A commento di quanto accaduto a Bruxelles nei giorni scorsi, sicuramente si può affermare che il Parlamento Europeo e il Consiglio AgriFish con le loro posizioni sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) hanno decretato una battuta di arresto del percorso di attuazione del Green Deal europeo e rallentato il percorso verso un’agricoltura ecologicamente più sostenibile e quindi il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti nell’Agenda 2030. I ministri dell’agricoltura dell’UE hanno infatti adottato una posizione sulla prossima Politica Agricola Comune (PAC) che demolisce la proposta della Commissione UE e nello stesso momento la maggioranza dei membri del Parlamento Europeo hanno votato emendamenti peggiorativi della proposta di riforma della PAC.
Considerando che oggi l’agricoltura rappresenta più del 10% delle emissioni prodotte in Ue quello sarebbe stato un passaggio cruciale verso una direzione positiva del Green Deal europeo per l’attuazione delle strategie UE Biodiversity e quelle di Farm to Fork tanto sbandierate come innovative e decisive per un cambio di direzione verso la lotta contro la crisi climatica, che invece rischiano di andare in fumo.
Il Green Deal voluto dalla Commissione Europea aveva definito una nuova strategia di crescita sostenibile e inclusiva per stimolare l’economia, migliorare la salute e la qualità della vita delle persone, prendersi cura della natura e non lasciare indietro nessuno. Il Green Deal avrebbe dovuto contribuire a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 favorendo un nuovo modello di business verde che avrebbe dovuto riguardare anche l’agricoltura per eliminare la CO2 dall’atmosfera e contribuire all’obiettivo della neutralità climatica e ricompensate anche attraverso i fondi della Pac.
L’accordo comunque ora andrà negoziato in trilogo tra la Commissione, Parlamento europeo e Consiglio UE e speriamo che siano recuperati, anche se in parte, quegli sforzi fatti dalla Commissione Von Der Leyen per garantire la transizione ecologica e che la PAC preveda azioni per rendere fattibili le strategie Farm to fork e Biodiversità che avrebbero come obiettivi: raggiungere una quota di almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette, trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità, ridurre entro il 2030 del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% quello dei fertilizzanti, ma anche tagliare del 50% i consumi di antibiotici per allevamenti e acquacoltura, far aumentare del 25% delle superfici coltivate a biologico ed estendere ulteriormente l’etichetta d’origine sugli alimenti. Di fatto, però, il quadro che si va delineando è molto diverso .
Altrimenti, per evitare la totale incompatibilità di questa PAC con gli impegni assunti per l’ambiente, il clima e la biodiversità e vedere un terzo del bilancio 2021-27 della UE sprecato verso un politica agricola in contrasto con il Green Deal, non resta che ritirare l’attuale proposta e riformularla in altri termini che tengano conto degli impegni ambientali e sociali assunti e necessari per un cambiamento dei modelli produttivi della nostra agricoltura .
Va pure considerato che La Pac rappresenta ben 1/3 del bilancio dell’Unione e le sue risorse (circa 350 miliardi di euro previsti nel prossimo bilancio 2021-2027) impatta direttamente o indirettamente sulla condizione di vita di milioni di aziende
La nuova Pac doveva tenere in considerazione vari ambiti. Tra questi, sicuramente garantire la sicurezza alimentare, contribuendo a migliorare la risposta dell’UE alle nuove esigenze della società in materia di alimentazione e salute con una agricoltura sostenibile e del benessere animale, con una nutrizione più sana ed evitando gli sprechi alimentari.
Ma così non è stato:
Non lo è stato per l’agro-ambiente, infatti è stato individuato un budget assolutamente insufficiente per gli ecoschemi e le misure agro-ambientali (non solo: il Consiglio vorrebbe anche che i finanziamenti non impiegati con successo negli eco-schemi nei primi due anni (2023 e 2024) possano essere riassegnati comunque ai pagamenti diretti normali, non condizionati ai programmi agro-ambientali).
Inoltre il sistema degli eco-schemi fa riferimento a pratiche ecocompatibili piuttosto che ai sistemi agroecologici che meglio si coniugherebbero con i temi della sovranità alimentare con il rischio pure di vedere maggiormente premiata l’agricoltura intensiva tecnologicizzata delle grandi aziende che dispongono di forti disponibilità finanziarie.
Tra le condizionalità la sola nota positiva quella della “condizionalità sociale”, ossia l’azzeramento dei fondi a quegli agricoltori che non concedono giusti contratti di lavoro.
Gli aiuti si concentreranno sui grandi come oggi (l’80% degli aiuti va al 20% delle aziende, le più grandi ) e quindi si favorirebbe una agricoltura intensiva ed industriale visto che i pagamenti per ettaro favoriscono nettamente le grandi aziende a scapito delle piccole e medie, e si penalizzano tantissimo i piccoli agricoltori e allevatori (solo il 6% dei fondi sono riservati a piccole e medie imprese che infatti sono in forte e costante declino da molti anni .
Non modificando, o non correggendo con altri parametri, questo meccanismo, la tendenza alla concentrazione delle terre agricole dell’Ue nelle mani di pochi grandi proprietari continuerà inevitabilmente. Un fenomeno paradossale per la Pac, che ha come obiettivo primario, insieme all’autosufficienza alimentare dell’Ue, il sostegno al reddito degli agricoltori e il loro mantenimento in attività, in un settore in cui le aziende più piccole (meno di 5 ettari) rappresentano i 2/3 del totale Dati Eurostat dicono che fra il 2005 e il 2016, il numero delle imprese agricole nell’Ue è diminuito di circa il 25%: sono scomparse 4,2 milioni di aziende, l’85% delle quali disponeva di meno di 5 ettari di terre agricole .
Sulla carta ed anche dalle proposte della Commissione la Pac avrebbe dovuto essere ben altra ed invece ora resta la speranza di molti e l’invito anche attraverso l’hashtag #WithdrawTheCap che la Commissione ritiri questa proposta e si inizi un dialogo costruttivo per rendere la PAC più equa e sostenibile ed al passo con i desideri dei tantissimi cittadini europei che hanno salutato la svolta del Green Deal come interpretazione delle loro volontà verso un futuro possibile anche per le nuove generazioni.
Contrariamente a quanto richiamato dal Trattato della UE in tema di coesione economica, sociale e territoriale dell’UE che indica una particolare attenzione alle zone rurali” , in questo modo si mette a repentaglio anche la tenuta dei territori e delle comunità locali rurali che sono contraddistinte dalle piccole dimensioni della sua agricoltura ma anche dalla sua grande qualità ed unicità, che sono le componenti di paesaggi rurali agroecologici e sociali altrimenti impossibili e si rischia la desertificazione di intere aree a cominciare da quelle montane.
editoriale del 6-11-2020 di Efrem Tassinato*
- Efrem Tassinato, giornalista – Direttore Resp. Wigwam News – Resp. Segret. Naz. UNAGA (FNSI) – Cons. Naz. FNSI – Presidente Rete Wigwam