Pubblichiamo il commento di Francesco Aiello all’indomani dell’assemblea tenutasi ad Acate (RG) nel quadro delle manifestazioni che Altragricoltura e Liberiagricoltori hanno dedicato alla Giornata Mondiale di Lotta Contadina.
Il 17 Aprile ho partecipato ad Acate come “Terra e Cibo Sicilia”, assieme ad altre organizzazioni agricole, alla iniziativa indetta da ALTRA AGRICOLTURA per la ricorrenza della GIORNATA DI LOTTA CONTADINA Interessante e viva, concreta, non reticente.
Le problematicità del mondo agricolo erano li’, per quanto si potesse dire e fare. Conosco Gianni Fabbris, Presidente nazionale di Altraagricoltura, dai primi anni 2000. Ci siamo incontrati e poi allontanati. Ma il suo impegno e la sua capacità di analisi, condivisi da tanti amici e compagni, lo portano ancora sui temi che ci interessano e sui nodi duri della crisi.
Condivido intanto la nascita di un movimento e di una fase di impegno specifica per la preparazione di una COSTITUENTE PER LA RIFORMA DELLA FILIERA AGROALIMENTARE E DEI MERCATI fissata per il 23 Maggio a Roma. NOI CI SAREMO. Rispetto alle urgenze del mondo agricolo, questo appuntamento si colloca nella prospettiva di tempi medi e parla di futuro e di lotte, entrando nel cuore delle questioni piu’ importanti. E tuttavia noi cerchiamo anche risposte IMMEDIATE per sostenere le nostre aziende agricole e i nostri territori, schiacciate da una delle crisi piu’ dirompenti che i nostri territori conoscono dall’ultimo ventennio dell’Ottocento, quando la crisi del settore vitivinicolo spinse alla poverta’ e alla fame migliaia di piccole e medie aziende dell’area vitivinicola vittoriese e siciliana.
Cerchiamo risposte immediate, NEI PROSSIMI GIORNI, NELLE PROSSIME SETTIMANE, PRIMA DELLA CHIUSURA DI QUESTA ANNATA AGRARIA, CHE E’ AVVIATA VERSO IL DISASTRO TOTALE.
So che il ceto politico e le istituzioni si sono allontanate radicalmente dai bisogni dei Territori, sino al punto di cancellare le stesse possibilità del confronto e della ricerca delle soluzioni.
Ma la crisi ha toccato livelli straordinari e dunque bisogna spingersi oltre, porre in primo piano la domanda di aiuto che viene dalle aziende e delle famiglie per cercare le compatibilità e le soluzioni necessarie. Non si sono dati un gran da fare, governanti e politici, per salvare le banche dal fallimento? Non hanno approntato larghi e generosi interventi per salvare le banche? Perché non dovrebbero, a questo punto, Governi e politici, porsi il problema di SALVARE LE AZIENDE AGRICOLE siciliane e meridionali, con provvedimenti urgenti, efficaci, necessari, riparatori rispetto alle scelte compiute, di massacro delle risorse agricole abbandonate nelle mani di speculazioni e di agromafie, e che risultino utili a mantenere in vita migliaia di posti di lavoro e le condizioni stesse della vita civile in queste aree del Paese e in Sicilia ?
Il mercato non perdona i piu’ deboli, soprattutto quando si creano poste di bilancio speciali per l’accorpamento della proprietà contadina, come nei fatti è sancito nelle politiche e nei bilanci regionale e nazionale. Dopo i decenni delle lotte per la terra, conquistata o acquistata dai braccianti e dai coltivatori, è venuto il tempo dell’abbandono delle terre, a cio’ costringendo gli estenuati agricoltori schiacciati dalle politiche globali dei governi europei. Ma non c’è piu’ tempo per i soliti tavoli e le riunioni miste, magari tra pecore e lupi. I Governi servono a dare risposte, non a prendere tempo, nell’incertezza e nella confusione, mentre le persone crollano di fronte ai problemi e si impiccano dentro le serre. Il mondo agricolo è diviso e sparpagliato, cosi’ come molti vogliono che sia. Ci sono riusciti, anche attraverso il suicidio, indotto e consapevole, di strutture prestigiose dell’associazionismo contadino e dei produttori agricoli.. Le grandi organizzazioni preferiscono inseguire i dettagli del Psr e si attardano su questioni di retroguardia.
Ma in Sicilia i soldi ristagnano, non si spendono, mentre le aziende vere perdono il diritto di essere considerate tali (DURC) e falliscono miseramente. Tanti imprenditori del Nord, sostenuti dalle loro banche, partecipano ai bandi del Psr Sicilia e fanno man bassa di finanziamenti. Interi settori sono stati virtualmente delocalizzati nel Nord attraverso l’acquisto e il trasferimento di quote di produzione, come è accaduto per il settore vinicolo e altri comparti. Le misure del Psr in Sicilia non sono fatte per sostenere le imprese piccole e medie, per le quali esse sono inavvicinabili, e non agganciano i passaggi di una economia reale, che frana paurosamente.
Su 2,3 miliadi di euro solo 400 milioni di euro sono stati erogati, e su 23 misure previste solo 10 sono state attivate. L’incontro di Acate, al quale ha presenziato il Sindaco Raffo, ha enucleato una serie di obiettivi, che potranno opportunamente essere elaborati, approfonditi e condivisi.
In tal senso tra i punti individuati come urgenti, di medio e lungo termine, aggregati per affinità tematica, segnalo:
1) Debitoria- Credito d’esercizio- De minimis- Durc- Crias- Nuova legge Saccomandi per la ricapitalizzazione delle passività onerose delle aziende;
2) Liquidazione di tutte le pratiche legate a eventi calamitosi giacenti da anni negli ispettorati agrari- attivazione del fondo di solidarieta’ e di rotazione per gli interventi compensativi e attivazione della misura 5.3 per danni e calamita’ e della misura per abbattimento costi di produzione, con richiesta di utilizzazione di fondi del Psr, dopo opportuna rimodulazione delle risorse concertata in sede Ue;
3) Interventi contro le Crisi di mercato- Misure anticrisi e gestione del rischio che sono in mano al Sistema assicurativo- Verifica immediata della caduta dei prezzi sotto la soglia dei costi di produzione, con obiettivo l’applicabilita’ delle norme di salvaguardia e de blocco immediato delle importazioni;
4) Costituzione in sede Ue del Pilastro specifico “Misure contro le crisi di Mercato” (con contestuale revisione dei Green Corridor mediterranei – Cancellazione Progetti Meda finalizzati all’insediamento di strutture agricole nei Paesi Terzi e destinazione delle somme del fondo al sostegno delle Misure anticrisi);
5) Parco Produttivo Europeo della serricultura siciliana, la prima a sorgere in tutto il bacino del Mediterraneo, finalizzato a sostenere finanziariamente un grande progetto di riconversione ecologica della serricoltura;
6) Riconoscimento delle “Reti produttive e intersettoriali” come nuovi soggetti giuridici a cui riconoscere i benefici delle Op, alle quali chiediamo la commercializzazione diretta delle produzione, senza alcuna forma di fatturazione indiretta;
7)Tracciabilità’ dei prezzi e Visibilizzazione dei prezzi all’origine;
8) Eliminazione immediata del Conflitto di interesse, della Doppia Attivita’ nei mercati agricoli e della Doppia Fatturazione. Questo vuole essere il nostro contributo che sottoponiamo alla valutazione della nostra associazione di “Terra e Cibo Sicilia” (che è la nuova sigla del tavolo verde), di Azione Democratica, di Cento Passi, e di quanti, tutti, hanno a cuore i problemi della Sicilia.