L’Europa si muove verso il New deal. E l’italia?

L’Europa impone delle regole molto avanzate per evitare la produzione di rifiuti dell’economia fossile lineare verso una economia solare e circolare.

L’UE ha adottato nel 2008 una Direttiva Rifiuti avanzatissima che prevedeva nuove regole per una gerarchia virtuosa del trattamento dei rifiuti secondo cui vanno vengono politiche Innanzi tutto di  Riduzione dei rifiuti, poi di Riuso e poi di Riciclo. Quarto e quinto (e in via di eliminazione) l’incenerimento e lo stoccaggio in discarica.

il 4 luglio del 2018 poi, l’Unione Europea ha adottato 4 direttive note come “Pacchetto Economia Circolare”. Le direttive dovranno essere percepite dai rispettivi paesi membri entro il 5 Luglio 2020.

Le nuove direttive modificano a loro volta altre 6 direttive riguardanti i rifiuti (2008/98/Ce), gli imballaggi (1994/62/Ce), le discariche (1999/31/Ce), i rifiuti elettrici ed elettronici (2012/19/Ue), i veicoli fuori uso (2000/53/Ce) e le pile (2006/66/Ce).

L’obiettivo della CEE è chiaro: portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 55% entro il 2025 (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035). In parallelo è prevista la diminuzione dell’uso delle discariche che entro il 2035 dovrà essere inferiore al 10%

Per gli imballaggi la tabella prevede che il 65% sia riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030.

L’economica circolare voluta e promossa dalla UE prevede il coinvolgimento delle aziende per la realizzazione di prodotti con materiali nuovi e riutilizzabili. A breve e medio periodo, la EU cerca di ottenere una gestione degli scarti prodotti in modo responsabile, attraverso il riutilizzo ed il riciclo.

In Italia il recepimento delle direttive comunitarie comporterà la modifica dei seguenti provvedimenti:

  • Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 (cd. “Codice ambientale”, recante norme, tra le altre, in materia di acque, imballaggi e rifiuti);
  • Dlgs 13 gennaio 2003 n. 36 (attuazione direttiva 1999/31/Ce in materia di discariche di rifiuti);
  • Dlgs 24 giugno 2003 n. 209 (attuazione direttiva 2000/53/Ce in materia di veicoli fuori uso);
  • Dlgs 20 novembre 2008 n. 188 (attuazione direttiva 2006/66/Ce in materia di pile);
  • Dlgs 14 marzo 2014 n. 49 (attuazione direttiva 2012/19/Ue in materia di Raee).

Nel 2017 nel nostro paese la raccolta differenziata ha raggiunto il 55% dei rifiuti prodotti, con il Veneto regione principe del riciclo, con il 73,6% dei rifiuti finiti alla raccolta differenziata.

A livello europeo, dal 2014 diversi paesi europei non hanno portato rifiuti in discarica. Tra questi, quelli virtuosi sono stati: Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia.

Le nuove direttive europee dovrebbero comportare un miglioramento per l’ambiente, con una riduzione delle emissioni di Co2. Al tempo stesso dovrebbe registrarsi un impulso positivo sull’occupazione, con almeno 500 mila posti di lavoro in più.

Nel piano dell’UE, poi, l’economia circolare dovrebbe diventare volano per l’economia dell’area euro favorendo, secondo stime del Parlamento Europeo, una crescita del Pil fino al 7% in più entro il 2035.

Ma l’Europa non si é  fermata qui. Con l’avvento della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen si fa un ulteriore passo avanti. Lo scorso 11 dicembre infatti, la Commissione  ha pubblicato il Green Deal europeo, ovvero il piano che dovrà portare l’Europa ad essere il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 e che prevede un pacchetto di proposte legislative, strumenti finanziari e piani d’azione in diversi settori. Pilastri del programma: arrivare alla riduzione delle emissioni di carbonio, favorire l’economia circolare e gli “investimenti verdi” in Europa.

In sintesi, gli elementi e le relative azioni legislative del documento:

  • azioni sul clima: a) una proposta di “legge sul clima” per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050; b) un piano globale per aumentare gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030;
  • una strategia energetica avanzata dell’UE, con particolare attenzione al verde e al digitale;
  • iniziative per stimolare i mercati per prodotti climaticamente neutri e circolari in settori industriali ad alta intensità energetica;
  • un nuovo piano d’azione per l’economia circolare in tutti i settori, che prevedrà in particolare:
  • eco-design e prodotti sostenibili: focus su settori ad alta intensità di risorse (tessile, edile, elettronico e plastica), mirare a ridurre significativamente gli sprechi (attraverso principi comuni di eco-design), istituire requisiti minimi per i prodotti che entrano nei mercati dell’UE, adottare obiettivi e misure per affrontare l’imballaggio eccessivo e la generazione di rifiuti, stabilire requisiti essenziali dei prodotti, creare un mercato unico, solido e integrato, per materie prime secondarie e sottoprodotti mediante contenuto riciclato obbligatorio (imballaggi, veicoli, materiali da costruzione e batterie) e creare un modello per la raccolta differenziata a livello UE;
  • spedizioni di rifiuti: la Commissione ritiene che l’Europa dovrebbe ridurre l’export dei propri rifiuti fuori dall’UE, pertanto sono previsti interventi sul Regolamento relativo alla movimentazione dei rifiuti e azioni sulle esportazioni illegali;
  • plastica: seguire la strategia sulle materie plastiche del 2018 attraverso misure finalizzate a contrastare le microplastiche aggiunte a livello internazionale e i rilasci involontari di materie plastiche; sviluppare requisiti per garantire che tutti gli imballaggi sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030; sviluppare un quadro normativo per le materie plastiche biodegradabili e a base biologica; attuare misure sulle plastiche monouso;
  • batterie: adozione di atti normativi a sostegno del piano d’azione e dell’economia circolare.
  • riutilizzo: dare priorità alla riduzione rifiuti e al riutilizzo dei materiali; adottare misure per incoraggiare le imprese e i consumatori a promuovere prodotti riutilizzabili, durevoli e riparabili; implementare il sistema di informazione sui prodotti affidabili e verificabili attraverso l’introduzione di un passaporto elettronico dei prodotti riguardo l’origine, la composizione, la riparazione, la possibilità di smantellamento e trattamento a fine vita.
  • Questo non rappresenta  una novità  per alcuni paesi europei come Germania (dove vige il sistema di cauzione chiamato Pfand) o la Svezia con le sue banche del riuso. Ma per l’italia?