tratto da Gazzetta di Parma (leggi articolo originale)
Le risorse naturali della Terra? Ce le stiamo letteralmente mangiando! Nel 2017 abbiamo consumato più risorse naturali di quante il Pianeta fosse in grado di rinnovarne in un anno. A partire dal 3 agosto, infatti, abbiamo vissuto “a credito”, usando cioè risorse che non sono mai più state rimpiazzate. Buona parte delle stesse sono servite per produrre cibo, anche se poi 1/3 di quegli alimenti è stato gettato o sprecato generando circa l’8% delle emissioni globali di gas serra1. Così tante emissioni di gas serra che, se lo spreco alimentare fosse un Paese, vedrebbe solo Cina e Stati Uniti2 fare peggio. Lo spreco, però, è anche sinonimo di “sovrasfruttamento del territorio”, inteso come terra che viene usata per coltivare cibo che alla fine nessuno mangia. Ridurlo potrebbe far risparmiare fino a 1,4 miliardi di ettari di terreno (ossia il 30% della superficie agricola disponibile3). Ma questo fenomeno implica anche un danno sociale, che si ripercuote su alcune della grandi sfide che l’Agenda 2030 dell’ONU ci invita a vincere: dalla fame nel mondo alla produzione di reddito, fino alla crescita economica dei Paesi. Insomma, se vogliamo raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non possiamo non tener conto del modo in cui consumiamo e produciamo il cibo. E’ questa, in sintesi, la posizione della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), presentata in occasione della Giornata Mondiale della Terra in programma il 22 aprile.
“Produzione del cibo, sovrasfruttamento delle risorse della Terra e spreco alimentare sono elementi che ci separano dal raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Se vogliamo puntare alla “fame zero” non possiamo trascurare che l’impatto dello spreco alimentare, nei Paesi sviluppati, vale 222 milioni di tonnellate di cibo, quasi quanto la produzione alimentare disponibile dell’Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate4). Se vogliamo salvare le nostre acque, non possiamo non ricordare che lo spreco di cibo è anche responsabile di una perdita di acqua equivalente al flusso annuale del fiume Volga in Russia5. Insomma, se vogliamo migliorare e preservare il Pianeta in cui viviamo dobbiamo partire anche dal nostro rapporto col cibo, dal modo in cui lo produciamo e da quello che mangiamo”, spiega Ludovica Principato, ricercatrice Fondazione BCFN e ricercatrice Università Roma Tre.
IN ITALIA L’INDUSTRIA GETTA “SOLO” IL 2,3% DEL CIBO PRODOTTO, MA A LIVELLO DOMESTICO SPRECHIAMO TROPPO – Secondo la FAO, nel mondo, il 45% di frutta e verdura viene sprecato. Lo spreco avviene sia a livello industriale, a causa di fattori climatici e ambientali non favorevoli e di surplus produttivi; sia a livello domestico, perché compriamo troppo o non conserviamo bene i cibi. In Europa circa il 42%6 di quello che compriamo finisce nella spazzatura perché andato a male o scaduto prima di essere consumato. Eppure esistono Paesi che si stanno distinguendo per la lotta alla cattiva gestione del cibo. Secondo il Food Sustainability Index7, Francia, Germania e Spagna rappresentano le realtà che più di tutte hanno compiuto dei passi concreti nella riduzione di questo fenomeno. Di contro, Indonesia, Libano ed Emirati Arabi sono i Paesi che devono compiere i passi più importanti per superare questo problema.
L’Italia si distingue per i passi compiuti nella lotta allo spreco: confrontando l’Index 2016 con quello 2017, alla voce “Cibo sprecato (% della produzione alimentare totale del Paese)” – riferito alla filiera alimentare e non al consumo domestico – si è passati dal 3,58% del cibo gettato rispetto a quello prodotto, al 2,3% del 2017. Il merito è delle politiche messe in campo, come avvenuto con la Legge Gadda che ha semplificato le procedure per le donazioni degli alimenti invenduti e puntato al recupero di cibo da donare alle persone più povere. Gli sforzi maggiori andranno focalizzati, invece, sullo spreco domestico. Ogni anno gli italiani gettano in media 145kg di cibo pro capite, più di quanto potrebbe consumare mediamente in 1 anno una famiglia di 3 persone, mentre la frutta e gli ortaggi che gettiamo via nei punti vendita comporta lo spreco di più di 73 milioni di metri cubi d’acqua (usata per produrli), ovvero 36,5 miliardi di bottiglie da 2 litri8.
FOOD SUSTAINABILITY MEDIA AWARD: UN PREMIO PER RACCONTARE I PARADOSSI DEL CIBO
Ancora una volta, insomma, il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile passa anche dalle nostre scelte alimentari e dalla consapevolezza che tutti noi riusciremo ad acquisire in merito all’impatto che la produzione del cibo che mangiamo ha sull’ambiente. Ecco perché il Barilla Center for Food & Nutrition ha lanciato, in collaborazione con la Fondazione Thomson Reuters, il Food Sustainability Media Award, l’iniziativa che premia giornalisti, blogger, freelance e talenti emergenti che hanno saputo dare visibilità ai paradossi del sistema alimentare, proponendo soluzioni concrete per rendere più sostenibili le nostre scelte in fatto di cibo. Il premio si divide in due categorie: giornalismo scritto e multimedia (video – corti e animazioni – audio e foto). Per ogni categoria, verranno premiati un lavoro inedito e uno già pubblicato che vinceranno rispettivamente 10.000 euro e un corso di media training sulla sostenibilità alimentare organizzato dalla Fondazione Thomson Reuters. I lavori inediti vincitori verranno anche pubblicati sui siti della TRF e di BCFN, oltre a essere distribuiti attraverso l’agenzia di stampa Reuters che conta circa 1 miliardo di lettori. Tutti i lavori finalisti saranno candidati al “Best of the web” e scelti direttamente dal pubblico. Si possono presentare i lavori dal 15 gennaio al 31 maggio 2018 iscrivendosi al contest sul sito del Food Sustainability
1 CAIT, 2015
2 FAO, 2014
3 FAO, 2013
4 Gustavsson et al., 2011
5 FAO, 2013
6 Intelligence Service 2010
7 Indice sviluppato da BCFN in collaborazione con l’Economist Intelligence Unit che analizza la sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi rappresentanti l’87% del PIL globale e 2/3 della popolazione mondiale
8 Fonte : FAO