Editoriale del 13 gennaio 2021 di Efrem Tassinato*
Si parla di Recovery Fund sottintendendo il NextGenerationEU, ovvero di quello strumento temporaneo, pensato per stimolare la ripresa che costituirà il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato dall’UE. Per ricostruire l’Europa dopo la pandemia di COVID-19, verrà infatti stanziato un totale di 1.800 miliardi di euro.
L’obiettivo dichiarato è per un’Europa più ecologica, digitale e resiliente.
Mettere in evidenza la valenza di “recovery found” produce l’effetto di minimizzare, sul piano lessicale ma che agli occhi dei più, la portata di un pacchetto di stimoli che non ha precedenti. Ridotto quasi ad iniziativa contingente e limitata, piuttosto che esplicitarlo per quello che in effetti è, ovvero la più significativa posta del bilancio a lungo termine che la UE abbia mai predisposto.
Questo, io credo, per una visione e una cultura dello sviluppo sostenibile – sociale, culturale, economico e ambientale – che ancora non è stata fatta propria dai governi e quindi fatica a diventare prassi condivisa e universalmente consolidata, alle prese con le diatribe e gli interessi particolaristici del presente e perfino coi retaggi del passato, mentre il disastro epidemiologico, ecologico e quindi anche economico incombe, minando pesantemente le sorti delle generazioni future.
L’iniziativa NextGenerationEU va quindi ben compresa, interpretata e poi, da ognuno, per le proprie competenze, posizioni e sfere di interesse tradotta in fatti concreti perché il nuovo bilancio a lungo termine potenzierà i meccanismi di flessibilità volti a garantire la possibilità di fare fronte a esigenze impreviste. Potrà quindi essere adeguato non solo alle realtà attuali, ma anche alle incertezze future.
Quello che il 10 novembre 2020, in sede di Consiglio, il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno concordato sul prossimo bilancio a lungo termine dell’UE e su NextGenerationEU, rappresenta perciò un fatto storico di grande portata. Esso, infatti, andrà a rafforzare programmi specifici nel quadro del bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, per un totale di 15 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi nel quale, una quota davvero notevole, direttamente e indirettamente sarà destinata alla transizione ecologica.
Tra gli elementi principali del nuovo accordo è davvero importante che oltre il 50% dell’importo sosterrà la modernizzazione tramite:
- la ricerca e l’innovazione, portate avanti con il programma Orizzonte Europa;
- le transizioni climatiche e digitali eque, attraverso il Fondo per una transizione giusta e il programma Europa digitale;
- la preparazione, la ripresa e la resilienza, attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rescEU e un nuovo programma per la salute, EU4Health;
Il pacchetto finanzierà anche:
- le politiche tradizionali, come la politica di coesione e la politica agricola comune, per garantire la stabilità e la modernizzazione;
- la lotta ai cambiamenti climatici, a cui verrà riservato il 30% dei fondi europei, la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell’UE;
- la protezione della biodiversità e la parità di genere
Ciò che a noi “ambientalisti della prima ora” (Wigwam nasce nel 1972!) salta di più all’attenzione, è il consistente rafforzamento della voce “Coesione, resilienza e valori” che tra la dotazione originaria di 377,8 miliardi e quella aggiuntiva della NextGenerationEU di 712,9 miliardi acquisisce una disponibilità di 1.099,7 miliardi e della voce “Risorse naturali e ambiente” che tra la dotazione originaria di 356,4 miliardi e l’aggiunta dei 17,5 miliardi raggiunge la quota di 373,9 miliardi.
Tirando le somme si avrà che sui 1.824,3 miliardi complessivi del Quadro Finanziario Pluriennale EU 2021-2027 ben 1.473,6 miliardi, saranno destinati alle tematiche ambientali e al welfare che ne potrà conseguire.
Cosa sta a cuore particolarmente a Rete Wigwam?
E’ oramai chiaro che una globalizzazione solo del business senza essere accompagnata da quella dei diritti, dell’equità, della solidarietà e, di conseguenza, del rispetto e della salvaguardia dei patrimoni culturali peculiari delle Comunità Locali porta solo a disastri. Perciò riteniamo, che sia necessario riscostruire un equilibrio mondiale, ed in esso continentale, e poi nazionale, fino a scendere in tutti i territori ed essere fatto proprio dai popoli che compongono il puzzle dell’ecosfera, non più basato sul paradigma del massimo profitto a qualunque costo. Un costo in massima parte pagato dai più, a favore di una ristretta cerchia di privilegiati sempre più ricchi.
E’ evidente che non solo l’ambiente vada collassando, ma anche la tenuta sociale sia a forte rischio, in specie nei paesi liberi e con regimi democratici.
Serve perciò cogliere l’occasione della NextGenerationEU per porre le basi per un nuovo umanesimo che metta le persone e l’ambiente, e le comunità coi loro habitat al centro dello sviluppo.
Ovvero, serve impiegare queste risorse affinché la transizione non sia solo asetticamente e finanziariamente ecologica bensì anche sociale, ricostruendo le condizioni che facilitano la coesione delle comunità locali, restituendo loro la dignità culturale dell’identità e l’orgoglio di sentirsi parte di una famiglia umana inclusiva e solidale.
Altre voci del Quadro Finanziario Poliennale, riguardano investimenti come “Mercato unico, innovazione e agenda digitale” ed anche “Vicinato e resto del mondo” che in parte potranno concorrervi. Come, ad esempio, la digitalizzazione e le telecomunicazioni che faranno sì che sia sempre più facile, evitare l’inurbamento forzato da necessità di studio, lavoro, accesso ai servizi. Questo solo per citare uno dei tanti aspetti.
E poi, dobbiamo saper leggere i segnali che l’ambiente ci manda, un po’ per castigarci, un po’ per insegnarci. Come, ad esempio, lo straordinario innevamento delle nostre montagne, determinato in parte da squilibri climatici sempre più frequenti e imprevedibili e dall’altro dal rallentamento dell’impatto delle attività umane a livello planetario. Innevamento che in condizioni di normalità avrebbe rappresentato una manna per l’economia, che invece si è tradotto in beffa per le comunità locali della montagna, per l’assenza, causa lock down, delle normali presenze turistiche rappresentate dagli amanti della neve e degli sport invernali.
*Presidente di Rete Wigwam