I cambiamenti climatici nelle terre alte

editoriale del 15 luglio 2021 di Giannandrea Mencini*


Il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA) ha da poco pubblicato il Rapporto sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici dove sono state evidenziate delle situazioni allarmanti per il territorio italiano.

In particolare, questo studio scientifico affronta i cambiamenti climatici in atto ponendo la dovuta attenzione anche al settore montano e agricolo.

Per quanto riguarda le montagne ad esempio, il quadro che merge dal rapporto mette in evidenza alcuni segnali significativi riguardo allo stato di salute dei nostri ghiacciai: nei 6 corpi glaciali italiani considerati nelle Alpi, precisamente in Piemonte e Valle d’Aosta, si verifica una generale tendenza alla fusione con perdita costante di massa, il tutto coerente con quanto registrato nelle Alpi in genere e a scala globale.

Per quanto riguarda l’agricoltura è in aumento il rischio di siccità agricola. L’aumento della temperatura terrestre determina una maggiore domanda evapotraspirativa dell’atmosfera, con conseguente maggior evaporazione dal suolo e maggior traspirazione da parte delle piante. Inoltre, la concomitante riduzione delle precipitazioni totali, estive in particolare, o la redistribuzione degli apporti meteorici, determina una tendenza complessiva “alla riduzione del bilancio idroclimatico e alla diminuzione del contenuto idrico dei suoli”. L’IPCC ritiene con grado di affidabilità media che l’area mediterranea subirà un incremento del rischio di siccità anche con un aumento di 1.5 gradi. Il pericolo è che il tutto provochi siccità più intense e più diffuse e più durature aumentando così la propensione di alcune aree a diventare aride.

In Emilia Romagna ad esempio, negli ultimi 60 anni (1961-2020) il rischio di siccità in agricoltura è in aumento per le colture prese in esame (mais, erba medica, vite) Il deficit traspirativo, ovvero una carenza continuativa di rifornimento idrico, è in aumento sia a breve periodo (30 giorni) sia sul medio periodo (90 giorni). L’incremento più elevato nel deficit cumulato massimo è osservato per il mais che per i 30 giorni presenta un trend di 8 mm/decennio negli ultimi 60 anni.

Inoltre, il Rangeland Atlas, elaborato recentemente dal WWF, dal Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite e dalla Fao, evidenzia che il 54% della superficie terrestre del mondo è costituito da vasti tratti di terra coperti da erba, arbusti e vegetazione rada che sostengono milioni di pastori, cacciatori-raccoglitori, allevatori e grandi popolazioni di fauna selvatica. Tuttavia i grandi piani climatici si concentrano sulle foreste e su altri settori dando molta meno importanza ai pascoli che costituiscono invece un importante sistema di dissipazione di grandi quantità di carbonio. L’Atlante evidenzia che i pascoli non godono di buona salute, proco protetti e minacciati dalla continua conversione ad uso prettamente agricolo o all’abbandono a cui segue il rimboschimento e relative ripercussioni negative su biodiversità e disponibilità alimentare per gli erbivori.

L’atlante dimostra che anche i pascoli soffriranno del riscaldamento globale e che pertanto devono essere inclusi nelle prossime conferenze delle Nazioni Unite su biodiversità, clima, terra e cibo. Gli stessi cambiamenti climatici, gli eventi meteo estremi sempre più numerosi anche in alta montagna, possono mettere in crisi pure le tradizionali migrazioni di greggi e mandrie e l’antico rito della transumanza.

Ecco, ho voluto evidenziare in questo editoriale, come il grande problema del cambiamento climatico, questione che è già oggi presente nella nostra vita, coinvolge anche le terre agricole e i pascoli con conseguenze che potranno divenire drammatiche sia dal punto di vista alimentare e sociale, sia dal punto di vista ecologico.

E’ pertanto fondamentale che la protezione di pascoli sia all’ordine del giorno dell’agenda politica mondiale e venga presa in seria considerazione dai decisori, se vogliamo davvero vincere le future sfide climatiche e rispondere alle imprescindibili richieste di cibo globale.

  • * Giannandrea Mencini è veneziano, giornalista e scrittore, si occupa di storia dell’ambiente e del territorio