A nostro mizoun, in montagna

La situazione dell’agricoltura di montagna dopo l’abbandono dei relativi territori avvenuta negli anni 50-80 del secolo scorso è drammatica.
I coltivi, i prati, i boschi sono stati abbandonati per decenni alla spontaneità della natura che ha cancellato mille anni di paesaggi costruiti dall’uomo, sovente con fatiche immani.
Scompaiono i muretti a secco, fondamentali per l’agricoltura di montagna, il reticolo idrografico minore, i piccoli canali di irrigazione; il territorio abbandonato ora è “arato” dall’opera dei cinghiali, contenuti nel passato e quasi inesistenti. I pochi che passavano occasionalmente sul territorio finivano subito in pentola tanto era la fame….
Ad Ostana il problema del ritorno ad un minimo di agricoltura di montagna si è posto alle Amministrazioni appena l’emergenza “abbandono” è stata superata e i 5 residenti (per tutto l’anno) rimasti (a fronte dei 1200 degli anni 20 del secolo scorso) sono diventati una quarantina. La maggior parte famiglie giovani.
Non è stato facile favorire il ritorno delle attività agricole su terreni abbandonati, pieni di rovi e vegetazione infestante. E’ stata costituita una Associazione Fondiaria, raggruppando la gestione di oltre 200.000 m2 di terreni privati (una miriade di piccoli mappali purtroppo poche volte vicini) e una parte di questi (circa 10.000 m2, quelli più contigui) sono stati il nucleo che ha permesso a Serena di impiantare la propria attività agricola “l’orto di Ostana”.
Ora abbiamo finalmente un minimo di territorio (rispetto alle grandi estensioni del passato) con attività agricole. Questa esperienza si accompagna infatti a quella dell’agriturismo ”A nosto mizoun” che coltiva erbe officinali, ortaggi, ecc.
A nosto mizoun vuol dire A CASA NOSTRA (nella lingua occitana parlata ad Ostana)
Alla primavera continuano a salire le mandrie che stazionano su terreni privati e pubblici mantenendo pulito (non quanto vorremmo) il territorio.
I mandriani salgono per incassare i premi PAC e se questi finissero, sicuramente non salirebbero più aggravando la situazione ambientale.
Parimenti grave è la situazione dei nostri boschi; che boschi non sono in quanto invasi da rovi e lasciati alla spontaneità naturale. In certe zone, dove è favorito il frassino (che si riproduce con estrema facilità) si trovano in quattro m2 almeno 4-5 esemplari che crescono altissimi (alla ricerca di luce) e striminziti per mancanza di spazio.
In breve tempo muoiono e marciscono producendo CO2..
In Italia manca una vera e convinta politica forestale. Pur avendo quasi metà del territorio coperto da boschi ( o pseudo tali) importiamo quasi tutto il legname da opera (la terza voce nei valori dei prodotti importati).
Tutto quanto è riconducibile alla mancata politica nazionale nei confronti della montagna. In barba all’art. 44 della Costituzione.
L’ultima legge al riguardo è la cosidetta legge Carlotto che risale al 1997 (legge molto “avanti” per i tempi; peraltro mai applicata).
Ma la classe politica vede la montagna come un problema e non come una risorsa!

giacomo lombardo (Vice sindaco di Ostana)