La decantata transizione ecologica è già morta, serve una riforma agroecologica della società.

editoriale del 22.04.2021 di Nicola Digennaro*

Per l’Editoriale di oggi è indispensabile iniziare da questa domanda: “CHE FINE HA FATTO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA? Visto i ben otto “Decreti VIA” che il Ministero per la Transizione Ecologica nostrano ha emesso nell’ultimo mese e che riguardano progetti di trivellazione sia su terraferma che in mare.
Queste nuove autorizzazioni sono incoerenti rispetto al raggiungimento della c.d. “neutralità climatica” così
come raccomandato dalla Commissione Europea, il 18 giugno 2019, per la quale, l’uso di combustibili fossili
nel sistema energetico dell’UE deve diminuire progressivamente entro il 2050, cioè tra meno di 29 anni!!
Quindi, in tempi strettissimi dovremmo incominciare a fermare tutte le attività inerenti alle fonti fossili e non a
farne incominciare di nuove. È tempo di DECISIONI DRASTICHE E LUNGIMIRANTI.
Oltretutto, queste nuove autorizzazioni, di cui non si riscontra nessuna impellenza, sono in manifesta
incompatibilità con gli obiettivi del Green Deal Europeo, del Next Generation e con l’importantissimo
universale e vincolante Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
In particolare, suscitano forti dubbi di legittimità le due autorizzazioni riguardanti altrettanti pozzi esplorativi
ovvero “nuovi”.
Il primo è il “Lince 1” nell’ambito del permesso di ricerca “G.R13.AG”, che consiste in un progetto
OFFSHORE IN MARE, al largo della Sicilia, di fronte Licata, che verrà realizzato a “circa” 13 miglia dalla
costa siciliana. Il secondo è il “Malerbina 1 dir” nell’ambito del permesso di ricerca denominato
“Portomaggiore”, su TERRAFERMA, in provincia di Ferrara.
Questi permessi di ricerca sono in contrasto sia per quanto detto e sia perché in contrasto con le dichiarazioni
dello stesso Ministero per quanto riguarda la redazione del PiTESAI che dovrebbe avvenire entro settembre
prossimo, ovvero quel Piano che dovrebbe individuare le aree idonee dove poter continuare attività di
prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.
Quindi, anche se, per chi scrive, la filosofia sottostante il PiTESAI è completamente errata, poiché crea
disparità in quanto esisterebbero territori dove non poter distruggere e danneggiare ambiente, paesaggio e
salute, e territori, invece, dove sarà possibile continuare a farlo ed a perseguire politiche predatorie-estrattive.
Pertanto, sarebbe stato auspicabile, precauzionalmente, temporeggiare ancora, in attesa della stesura del
suddetto Piano.
Oltretutto è da rilevare come anche le Regioni coinvolte, ad oggi, sono in silenzio come pure la maggior parte
delle associazioni/organizzazioni ambientaliste. Questo elemento è evidenziato non per provocare una banale
polemica ma per accendere il giusto dibattito, che al momento non c’è o, se c’è, è davvero insufficiente.
ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLE FONTI FOSSILI?? Questa emergenza pandemica insieme alla crisi
climatica e al degrado ambientale, non ha fatto comprendere nulla?? Possibile che la storia e lo scioglimento
dell’ICEBERG A86 non abbiano suscitato nessun tipo di riflessione seria??
Tutto questo dimostra quanto mai sia necessario il percorso che si è intrapreso all’interno dell’ALLEANZA
SOCIALE PER LA SOVRANITA’ ALIMENTARE, e certamente non si è qui per autocompiacimento o
autoreferenzialità, ma è sotto gli occhi di tutti che il CAMBIAMENTO DEVE ESSERE ORA.
Certamente è necessario un crono-programma ma le decisioni devono essere prese ORA.
È doveroso, quindi, agire rapidamente per rovesciare l’attuale sistema giuridico-economico-tecnologico per una vera TRANSIZIONE ECOLOGICA tramite la RIFORMA AGROECOLOGICA della SOCIETA’ per addivenire ad una SOCIETA’ SANA, della CURA, INCLUSIVA ed in ARMONIA con la NATURA e con tutti
gli esseri viventi che vi abitano.
Partendo dal CIBO, poiché il CIBO NON è SOLO UNA MERCE ma è anche storia, passione, educazione, arte,
identità, appartenenza, quindi CULTURA e COMUNITA’.
Ecco, dunque, l’invito ad aderire alla MARCIA 2021 per la RIFORMA AGROECOLOGICA indetta dall’ALLEANZA SOCIALE PER LA SOVRANITA’ ALIMENTARE, partita il 17 aprile scorso, perché è una MARCIA COLLETTIVA E INCLUSIVA che riguarda tutti, dal neonato all’anziano, quindi le future generazioni e quelle di adesso; perché siamo tutti accomunati dai bisogni primari, ossia respirare e mangiare.
Siamo abituati, oramai a dare poca importanza al CIBO, sia su come si produce, sia su chi lo produce e sia di
come si distribuisce e al tragitto che esso compie, ma è proprio qui il punto nevralgico, dovremmo esserne più
CONSAPEVOLI, perché intorno al CIBO può costruirsi un NUOVO PROGETTO POLITICO di SOCIETA’ e
di GIUSTIZIA SOCIALE.
Non è possibile che sui SEMI e sull’ALIMENTAZIONE, in generale, vi siano concentrazioni di potere
economico-finanziario così penetranti e dominanti che si intrecciano con quelli chimico e farmaceutico.
Un volta, il Segretario di Stato degli USA, Henry Kissinger, ebbe a dire: “se controlli il petrolio, controlli le
nazioni, ma se controlli gli alimenti, controlli i popoli”.
Ecco che il CIBO è inequivocabilmente, oggi come ieri, divenuto uno degli strumenti di controllo più potenti
sia a livello economico che politico. Questo mette a rischio, e sta mettendo a rischio, la SOVRANITA’
POPOLARE quindi la democrazia e i diritti fondamentali individuali e collettivi, sia in molte componenti in
Italia e sia nel Mondo.
Da qui, l’urgenza di recuperare SOVRANITA’ da parte dei POPOLI e, trattandosi di cibo, c’è l’urgenza di
recuperare sovranità ALIMENTARE. Sovranità alimentare che si estrinseca nel diritto dei popoli nella
partecipazione e nel decidere autonomamente cosa produrre, di scegliere metodi di coltivazione ecocompatibili, rispettosi dell’ambiente, delle tradizioni locali e delle condizioni di lavoro di tutti, di decidere su quali mercati indirizzare la vendita degli alimenti, di offrire cibi sani e a prezzi accessibili.
Per concludere, dunque, SOVRANITA’ ALIMENTARE come archetipo di una SOCIETA’ che valorizza,
anziché appiattire, le differenti identità individuali e collettive, la biodiversità e gli ecosistemi, incluso il mare e
gli oceani. Una SOCIETA’ delle opportunità, della partecipazione e dei diritti, contro la società dello
sfruttamento, dell’esclusione e del privilegio.


*Alleanza per la Sovranità Alimentare, avvocato per i Diritti Umani e della Natura