Domande, risposte. Ovvero della Cultura Popolare.

Sempre più spesso, dare davvero risposte ad una domanda se non si è arroganti o peggio ancora presuntuosi, è davvero difficile.
Succede quando complessa è la risposta per una complessa domanda. Questa è la domanda: è possibile che la cultura “alta” quella scientifica intendo, incontri e scambi il suo conoscere con un “sapere” profondo e dato, che è la Cultura Popolare?
Quanto tempo ancora perderemo, inseguendo, superficiali convinzioni che “Cultura Popolare” sia sinonimo di arretratezza, pregiudizio, ignoranza?
Perché non arrendersi all’evidenza che l’una, la scienza, è sintesi dell’altra?
Se come pare, l’uso di sottrarre e addizionare pietre nel rientrare o nell’uscire dal recinto degli armenti, sia stato l’origine della nascita della Aritmetica, ramo della Matematica … allora ci siamo?
Se come pare, la Farmacia, fondamentale branca della Medicina, tutto deve all’empirismo popolare nell’osservazione degli effetti di certe piante per la sua nascita … allora ci siamo?
Se come pare, intorno ad un fuoco nella notte dei tempi, un circolo di Sapiens Sapiens , noi quindi, si scambiavano racconti e storie, facendo nascere quella che noi oggi chiamiamo Letteratura, Storia, Geografia…allora… ditemi è cosi?
Quale dunque delle umane scienze, saperi e conoscenze, non derivano dall’empirismo, dalla sperimentazione silenziosa e continua di tutte le generazioni umane?
Domanda retorica ma necessaria.
Necessaria ad un ripensamento non superficiale fra ciò che eravamo e ciò che adesso siamo. Da un pianeta in equilibrio con la natura, ad un pianeta messo in dubbio da una politica che abbandona il “sapere” per appiattirsi sulla bulimia di scienze pervicaci ed invasive.
Di cui ancora nessuno, ripeto nessuno, sa il destino.
La scienza è scienza perché non crede in se stessa, perché sa di non sapere. Che quella Verità è da abbandonare alla prossima. Lo scienziato, non può essere arrogante. Non può chiamare altri ignoranti, arretrati, pregiudicanti poiché sa di esserlo anche lui.
L’unico Uomo che ci abita, è confuso, titubante, insicuro. È quindi Umano.
Scrivo di ciò per indurre chi singolarmente possiede un sapere a condividerlo con altri.
Affinché non si senta minus di fronte alla Scienza maiuscola, o ancora peggio alla tecnica che la sorregge.
Poiché quello che oggi affermano con sicumera, domani potrebbero essi stessi negarlo, facendo pagare a noi tutti la loro improntitudine.
Allora il sapere di cui parlo, è necessariamente detto e vissuto come storia, narrazione, unico modo per diffonderlo, per renderlo digesto alle nostre menti.
Affinché si torni intorno ad un fuoco, noi Umani, ad aspettare il sole che ci sciolga dalle più grandi paure.

Giacinto de Rosario