’attività che si è sinceramente legittimata all’interno del territorio: «tra questi due mondi c’è bisogno di un travaso, di un canale di scambio, di conoscenze, di sapienza, di culture che va alimentato con grande forza. Io vivo a Bari, una città che volge le spalle alla campagna e guarda il mare, nonostante la ricchezza di questa terra venga proprio dalle nostre campagne. Costruire e tenere vivo questo legame, però, non è per niente facile. Il discorso della certificazione, per esempio, ha proprio a che fare direttamente con un rapporto di fiducia, di conoscenze e di amore. Questo pone la necessità di fare un lavoro molto più capillare e diffusivo, per superare anche quelle zone grigie, dove la certificazione biologica a volte è applicata senza alcun senso».

Ed ecco che allora il rapporto diretto con i produttori e i consumatori, proprio per stimolare questo legame con il territorio diventa cruciale: sono 99 le aziende e le persone da cui Buo’ prende materie prime e prodotti agricoli. Aziende che non senza difficoltà riescono a garantire i loro prodotti, in un contesto sociale in cui il consumatore vuole “tutto e subito”. Allora, per questo motivo, diventa cruciale la sensibilizzazione e l’informazione del cliente, riguardo il prodotto finale che gli è stato offerto nel piatto; riguardo la scoperta dei tempi del cibo che sta mangiando; riguardo, quindi, il rispetto della stagionalità. Ma il lavoro di divulgazione capillare, strutturata sulla sincera e volenterosa pratica, che Gaetano Paparella sta portando avanti con il Consorzio, dimostra come l’agricoltura biologica può riconquistare degli spazi nel contesto urbano e riavvicinare le persone allo stupore della scoperta del buon cibo.

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Cercando le buone pratiche

Venerdì 29 gennaio 2021

Il 28 gennaio 2021 alle ore 19, per lo Speciale Buone Pratiche, Gaetano Paparella ha raccontato su Iafue PerlaTerra le attività di CIBO’, la Rete Utile Buono e Bio

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