Il 20 febbraio scorso, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato approvato il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022), che prevede interventi nei seguenti assi strategici: prevenzione, vigilanza e contrasto, protezione e assistenza e reinserimento socio-lavorativo per le vittime.
In apertura dell’incontro la titolare del Dicastero, Nunzia Catalfo, ha ringraziato i presenti, in particolare, i Ministri Bellanova e Provenzano, per lo straordinario impegno dimostrato da ciascuna Amministrazione nell’affrontare il tema con un approccio operativo davvero condiviso e di cui essere fieri.
“La collaborazione di tutti, a ogni livello, ha messo in rilievo Catalfo, non era affatto un risultato scontato”. Proseguendo sull’approvazione del Piano triennale, ha illustrato quanto esso “abbracci ogni aspetto del problema, definendo un articolato modello di governance che passa appunto dal Tavolo”.
L’incontro era aperto anche ad associazioni di categoria, sindacati e Terzo settore e supportato dall’International Labour Organization nell’ambito di un programma di sostegno alle riforme strutturali (SRSP) finanziato dalla Commissione Europea.
Partendo da una mappatura dei territori e dei fabbisogni di manodopera agricola, il Piano affianca interventi emergenziali, quindi, e interventi di sistema o di lungo periodo, seguendo 4 assi strategici di cui sopra.
Proprio questi assi, saranno declinati in 10 azioni, considerate prioritarie:
1. Un sistema informativo con calendario delle colture, dei fabbisogni di manodopera e altri dati e informazioni sviluppato e utilizzato per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo.
2. Gli interventi strutturali, investimenti in innovazione e valorizzazione dei prodotti volti a migliorare il funzionamento e l’efficienza del mercato dei prodotti agricoli.
3. Il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, l’espansione del numero delle imprese aderenti e l’introduzione di misure per la certificazione dei prodotti che hanno l’obiettivo di migliorare la trasparenza e le condizioni di lavoro del mercato del lavoro agricolo.
4. La pianificazione dei flussi di manodopera e il miglioramento dell’efficacia e della gamma dei servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta (CPI) di lavoro agricolo per prevenire il ricorso al caporalato e ad altre forme d’intermediazione illecita.
5. Pianificazione e attuazione di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo in alternativa a insediamenti spontanei e altri alloggi degradanti.
6. Pianificazione e attuazione di soluzioni di trasporto per migliorare l’offerta di servizi adeguati ai bisogni dei lavoratori agricoli.
7. Campagna di comunicazione istituzionale e sociale per la prevenzione e sensibilizzazione sullo sfruttamento lavorativo e la promozione del lavoro dignitoso.
8. Rafforzamento delle attività di vigilanza e contrasto allo sfruttamento lavorativo.
9. Pianificazione e attuazione di un sistema di servizi integrati (referral) per la protezione e prima assistenza delle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura e rafforzamento degli interventi per la loro reintegrazione socio-lavorativa.
10. Realizzazione di un sistema nazionale per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura.
La Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che è preposta a curare la segreteria del Tavolo, ha già impegnato 88 milioni di euro (su fondi FNPM, FAMI, FSE – PON Inclusione) in interventi contro lo sfruttamento lavorativo.
Un modello di governance multi livello, dunque, che segna un fondamentale punto di svolta e consente la piena attuazione della legge 199/2016 in termini di repressione e prevenzione.
Presente al Tavolo di concertazione tra le associazioni anche una delegazione di NoCap, presieduta da Yvan Sagnet protagonista in questi anni di numerose lotte in difesa del caporalto che, ancora una volta, ha chiesto a gran voce:
-il superamento dei #ghetti che continuano a produrre schiavi e morti;
– un efficiente sistema di trasporto dei braccianti ai campi;
– l’applicazione dei Ccnl;
– un sistema di tracciabilità delle filiere, prendendo come buona prassi l’esempio del progetto Iamme – Liberi di scegliere – NoCap- Rete PerlaTerra, che in meno di 5 mesi è riuscito a inserire in un circuito lavorativo legale oltre un centinaio di braccianti, dimostrando che un’altra agricoltura è possibile.
“Se finora la Legge ha funzionato in modo importante sul piano della repressione”, afferma la Bellanova, “adesso la priorità è intervenire dando protezione alle persone, ai lavoratori italiani e stranieri a cui vengono negati diritti elementari, come le numerose e importanti operazioni della magistratura e delle forze dell’ordine ci dicono. Non dobbiamo più consentire che chi lavora nei campi divenga poi invisibile nel resto del tempo o sia confinato in ghetti squallidi e vergognosi dove si continua ad essere alla mercé dei caporali. Contemporaneamente, ed è obiettivo strategico del Piano, dobbiamo dare risposte alle legittime aspettative di migliaia di aziende agricole oneste, che chiedono forme più efficienti per reperire manodopera legale. Non è un caso che il piano abbia come prima azione prioritaria la redazione di un calendario dei fabbisogni della manodopera agricola. Dobbiamo conoscere di più quando, dove e quanti lavoratori servono nelle nostre campagne. Per questo, abbiamo chiesto, per la prima volta, di avere nel decreto flussi una sperimentazione che coinvolga le organizzazioni agricole nel rendere più efficiente il sistema di gestione delle quote dei flussi regolari. Ritengo sia venuto il momento anche per un aggiornamento dei fabbisogni: se arrivano domande per circa 50mila lavoratori e abbiamo meno di 18mila quote c’è qualcosa che non sta funzionando.”