Il ministro che ci serve? Che non sia al servizio della Coldiretti e dell’agrobusiness

editoriale del 28.1.21 di Fabio Sebastiani*

Tempo un paio di giorni e il Conte ter sarà bell’e pronto. La formula sarà quella della “Salvezza nazionale”. Il balletto lezioso e deludente che la politica ci ha offerto a questo giro lascia ancora una volta il popolo italiano indifferente e anche un po’ vergognoso al confronto con l’Europa.

“Siamo i soliti” dice il tam tam dell’opinione pubblica. Personaggi di quarta scelta si agitano tra palazzo Chigi, Montecitorio e il Quirinale privi di ideali, e ci sta. Privi di progetti e visioni. E non va bene. Anche perché i soldi che stanno arrivando decideranno della vita di ognuno di noi. E proprio quando si trattava di volare alto sembra che ce la stiano mettendo tutta per sprofondare.

Alla fine l’istinto per il fruscio delle banconote ha fatto la differenza. Non hanno resistito. Potevano far finta di battersi per nobili questioni? Di solito questo accade quando il mestiere lo si sa fare. Evidentemente nemmeno questo. La chiave per leggere tutto questo, ahimè, ancora una volta è la tecnocrazia e i poteri forti finanziari che usano la scena politica nel segno strategico del loro interesse.

Al di là delle congetture, non si può ignorare che il Governo italiano si trova ad agire in una fase molto particolare. Per la prima volta nella storia del nostro Paese si hanno realmente i mezzi per provare ad uscire dal pantano. Per la prima volta, però, il popolo italiano sembra essere assente dalla scena pubblica. In altre fase era dalla piazza che partiva la rivendicazione che poi sarebbe in qualche modo sfociata in una nuova acquisizione, una conquista. E’ così che andava avanti il progresso delle classi inferiori. E’ così che un pezzo alla volta si costruì il welfare. Oggi verrà deciso tutto nelle segrete stanze.
La crisi di maggioranza e di governo provocata da Renzi ha portato almeno a una cosa buona. Ha tolto di mezzo, almeno per il momento, Teresa Bellanova, la cui politica all’Agricoltura aveva cominciato a prendere la stessa piega delle riforme di Modi in India, cioè un servaggio senza precedenti agli interessi delle multinazionali. Finalmente abbiamo capito che al Mipaaf Bellanova occupava un posto “per conto di”.

Il blitz sugli Ogm la dice lunga. E ci dice anche che le politiche agricole sono una chiave importante per declinare lo sviluppo economico in senso ambientale. Per lo meno in Europa è così. Qualcuno qui da noi se ne è accorto? Si continua a guardare all’agricoltura con lo schema della colonizzazione politica. A quando un ministero dell’agroecologia? Questo sarebbe un be colpo di reni verso la modernità, altro che Ogm.
Per fortuna le lotte dei contadini indiani ci stanno ricordando che o l’agricoltura torna alla sua essenza di attività al servizio degli uomini e non della speculazione e dell’arricchimento per pochi, e come chiave per combattere il climate change, oppure saremo costretti davvero a nutrirci di vermi e insetti.
L’Italia è ancora in tempo per evitare, passateci il termine, questa prospettiva, così come quella del cibo chimico. L’Italia grazie alla sua collocazione territoriale può ancora vincere la sfida della sovranità alimentare. Cosa serve?

Reddito alle aziende. Basta con la confusone fra agricoltura e agroalimentare che serve all’agroindustria e alla speculazione per drenare risorse e controllare le filiere. Prezzo minimo e politiche che restituiscono dignità al lavoro della terra e nel mare.

Autonomia delle istituzioni dalla politica delle lobbies. Riforma della rappresentanza sindacale. Rompere l’intreccio fra affari, gestione degli enti e ruolo dei sindacati agricoli con regole e poltiche trasparenti. Basta con l’uso delle risorse pubbliche (pac e non solo) che garantisce gli interessi privati speculativi.

Una politica dello sviluppo agricolo orientata all’agroecologia. Superare il modello del Made in Italy che non sia legato alla nostra produzione e far diventare l’Italia un grande laboratorio del cibo e dell’uso delle risorse agroecologici.

Aprire una nuova grande stagione di riforme dell’agricoltura e dell’agroalimentare fondandola sui diritti dei produttori, dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità assumendo obiettivi socialmente condivisi come quelli della Sovranità Alimentare, quella energetica o quelli contenuti nella dichiarazione dei diritti dei contadini e delle altre persone che vivono nelle aree rurali.

A questi obiettivi orientare l’efficientamento della macchina burocratica e dei servizi, riordinando gli Enti e gi strumenti di supporto, liberandoli dal controllo delle centrali sindacali e allentando la pressione sul sistema delle imprese e sui cittadini. Investire in una ricerca al servizo del modello agroecologico e socialmente condiviso favorendo approcci e metodi che sostengano le buone pratiche e l’incontro consapevole e responsabile fra i produttori e i cittadini. Infine, proprio nella prospettiva del ministero dell’agroecologia, va ricordato che, come sostengono gli esperti, in italia con 20 miliardi all’anno di fondi europei disponibili dalla politica agricola possiamo riconvertire ai sistemi biologici tutta la nostra agricoltura, ottenendo un risparmio potenziale del 30% sulla spesa sociale per patologie cronicodegernerative provocate dai pesticidi chimici sintetici… ovvero un risparmio di almeno 30 miliardi per lo stato ed altrettanti per i privati che in qualche modo cercano di curarsi dal cancro, parkinson, alzheimer, celiachie, linfomi, sterilità, patologie neonatali etc.
E’ chiaro il messaggio

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*Fabio Sebastiani, direttore di Iafue PerlaTerra