Dove sta il cambiamento?

Per oltre un secolo la mia è stata una famiglia di agricoltori per pura passione. Il primo di cui ho un ricordo nei racconti di mia madre, è il bisnonno. Siamo nei primi del novecento e il bisnonno, che di mestiere faceva l’architetto, dava in gestione a mio nonno una tenuta che possedeva alla Parrocchietta. Li mio padre, che era nato nel ’20, fa le elementari e diventa uno dei compagnucci della Parrocchietta, resi celebri da Alberto Sordi.Oggi li ci sono solo case ma in quegli anni era aperta campagna e ci si andava con il calessino.
Mio nonno, Ufficiale dei Bersaglieri e poi dirigente dell’INPS intorno agli anni 30 si “mette in proprio” e compra una azienda agricola in un paesino della provincia di Viterbo.
È l’agricoltura di una volta. In quei tempi in cui in casa c’erano maiali, conigli, polli, galline, oche, faraone e piccioni. Erano tempi in cui, anche in periodo di guerra, non si moriva mai di fame. Tempi in cui il sabato si partiva per andare a trovare nonno in campagna e si tornava con la macchina carica di un po’ di tutto.
Negli anni 70 l’azienda agricola finisce in mano ai figli. Tutti e due con un altro mestiere alle spalle ma che presto diventano pensionati per dedicarsi al terreno di famiglia a tempo pieno. Sempre meno animali grazie alla burocrazia, sempre meno frutta, un po’ di orto e al posto della vigna tante nocciole. All’epoca rigorosamente raccolte a mano, una per ognuna ma tanto utili quei giorni a farmi capire bene, pagato a cottimo e senza bisogno di un voucher, quanto bassa fosse la terra.
Ora avrete sentito tutti la storia che si raccontava sui figli dei contadini del dopo guerra. I più vispi studiavano e il meno vispo di tutti lavorava la terra. Bene deve essere vera perché mio fratello ha studiato da ingegnere e io sono diventato il primo in famiglia dopo almeno 4 generazioni a fare l’agricoltore di professione con tanto di ricca pensione…quando me la daranno.
Ora negli ultimi 42 anni ho visto cambiare il mondo. Siamo passati da una agricoltura che faceva reddito a una agricoltura che asciuga i risparmi delle famiglie messi su da tante generazioni precedenti.
Ormai siamo alla frutta. Il sistema agricolo così come si è evoluto ha generato il mostro dello sfruttamento di chi lavora in campagna e poco importa se sia padrone o operaio. Basta fare un giro nella GDO per capire cosa è successo. Pensate di andare alla Fiat e comprare una 500 per 1000 euro, è la stessa cosa che andare al supermercato e comprare l’anguria a 35 centesimi.
Solo che alla Fiat ti prenderebbero a calci mentre da noi al massimo le puoi mettere sotto al trattore, le angurie.
Insomma senza farla tanto lunga, politica e sindacato hanno prodotto un mostro che distrugge ogni giorno un pezzetto di quel poco che è rimasto in piedi di quella che trent’anni fa era una prospera agricoltura.
Oggi però c’è un governo del cambiamento e cosa succede? succede che per cambiare si va a discutere e prendere suggerimenti da chi ha prodotto il disastro di oggi.
È come se per fare una legge per combattere la mafia si andasse a chiedere a chi sta al 41 bis come fare per essere più efficaci nella lotta al crimine organizzato.
Qui ci dobbiamo capire bene.
L’agricoltura va bene così? Allora iscriviamoci tutti al sindacato che oggi ci dice anche quante pere si mangia un tedesco in tre giorni di vacanza in Italia e smettiamo di lamentarci.
L’agricoltura così come è oggi non va bene? Allora cerchiamo di farlo capire proprio a quelli che sono stati votati per cambiare anche in agricoltura.
Qui o si cambia tutto o l’agricoltura in Italia per come l’ho conosciuta sarà solo un ricordo.
Oggi il Governo Conte ha una occasione storica: rimettere in piedi l’agricoltura italiana.
Serve agli agricoltori, serve ai consumatori, serve all’Italia.
Basta si tolgano dalla testa che questo cambiamento si fa con chi l’agricoltura l’ha distrutta.
Il Ministro Di Maio e il Ministro Centinaio devono avere la capacità di perdere tempo due mezze giornate in casa di due agricoltori che non abbiano bandiere fuori alla porta e avranno tante di quelle proposte da far lavorare il Parlamento per due anni.
Per fare le stesse cose che già faceva Martina non c’era bisogno di fare tutto questo casino.
Speriamo che Movimento 5Stelle e Lega se ne rendano conto presto. Per fare la fotocopia del PD era meglio tenerci l’originale almeno avevamo chiaro quale fosse la faccia del responsabile del colore dei nostri conti in banca.

Furio Venarucci