Il prezzo del latte? Venga costruito in base ai costi aziendali

Com. stampa – 14.6.20, Cagliari

La scorsa settimana è stata caratterizzata da notizie in controtendenza – rispetto all’ultimo anno di crisi – in arrivo dalla Sardegna: finalmente le cooperative di trasformazione hanno iniziato ad approvare i bilanci dell’annata trascorsa (2019), determinando i prezzi a cui il Latte ovino verrà saldato ai soci conferitori.
Informazioni incrociate da varie fonti lasciano prevedere che la maggior parte delle cooperative salderà attorno a un euro al litro, per il latte prodotto nella stagione 2018-2019.

Sulla questione è intervenuto ieri, domenica 14 giugno, Roberto Congia, presidente nazionale di Liberi Pastori (organizzazione nazionale aderente alla Confederazione Liberi Agricoltori) e componente della Presidenza Regionale di Liberi Agricoltori Sardegna.

«Liberi Agricoltori Sardegna e LiberiPastori», esordisce Congia, «colgono positivamente la chiusura della campagna 2018/19 (bilanci di chiusura riferiti al 31 dicembre ‘19) da parte di tantissime cooperative, con il prezzo del latte vicino ad un euro». «Resta però», ha aggiunto Congia, «il fatto che molti pastori si ritrovano con la campagna 2019 chiusa a0,74 euri/litro, un prezzo che purtroppo è lontano dal coprire i costi di produzione».
Restiamo dell’ idea che ci sia ancora molto da lavorare per raggiungere l’obiettivo del prezzo del latte ad 1,12 che è il costo di produzione riconosciuto da ismea per la produzione di un litro di latte. Siamo sempre convinti che i tavoli di trattativa e di formazione del prezzo del latte debbano essere fatti tra politica, industria e pastori in forma aggregata.
«Restiamo dell’idea», aggiunge il presidiente di Liberi Pastori, «che ci sia ancora molto da lavorare per raggiungere l’obiettivo del prezzo del latte ad 1,12 euro/litro, che è il costo di produzione indicato da Ismea per la produzione di un litro di latte ovino. Siamo sempre convinti che i tavoli di trattativa e di formazione del prezzo del latte debbano essere fatti tra politica, industria e pastori in forma aggregata».
Ribadiamo che il prezzo del latte vada formato in base ai costi di produzione e non a griglie di qualsiasi genere, così come prevedono leggi nazionali ed europee, che dicono che non si può produrre in forma di dumping.
«Ribadiamo», incalza Congia, «che il prezzo del latte debba essere formato in base ai costi di produzione e non a griglie astratte di qualsiasi genere, come prevedono leggi nazionali ed europee, che ricordano che non si può produrre esercitando dumping».
«Continuiamo a chiedere che la politica si preoccupi di fare leggi che favoriscano l’aggregazione del latte in maniera da avere una contrattazione tra industriali e pastori più organizzata, pensiamo a due o tre centrali in Sardegna che favorite da leggi e indirizzate da oilos gestiscano quel 40% di latte fuori dal mondo della cooperazione che oggi è il vero problema nel crollo del prezzo del latte perché in mano a pochi industriali e tantissimi pastori che non sono in forma aggregata».
«Continuiamo a chiedere», prosegue Congia, «che la politica si preoccupi di fare leggi che favoriscano l’aggregazione del latte in maniera da avere una contrattazione tra industriali e pastori più organizzata. Pensiamo a due o tre centrali in Sardegna che, favorite da leggi e indirizzate da Oilos (Organizzazione Interprofessionale Latte Ovino Sardo, ndr), gestiscano quel 40% di latte fuori dal mondo della cooperazione che oggi è il vero problema nel crollo
del prezzo del latte perché in mano a pochi industriali e a tantissimi pastori che non operano in forma aggregata».
Chiediamo che vengano fatte leggi che finanzino la nascita delle centrali latte e regolamentino la circolazione del latte tal quale ( chi nasce e viene finanziato per produrre formaggio deve produrre formaggio, chi viene finanziato peraggregare il latte deve commercializzare il latte).
«Chiediamo», aggiunge il presidente di Liberi Pastori, «che attraverso apposite leggi si finanzi la nascita delle Centrali del Latte e si regolamentino la circolazione del latte tal quale, vale a dire che chi nasce e viene finanziato per produrre formaggio dovrà produrre formaggio; mentre chi viene finanziato per aggregare il latte deve commercializzare il latte».
Siamo preoccupati inoltre per l’aumento di produzione di pecorino romano per effetto anche del rallentamento della vendita dei formaggi molli dovuto al covid 19. Come avevamo denunciato già nel mese di marzo bisogna studiare ammassi e interventi straordinari che mirino a non destabilizzare i mercati (che oggi vanno bene) con un crollodel prezzo del romano, e di conseguenza del latte, nell’autunno del 2020.
Il presidente di Liberi Pastori si dice poi preoccupato «per l’aumento di produzione di Pecorino Romano, anche per effetto del rallentamento della vendita dei formaggi molli dovuto al Covid-19». «Come avevamo denunciato già nel mese di marzo, bisogna studiare ammassi e interventi straordinari che mìrino a non destabilizzare i mercati (che oggi vanno bene) con un crollo del prezzo del “Romano” e, di conseguenza, del latte, nell’autunno del 2020».
Siamo sempre più convinti che il prezzo del latte debba essere formato sui costi di produzione e non dal prezzo del formaggio sul mercato e, comunque, se si prende a riferimento il prezzo del formaggio, dovrebbero essere presi in considerazione tutti i tipi di formaggio prodotti e non solo il pecorino romano. Soprattutto presi in considerazione i
prezzi applicati dalla gdo e redistribuiti eticamente tra produttore, trasformatore e gdo.
«Siamo sempre più convinti e ribadiamo», conclude Congia, «che il prezzo del latte debba essere formato sui costi di produzione, e non partendo dal prezzo del formaggio sul mercato e che – nel caso in cui si prenda come riferimento il prezzo del formaggio – dovrebbero essere presi in considerazione tutti i tipi di formaggio prodotti e non solo il
Pecorino Romano. E che soprattutto si prendano in considerazione i prezzi applicati dalla Gdo, redistribuendo eticamente gli utili tra produttore, trasformatore e Gdo stessa.