Il sindacato degli agricoltori o è libero o è uno strumento della crisi e dei poteri forti.

iafue.perlaterra  del 20/4/20 | Editoriale di Angelo Candita

La Costituzione Italiana all’Art. 39 tutela la libertà sindacale e la possibilità di costituire associazioni finalizzate a proteggere i datori di lavoro e i dipendenti, all’interno dei luoghi di lavoro o all’esterno degli stessi.
Ma i sindacati agricoli oggi sono in grado di garantire la rappresentanza agli agricoltori? Sono in grado di interpretare la realtà e i nuovi bisogni che a gran voce si esprimono nelle campagne e dalle aziende agricole e che chiedono prospettive, più servizi, reti, innovazione’
A guardare la crisi che avanza e il peso incredibile della burocrazia che aumenta la risposta è semplice: i sindacati agricoli tradizionali, sempre più legati al potere come sempre sono stati nel passato, sono incapaci di assolvere alla funzione della rappresentanza in maniera autonoma almeno quanto sono incapaci di indicare le riforme che servono a chi lavora e gestisce la terra e produce il cibo.
Tra gli agricoltori, vi è un grande malcontento che a più voci cercano di far sapere alla politica che i Sindacati tradizionali agricoli non sono più credibili, sono soli, isolati ed impauriti. Lo dimostrano il pullulare di tante sigle perché la “MATERIA PRIMA” le aziende cercano di far notare il lento ed inesorabilmente contrazione delle stesse per le mancate attenzione a questo mando.
E’ giunto il momento di cambiare e rinnovare e mettere in campo un progetto che metta insieme gli agricoltori liberi e offra a tutto il mondo agricolo un’alternativa vera a quello della crisi.
Non partiamo da zero: nelle campagne italiane sono almeno due decenni che fuori dal nominalismo delle sigle sindacali storiche si sperimentano modelli, tentativi dal basso, movimenti di iniziativa e di lotta, iniziative di diverse natura e sta diventando sempre più possibile fare la sintesi.
Il segno che il cambiamento è già iniziato è il fatto della presenza sul territorio del sindacato che propone la Confederazione Italiana Liberi Agricoltori. Questo modello è la dimostrazione che è già il futuro perché è aperto alle reti, alle alleanze, perché propone progetti sul territorio con altri settori economici, come l’industria, l’artigianato, il mondo della manodopera e la società civile.
La Confederazione Italiana Liberi Agricoltori è il sindacato delle imprese che aderisce all’alleanza per l’agricoltura e per la sovranità alimentare che si candida ad essere un valido riferimento per le aziende agricole dinamiche, che vogliono innovare, e garantire il cibo sano al consumatore.
Molti imprenditori agricoli affrontano a viso aperto questo tema forti della dichiarazione dell’ex. Commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos quando lanciò l’allarme: “L’Europa dica senza mezzi termini che abbiamo bisogno dei nostri agricoltori. Ed ecco sembra ombra di smentita che l’ipotesi di molte aziende che le storiche professionali stanno vivendo la terza età e qualcuno addirittura ha sfondato il secolo.
La Confederazione Italiana Liberi Agricoltori lo ha detto già nel documento pubblicato il 02 aprile u.s.
“DAL COVID-19 DOBBIAMO IMPARARE LA LEZIONE”
“Nulla per l’agricoltura sarà più come prima e per LiberiAgricoltori questo è chiaro già oggi. È facile, per questo, capire che alla fine della pandemia tutto sarà peggio per quel che resterà dell’agricoltura italiana.
Sarà peggio perché la collusione che esiste tra un pezzo importante del sindacato agricolo e parte delle Istituzioni spinge per la creazione del sindacato unico e perché attraverso atti amministrativi alcuni lavorano per azzerare le libertà sindacali che oggi esistono.“
Vogliamo creare un’unica grande casa di campagna, ma ci sono forze magnetiche che respingono questa idea, perché, dove tutto tende alla globalizzazione, continua a farla da padrone il “politichese” che si intreccia con un linguaggio “sindacalese” che è diventato proprio delle storiche organizzazioni agricole le quali piene di orgoglio mantengono il loro essere divise, per detenere quello “zoccolo duro” che gli consente di stare a galla. Però ormai non sono più sufficienti i cappellini e le magliette simboli di distinzione e “divisione” che hanno conservato integri i loro colori dal giallo al verde ed anche turchese, che nel tempo hanno superato e che ancora in affanno cercano di superare barriere e tempeste.
Siamo sempre più convinti che l’articolo 39 con cui la Costituzione Italiana tutela la libertà sindacale vada rispettato, che la rappresentanza spetta alle imprese agricole perché l’Italia deve puntare alla sovranità alimentare. “Gli italiani hanno diritto di consumare il proprio latte, di mangiare la propria frutta e la propria verdura, hanno diritto ad avere un pane prodotto con le farine molite dal proprio grano.”