Grano Cappelli alla bolognese «Nessun furto al foggiano»

tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno (leggi articolo originale)

Con il grano “Senatore Cappelli” si produce una pasta di grande qualità e, da qualche anno, anche biscotti e altre tipologie di farinacei. Il consumatore ne sembra persuaso: è disposto a spendere qualche euro in più, ma in cambio sa di acquistare un prodotto che vale per quanto costa. La svolta sul mercato del “Senatore Cappelli” è testimoniata dal numero in assoluta crescita dei produttori che si affiancano a questo nobile seme: un tempo erano un gruppo elitario di 60-70 coltivatori, per un migliaio di ettari, quasi alla stregua di un manipolo di nostalgici. Da un anno la Sis, Società italiana sementi di San Lazzaro di Savena (Bologna), è stata autorizzata dal ministero a produrre il “Cappelli” in purezza chiudendo contratti per 15 mila ettari entro il prossimo anno e raddoppiando questa cifra tra due anni sulla base di accordi stipulati oggi. Una riscoperta inarrestabile.
Diversi produttori della provincia di Foggia si sentono però «defraudati» dall’escalation del grano Cappelli, forse per non averlo saputo valorizzare o semplicemente per non averci pensato. Ricordano, a tal proposito, come il “Senatore Cappelli” venne coltivato in purezza per la prima volta «oltre un secolo fa» (c’è chi dice 150 anni, ma sono un po’ di meno) a borgo Cervaro, nella culla di quello che diventerà il «Granaio d’Italia» (oltre 5 milioni di quintali l’anno). Nel corso di un’assemblea in Camera di commercio ai primi di aprile organizzata dal marchio Terre lucane, il parlamentare del Movimento 5Stelle, Nicola Lovecchio, aveva definito un «controsenso» la decisione di coltivare un seme di qualità come il grano Cappelli «lontano dal suo territorio di origine, perchè il clima in Emilia non è lo stesso che in Capitanata». Il parlamentare, esponente del movimento Grano Salus, se l’era presa anche con il ministero reo, a suo dire, di aver determinato un «regime di monopolio» in danno dei produttori agricoli. Parole che hanno suscitato la reazione del presidente della Sis, Mauro Tonello che replica così in questa intervista alla Gazzetta : «Dispiace che un neoeletto racconti bugie ai suoi elettori. Per Lovecchio avremmo impoverito gli agricoltori? Ma lo sa che noi oggi paghiamo 60 euro il quintale per il Cappelli convenzionale e 80 euro per il biologico? Posso assicurare che l’agricoltore questi soldi qui non li ha mai visti».

Ma secondo lei perchè oggi la Capitanata alza la voce?
«Guardi, il Senatore Cappelli prima che lo prendessimo noi veniva lavorato da altre due aziende private. Non c’era moltiplicazione in purezza, se non quella fatta dal Crea (i centri di ricerca in agricoltura: ndr). Noi abbiamo vinto nel 2017 un bando europeo e ci siamo messi subito al lavoro per sviluppare il seme non tra poche difficoltà».

Difficoltà di che tipo?
«Tutti i produttori di grano Cappelli si lamentavano della qualità del seme. Siccome sui mercati questo tipo di grano negli ultimi anni si sta diffondendo abbastanza sotto forma di pasta o altro, mi viene il sospetto che i produttori di Cappelli lo trasformassero di nascosto, intendo dire senza pagare le royalty, oppure semplicemente spacciavano qualcosa che non era».

Una truffa mascherata, par di capire. Ma oggi il Cappelli nasce in purezza solo a Bologna?
«Oggi la Sis moltiplica il grano Cappelli in Sicilia nello stabilimento Proseme, in Molise con il Cacs, in Sardegna con La Turra e in Umbria con il consorzio agrario dell’Umbria. Come vede siamo presenti da Nord a Sud e stiamo acquisendo nuove affiliazioni».

Quanto ai produttori invece qual è la geografia sulla diffusione del “Cappelli”?

«Attualmente i produttori certificati sono 550 in tutte le regioni e sommano la bellezza di 5 mila ettari. A Foggia abbiamo 9 aziende associate per 90 ettari, in Puglia complessivamente abbiamo 35 produttori di grano Cappelli e 450 ettari».

Ma gli agricoltori che producono Cappelli devono per forza affiliarsi a voi?
«Gli agricoltori vogliono stare con noi, ma non ne sono obbligati. Chi non firma venderà per cavoli suoi, oppure può dichiarare quanti quintali tenere in azienda. Ma chi vuol stare dentro la filiera s’impegna a contribuire agli studi scientifici sul Cappelli».
Che tipo di studi?
«Il grano Cappelli è oggetto di uno studio condotto dal policlinico Gemelli sui benefici per l’alimentazione umana. Stiamo cercando di capirci qualcosa di più. Come vede, stiamo facendo più noi per rilanciare il grano Cappelli che non chi l’ha custodito in oltre cent’anni di storia».

massimo levantaci