A oltre un anno dalla protesta, quello che si è mosso è grazie al lavoro dal basso

editoriale del 16.11.20 di Roberto Congia*
(vedilo nel Notiziario su Iafue)

A più di un anno della protesta del latte, la situazione non è cambiata e non è cambiata a causa della politica.
E’ vero che vi è stato un miglioramento del prezzo del latte alla stalla ma è dovuto alle condizioni di mercato e, in particolare, alla gestione delle cooperative. Due i fattori: da una parte è salito il prezzo del pecorino romano con un riflesso sul prezzo alla stalla che ha migliorato i margini di redditività delle aziende, dall’altra il latte aggregato è riuscito a spuntare un prezzo più alto intorno a un euro.
Dove invece è rimasto sotto l’euro per la speculazione degli industriali che continuano ad approfittare della situazione frammentaria dei pastori non aggregati, la condizione delle imprese continua ad avere contraccolpi pesanti.
Stiamo parlando di una forbice di 20-30 centesimi che non è poco. Da anni chiediamo politiche attive e strategie di mercato per favorire l’aggregazione del latte e una legge sul pastoralismo ma, soprattutto, chiediamo regole chiare e iniziative che regolino la circolazione del latte “Talquale”; la loro assenza ed un mercato fortemente speculativo, pronto ad approfittare delle tante debolezze dell’isolamento dei pastori non aggregati nella filiera continua a consegnare agli speculatori margini non giustificabili.
Noi puntiamo alla nascita dei “Gruppi latte” che si sono rivelati in passati strumenti efficaci per governare il processo tutelando i produttori, ma senza una regolamentazione non sarà possibile.
A livello ministeriale ci sono stati alcuni interventi, come i dieci milioni per la filiera ovicaprina e il bando per gli indigenti, ma di fatto in quella che è la formazione e i rapporti tra i singoli soggetti della filiera non è cambiato niente.
Il meccanismo della cooperazione ha dimostrato di saper dare risposte positive e di incentivare l’offerta del latte senza far cadere il prezzo ed è, questa, una indicazione chiara di come sia necessario e urgente avviare percorsi di aggregazione del prodotto governato dai produttori.
Un socio della cooperativa partecipa a perdite e utili, ma nel sistema industriale il rischio di impresa viene scaricato sul pastore.
Saranno, questi, alcuni dei temi che svilupperemo nel Forum di questa sera su Iafue PerlaTerra consapevoli che non basterà comunque l’organizzazione in rete dei produttori se non cambiano le scelte di fondo che consegnano il 40% del latte in mano agli industriali.
Se le istituzioni avessero accolto alcune delle richieste che il Movimento Pastori fa da dieci anni avremmo avuto un prezzo dignitoso.
La politica e le istituzioni, in realtà, non solo girano la testa dall’altra parte ma mettono sempre in mezzo l’Europa in un gioco che cerca di scaricare le responsabilità per non dover rispondere delle scelte gravi che, nei fatti, hanno consegnato un grande patrimonio nelle mani degli industriali. Non è così, e questo perché chi prende gli aiuti (in realtà) non trasforma il latte ma lo rivende in una operazione tipicamente da speculativa che determina gravissimi turbamenti nelle dinamiche dei prezzi e del rapporto domanda/offerta.
Il Covid, poi, sta influenzando la situazione e, piuttosto che spingere verso la riforma del comparto ci sta consegnando un quadro di ulteriore incertezza che ci lascia molto preoccupati. Con la crisi del settore Horeca e del suo indotto, le manovre speculative si moltiplicano aumentando i rischi soprattutto per quelle aziende che, avendo scelto di differenziarsi dalla produzione di Pecorino Romano cercando strade alternative alla produzione massificata e, per esempio, orientandosi verso la produzione di formaggi molli, oggi sono sempre più esposte. Il rischio della speculazione è dietro l’angolo.
Già nella fase del primo lockdown vi erano state minacce di ulteriori proteste poi rientrate ma, oggi, l’esplodere della crisi è di nuovo dietro l’angolo. Da tutto questo la politica e le istituzioni dovrebbero trarre la considerazione di quanto sia importante e urgente, al contrario, dare segnali di discontinuità col passato e di messa in campo di percorsi nuovi che puntino il settore del latte ovicaprino ad uscire dall’essere un semplice reparto all’aperto della produzione industriale e il latte una commodity senza diversificazione e qualità legata al lavoro ed al territorio.
Il Movimento Pastori su questo è impegnato, come Altragricoltura e LiberiAgricoltori, a sostenerne gli obiettivi e rafforzarne il percorso, così come dovrebbero fare tutti i soggetti liberi che hanno a cuore la pastorizia, il suo futuro economico e sociale e, con essa, delle comunità che al suo destino sono profondamente legate.

Roberto Congia è pastore in Sardegna, Coordinatore del progetto Liberi Pastori, componente del direttivo Nazionale di Altragricoltura e delegato al Tavolo di Filiera del Latte OviniCaprino presso il Ministero delle Politiche Agricole per la Confederazione LiberiAgricoltori)