Continua ad allargarsi e a riempirsi di dettagli la mappatura (una vera inchiesta) che stiamo conducendo con la Settimana delle Buone Pratiche. Una mappatura di modelli agroecologici alternativi, condotti sotto il segno di una sinergia nutrita dalla responsabilità dei produttori e dalla consapevolezza dei cittadini.
Oggi raccontiamo l’esperienza dell’Associazione Punta Stilo direttamente attraverso la voce dei soci che la compongono, un variegato gruppo di produttori e fruitori del Basso Ionio Calabrese, ritrovati in cooperazione per promuovere la crescita delle produzioni artigianali e agricole tipiche del loro territorio, nel rispetto dell’accessibilità economica dei prodotti: Francesco Quaranta, Mario Squillacioti e Cosimo Murace.
Francesco Quaranta, responsabile controlli filiere agro-industriali biologiche e presidente dell’Associazione, così presenta uno dei capisaldi del cosiddetto “sistema Punta Stilo”: «il nostro obiettivo primario è quello di creare una modalità di produzione e fruizione trasparente, dove le aziende possono proporre i loro prodotti, offerti con un prezzo equilibrato, in modo da fornire garanzie sia ai fruitori, che ai produttori. Per noi è fondamentale il monitoraggio di tutta la filiera produttiva. Il consumatore in questo modo ha garanzie sia sulla qualità, che sul prezzo del prodotto stesso: evitiamo, insomma qualsiasi tipo di speculazione!».
L’ambizione dell’Associazione è quella di costruire una strada alternativa per il sistema agricolo calabrese, che in questi anni ha registrato una preoccupante tendenza a marginalizzare sempre di più le aziende agricole che operano sul biologico: «ormai la svalutazione del lavoro contadino sta producendo in Calabria un abbandono incessante delle terre; non abbiamo più ricambio generazionale e non ci sono più tutele. Soprattutto nel nostro territorio abbiamo una situazione di totale disfacimento delle aziende, che non riescono più a sfruttare il patrimonio agricolo e si isolano sempre di più».
L’Associazione Punta Stilo ha trovato, quindi, nella cooperazione orizzontale una risposta efficace a questa situazione. Al nono anno di attività dalla loro costituzione, i membri dell’Associazione sono riusciti a creare, nel nome dell’orizzontalità, dell’autonomia delle aziende e del corporativismo, una realtà in grado di offrire alle attività sfiduciate una nuova prospettiva di lavoro, facendo rete tra tutte quelle persone che credono in un’agricoltura di qualità e trasparente.
Un altro tema fondamentale agitato dall’Associazione è quello del controllo autonomo della qualità. Come sottolinea Francesco Quaranta: «ho riversato nell’Associazione i miei vent’anni di esperienza maturati nel controllo qualità sulle filiere biologiche. Abbiamo quindi creato degli standard di disciplinari attraverso i quali l’Associazione si pone da garante, perché i prodotti proposti dalle aziende associate devono passare al vaglio di questi standard. Questo è imprescindibile. Non proponiamo però un vero e proprio marchio di certificazione, ma degli standard abbastanza stringenti che riescono comunque a garantire un alto livello di qualità dei prodotti e a fidelizzare i fruitori».
Il rapporto con i fruitori, tuttavia, non è relegato soltanto al momento dell’acquisto, ma vive soprattutto delle frequenti visite che vengono organizzate all’interno dei luoghi dell’Associazione, dove «si può toccare con mano quanto abbiamo fatto in modo totalmente trasparente: una modalità che tutte le aziende che producono cibo dovrebbero adottare».
È dello stesso avviso Mario Squillacioti, cereagricoltore del grano Senatore Cappelli, custode di un’azienda storica del territorio del Basso Ionio, che nasce nei primissimi anni del Novecento e ha sempre mantenuto questa coltivazione, che si è sempre distinta per la sua qualità: «anche se negli ultimi anni abbiamo puntato molto sull’allargamento dei nostri terreni coltivabili, non abbiamo perso né la nostra identità biologica, né il contatto diretto con i nostri clienti, che è sempre vissuto secondo la filosofia “dalla terra alla tavola”».
Un’altra esperienza che anima con grande energia l’attività di Punta Stilo, è quella di Cosimo Murace, viticoltore e custode dei vitigni D.O.C. Bivongi e dei vitigni Guardavalle. Un “viticoltore eroico”, come viene presentato dallo stesso Francesco Quaranta, che sta facendo della viticoltura del Guardavalle una grande scommessa, sia dal punto di vista della qualità, essendo il Guardavalle un vitigno particolarmente incline alla spumantizzazione, che dal punto di vista della valorizzazione del territorio e del lavoro vinicolo: «stiamo cercando di stimolare una rete “enoturistica”, per permettere al fruitore di scoprire le modalità con cui portiamo avanti i nostri progetti e le caratteristiche dei nostri prodotti, è questa l’impronta che vogliamo dare al nostro lavoro».
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Cercando le buone pratiche
Mercoledì 27 gennaio 2021
Il 27 gennaio 2021 alle ore 19, per lo Speciale Buone Pratiche, Francesco Quaranta, Mario Squillacioti e Cosimo Murace hanno presentato su Iafue PerlaTerra l’esperienza dell’Associazione Punta Stilo
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