Non so se gli agricoltori saranno mai i promotori di quella che Carlo Petrini chiama terza rivoluzione industriale, so tuttavia che c’è fame di democrazia partecipata.
A livello locale c’è una volontà sempre maggiore a divenire soggetti attivi, protagonisti, assumendo un ruolo. Si sta avviando pertanto un processo per cui le comunità locali del cibo, l’insieme dei nostri contadini, acquistano consapevolezza di essere la più grande ‘multinazionale del cibo’ esistente al mondo.
Non è un caso, ad esempio, che i produttori di Vittoria (RG) abbiamo deciso in modo inaspettato, di non ricostruire la serra di protesta che, per oltre 4 mesi, un gruppo molto compatto di uomini ha messo su in pieno centro cittadino, con uno sciopero della fame durato un mese.
Le motivazioni che sono dietro la scelta non sono fratture interne né tanto meno un abbandono della lotta bensì la volontà di procedere alla costituzione di una sede in cui, una volta finite le mobilitazioni, si possa continuare a dare risposte.
Una sede interamente gestita da coloro che sono i veri artefici del mondo agricolo, senza intermediazione alcuna, affrontando e cercando di dare risposte e soluzioni concrete ai problemi quotidiani.
L’evento mi ricorda tanto la costituzione, negli anni 60 nella piccola comunità nera di Anacostia, un ghetto afroamericano di Washington, di un museo di quartiere nato con la volontà di avvicinare la realtà dei musei alla popolazione.
La storia di Anacostia era fatta di crimini, droga, disoccupazione, catapecchie, ratti, mancanza di servizi igienici. Un museo nato con queste premesse non poteva certo permettersi di appendere quadri ai muri né tanto meno pretendere che le persone che lo popolavano, che non avevano neanche un posto decente in cui vivere, prive di qualsiasi formazione professionale, potessero interessarsi alla civiltà greco-romana o all’arte moderna.
Ecco quindi che nacque la volontà di non esporre oggetti storici privi di rapporto con le questioni sociali, né tanto meno oggetti con cui le persone non potessero identificarsi.
Il museo cominciò ad affrontare il suo compito raccogliendo e analizzando dati, impostando problemi e cercando soluzioni a quelle che erano le vere problematiche di quartiere e la prima mostra che ne nacque fu dedicata ai ratti che da mesi affollavano le loro vie e abitazioni.
L’esempio prodotto mi sembra molto vicino alla vicenda di Altragricoltura che in questi mesi sta attraversando un vero e proprio rinnovamento proveniente dal basso e che spinge i nostri contadini a ricercare, quello che Tano Malannino chiama, la ‘socializzare del dramma che si vive nelle campagne‘.
E’ diventata, pertanto, un’esigenza istituire luoghi in cui non solo consumatori e produttori possano incontrarsi ma anche posti in cui gli agricoltori di ogni territorio socializzino. Un luogo in cui poter discutere, condividere, studiare, avviare procedure di soccorso e solidarietà per le aziende in difficoltà, stabilire azioni nuove da mettere in campo affinchè la protesta continui e il fuoco sia alimentato sempre…
La scelta piace e trova consensi non solo tra i cittadini ma anche tra i rappresentanti istituzionali.
“Si tratta di una scelta responsabile, scrive il presidente comunale di Vittoria Salvatore Di Falco, che non rappresenta un abbandono della protesta, visto che avete comunque deciso di continuare la vostra attività in un locale sito nella stessa piazza. Non ho mai avuto dubbi sulla serietà della protesta che Lei (n.r. parla di Tano Malannino, presidente nazionale di Altragricoltura), assieme a Maurizio Ciaculli, a Gaetano Messinese e a tanti altri avete iniziato con la scelta tragica e significativa al contempo dello sciopero della fame, e non ho dubbi che il vigore della protesta rimarrà tale anche senza la serra che ha costituito il simbolo reale e concreto della sofferenza e della crisi. Purtroppo, la crisi è ancora lì e non appare all’orizzonte una sua immediata soluzione, benché dalla Regione arrivino segnali di attenzione. Ma la speranza Sua e del sottoscritto è che arrivino, invece, segnali concreti pur in un contesto che vede la politica nazionale di fatto bloccata. Ho ancora con me il ricordo di quel Consiglio comunale che si è celebrato nella serra e che, recependo in toto la delibera di Giunta, ha di fatto dato ancora più forza alla piattaforma in essa contenuta. Colgo, quindi, l’occasione per augurarLe buon lavoro anche nella nuova sede, che avrò il piacere di venire a visitare una volta operativa, e Le manifesto ancora una volta la vicinanza del Consiglio comunale e la piena disponibilità a sostenere la Vostra azione”.
Per superare i problemi che la crisi agricola porta con sè ormai da anni è necessario un impegno responsabile da cui non possiamo più trascendere. Sappiamo che il progetto che ci accingiamo a realizzare è ambizioso e non irto di difficoltà certi che le grandi organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria non possono più rappresentare il luogo in cui risolverle.