Dalle lotte per la Terra al cibo dei diritti

editoriale del 25.1.21 di Tano Malannino, presidente di Altragricoltura

La Sovranità Alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo

Un sistema alimentare che assicuri come i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità siano in mano a chi produce gli alimenti.

La sovranità alimentare implica nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni


I principi con cui si definisce la Sovranità Alimentare sono quelli che ci hanno guidato nei primi venti anni della nostra storia. Anni in cui abbiamo resistito agli effetti di una crisi drammatica imposta dal capitalismo globalizzato e che hanno cambiato profondamente il volto e la condizione materiale della nostra agricoltura cancellando storie, vite, esperienze, territori rurali e appropriandosi di risorse.

Anni in cui la posta in gioco è stata quella di convertire la nostra grande storia millenaria di lavoro della terra e nel mare e di produzione del cibo in una grande piattaforma commerciale speculativa, un grande supermercato per cui tutti saremmo solo consumatori divisi per censo e capacità economica di comprare un cibo sempre meno sicuro, legato al territorio e sempre più industriale.

Nella lunga battaglia di resistenza in cui ci siamo difesi, provando a far valere i nostri diritti di produttori e di lavoratori, abbiamo imparato il valore strategico dell’alleanza con tutti i cittadini e il valore delle comunità. La Sovranità Alimentare ci è servita a trovare il terreno comune su cui far valere gli interessi di ognuno di noi ma anche per riscrivere collettivamente storie rompendo l’isolamento e la solitudine della sconfitta

Abbiamo capito che la Sovranità Alimentare non è realizzabile se non in una società politicamente e civilmente giusta; ha bisogno di regole nuove, altre da quelle imposte dalla pressione delle lobbies sulle istituzioni che hanno riscritto il senso della democrazia per il proprio interesse privato. E’ per questo che la Nuova Riforma Agraria e dell’Agroalimentare su base democratica e popolare è l’obiettivo politico della nostra azione sindacale. Un obiettivo che, sappiamo, potrà essere raggiunto solo se cambiano le condizioni del modello di società. E per questo lavoriamo.

Ma la Sovranità Alimentare ha bisogno anche di comportamenti e di scelte che la preparino già qui ed ora. Scelte e comportamenti che non possiamo rimandare a “dopo che la avremo edificata” e che ci chiamano alla responsabilità di produttori e di cittadini.

Occorre ricollocare il ciclo di produzione/distribuzione/consumo del cibo dentro rapporti sociali giusti, recuperare modalità di produzione rispettose del rapporto con la natura e i suoi cicli, capaci di interpretare le grandi istanze sociali di giustizia climatica e ambientale, che si fondino sui diritti del lavoro, sul rispetto degli animali, sulla giusta distribuzione dei vantaggi che si liberano i cicli dell’agroalimentare. Occorrono, insieme, imprese che garantiscano la loro funzione sociale e un cibo che sia altro da quello prodotto nella crisi secondo i suoi modelli

Il cibo è il punto di incontro fra le nostre esperienze di produttori, lavoratori, cittadini e comunità. Sul cibo possiamo rinsaldare, rafforzare, spingere avanti l’Alleanza fra di noi. L’obiettivo di avere un cibo e dei servizi legati alla gestione della terra e del mare che garantisca i diritti di tutti noi è, in fondo, l’obiettivo ultimo della proposta della Sovranità Alimentare e per cui mettiamo in campo la mobilitazione per la Nuova Riforma Agraria.

E’ cosi che da quelle aree e in quei territori dove abbiamo e stiamo resistendo affermando il nostro diritto a produrre insieme al diritto ad un cibo sano e garantito per tutti, stiamo lavorando per offrire alle comunità dei fruitori un cibo che abbia il sapore dei diritti, le culture del territorio, i principi fondativi che poniamo a base della prospettiva della Sovranità Alimentare e del cambiamento sociale e ambientale di cui abbiamo bisogno.

E’ dai luoghi in cui ci battiamo per il prezzo del latte e del grano, contro le vendite all’asta delle nostre aziende che pagano il prezzo della crisi, per i diritti del lavoro, contro il caporalato e le mafie che stiamo lavorando perché quel latte che producono le nostre greggi o quel grano che che coltiviamo siano parte di un cibo su cui costruire e far avanzare l’alleanza con i cittadini.

Quando i pastori sardi buttarono il latte nelle strade come gesto di estrema protesta lo fecero gridando a tutti noi una condizione intollerabile. Il loro latte pagato 60 centesimi mentre costa produrlo un euro era ed è (per loro come per tanti altri agricoltori, allevatori, pescatori) la condizione di normalità cui questo mercato drogato vorrebbe tenerci e il segno di come, ormai, il cibo sia diventato in realtà una commodity svuotato dai valori che lo rendono funzione di come lo produci, degli investimenti e dei costi necessari per produrlo ma il cui prezzo è imposto dagli interessi speculativi dei veri padroni delle filiere; in questo caso degli industriali del latte e dei produttori industriali di formaggi di massa e senza diversificazione.

Per non essere svenduto e regalato, quel latte va usato per altro, gli animali che lo avranno reso possibile dovranno essere allevati in un contesto rinaturalizzato, i prodotti dovranno essere determinati nel rapporto col territorio, delle sue specificità, trasformati valorizzando le diverse caratteristiche originali dei pascoli, delle acque, dei metodi. La diversificazione è la condizione per rompere l’idea di un cibo producibile allo stesso modo ovunque funzionale agli interessi della speculazione e dell’agrobusiness.

Un cibo che garantisce tutela del territorio e un uso riproducibile delle risorse e va garantito ai più e non solo a chi può comprarlo perché ha un costo elitario. All’obiettivo di garantire il cibo buono, sicuro e nutritivo a tutti, assicurando il reddito alle imprese, il salario e i diritti del lavoro ai lavoratori, la sicurezza e il prezzo ai cittadini semmai, bisogna riorientrare i sostegni, le regole e le politiche.

Per intanto, noi mettiamo in campo le pratiche, i progetti e le azioni concrete per produrlo e distribuirlo senza delle quali al cibo della crisi non ci sarò alternativa.

Abbiamo promosso la Rete PerlaTerra proprio per questo. La rete PerlaTerra è il luogo con cui progettiamo, promuoviamo, sosteniamo, realizziamo il cibo e i servizi dei diritti fondandolo sui principi della Sovranità Alimentare. Nella Rete PerlaTerra stiamo concentrando saperi, competenze tecniche, capacità, risorse chiamando e motivando le migliore energie a questo lavoro di “riprogettazione, riscoperta e rigenerazione dei cicli del cibo”.

Ed è proprio dalle aree in cui siamo impegnati a difendere l’agricoltura e gli agricoltori che avanziamo la proposta del “Cibo dei diritti”, fondamento di un’alleanza con i cittadini che ha bisogno di andare insieme a quella per la Riforma.

Un cibo che ha bisogno di relazioni nuove e di un mercato nuovo, non solo di un’altra agricoltura ma anche di un altro mercato, di un rapporto fra produttori e fruitori fondato sulla libertà e sulla consapevolezza.

Un mercato che rompe lo schema della GdO degli scaffali su cui “comprare il cibo” e che mette in campo processi e scelte consapevoli.

A questo obiettivo politico, sindacale, economico e sociale stiamo lavorando per avviare nelle prossime settimane il “Mercato delle Buone Pratiche” aperto a quanti in Italia già operano fuori dallo schema dell’agroalimentare della crisi ed a quanti vorranno integrarsi e coinvolgersi cogliendo l’occasione di un processo nuovo. Un mercato delle buone pratiche possibile perché le parole libertà e responsabilità saranno garantite dall’impegno di quanti in questi anni stanno cercando le vie per uscire dalla crisi in nome di una idea altra e giusta dell’Italia.