Come vincere la sfida idrica e debellare la fame nel mondo

editoriale del 2.12.20 di Giovanni Cecconi*

Il rapporto FAO sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura ben inquadra la minaccia incombente della scarsità d’acqua, indicando chiaramente le strategie per raggiungere il secondo obiettivo di sviluppo sostenibile “Fame Zero” fissato dalle Nazioni Unite, attraverso un uso sostenibile dell’acqua in agricoltura da qui al 2030.
Nei paesi meno sviluppati ancora il 74 percento delle popolazioni rurali non ha accesso ad un’acqua potabile sicura mentre in altri paesi vi e’ un prelievo pro capite di circa 20 volte superiore ai valori minimi. Sono 91 i paesi che dispongono di piani nazionali per l’acqua potabile nelle zone rurali, ma soltanto 9 hanno erogato risorse finanziare per metterli in atto. Inoltre il 41% dell’irrigazione delle terre avviene con pregiudizio per gli ecosistemi che forniscono funzioni indispensabili per la vita.
Tre miliardi di persone vivono in zone agricole in grave carenza idrica con gravi costrizioni. Infatti negli ultimi vent’anni le riserve di acqua dolce sono diminuite di oltre il 20%, e sara’ necessario produrre di più con un minor dispendio di acqua, soprattutto nel settore agricolo, che è il principale consumatore d’acqua.
Come fare per tutelare la sicurezza alimentare e la nutrizione, contribuendo cosi’ al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile?
La soluzione consiste nel generale miglioramento della gestione delle risorse idriche, con istituzioni responsabili e capaci di garantire il diritto sull’acqua, attraverso l’integrazione degli usi alla scala di bacino ed il monitoraggio con pratiche di contabilità e verifica. Oggi sono ancora relativamente rari i mercati che prevedono la vendita dei diritti di gestione delle risorse idriche, mentre solo con un mercato regolamentato si può garantire una distribuzione efficiente ed equa dell’acqua, promuovendone al tempo stesso la conservazione.
Dal punto di vista tecnico si rende necessario:
a. investire nella captazione e nella conservazione delle acque per le zone irrigate con apporti naturali e la modernizzazione dei sistemi irrigui esistenti
b. migliori pratiche agronomiche, tra cui l’adozione di varietà colturali resistenti alla siccità e la riduzione delle perdite e dell’evapotraspirazione
c. riduzione degli sprechi nella captazione e distribuzione e gli usi impropri con sistemi di tariffazione e assegnazione delle risorse idriche in quote, al fine di garantire un accesso equo e sostenibile.
Il conseguimento degli impegni internazionali assunti di “Fame zero”, è ancora possibile, se si garantirà un uso sostenibile dell’acqua dolce superficiale e dell’acqua di pioggia che concorre ad oltre il 70% della risorsa idrica in agricoltura. Le raccomandazioni FAO di 30 anni fa continuano a essere valide: maggiore efficienza irrigua e la nuova sfida dell’acqua piovana la cui variabilita’ e quantita’ e’ condizionata dal cambiamento climatico in atto. La pioggia infatti e’ capace di condizionare oltre l’80% dei terreni coltivati e il 60% della produzione agricola mondiale!
“L’acqua dovrebbe essere riconosciuta come un bene con un suo valore e prezzo,” in quanto la gratuità spesso crea gravi sprechi, mentre un prezzo che rifletta il valore reale dell’acqua invia un chiaro segnale di consumo oculato. Al tempo stesso risulta fondamentale assicurare un sostegno di tipo politico e amministrativo per garantire un accesso all’acqua efficiente, equo e sostenibile per tutti.
I piani di gestione delle risorse idriche devono essere adattativi e focalizzati sui problemi, soprattutto per le popolazioni povere delle zone rurali che possono trarre enormi benefici dall’irrigazione con metodi innovativi e si prevede che tra il 2010 e il 2050 le superfici irrigue possano aumentare fino a più che raddoppiare nell’Africa subsahariana, con potenziali vantaggi per milioni di abitanti.
In Asia la diminuzione dei sistemi irrigui superficiali realizzati su vasta scala tramite finanziamenti statali ha spinto gli agricoltori ad attingere direttamente alle acque freatiche, sottoponendo tali risorse a una pressione eccessiva. Per risolvere queste criticità sarà necessario investire nella modernizzazione dei sistemi irrigui obsoleti e nella gestione efficacie.


*Giovanni Cecconi è direttore di Wigwam^ Venice Resilience Lab e International Climate Change Network, una Associazione Nazionale di Protezione Ambientale riconosciuta da Ministero Ambiente

Questo il link alla pagina della Fao in cui è visionabile il documento commentato da questo editoriale
Questo il link alla pagina con il video su Iafue PerlaTerra andato in onda dal minuto 30.33 del notiziario dalla Terra