Bisaccia. ‘Un’altra Agricoltura è possibile?’ contributo di Michele de Gianni.


Bell’incontro ieri a Bisaccia organizzato dalle due associazioni “Liberi Agricoltori” e “Altragricoltura”: la prima è una confederazione nazionale che eroga servizi alle imprese agricole associate, la seconda è un movimento, sempre a carattere nazionale, che si batte per affermare un modello di agricoltura fondato sul principio della “sovranità alimentare”, cioè il diritto, per gli agricoltori, di decidere come produrre e commercializzare i propri prodotti in piena autonomia, senza essere strozzati da modelli di filiera agroalimentare che, invece, azzerano di

fatto la capacità delle imprese agricole di sopravvivere dignitosamente. Vi racconto brevemente di cosa si è parlato: ovviamente questo è il mio resoconto, necessariamente limitato ai punti a mio avviso più importanti, ma chiunque voglia inserire i propri commenti si senta libero di farlo. Alla fine mi permetterò di aggiungere alcune considerazioni personali di carattere più politico che, credo, ognuno di noi possa liberamente proporre. Il post è un po’ lungo, ma, per spiegare bene le cose, bisogna scrivere, non ci sono scorciatoie.

Il tema centrale della discussione è stato la CRISI DEL SISTEMA DI PRODUZIONE AGRICOLA, che sta riducendo sempre di più i redditi di chi coltiva il campo a favore, invece, del mondo della commercializzazione, che impone le regole del gioco e dietro il quale si palesano grandi interessi in evidente conflitto con il mondo agricolo, soprattutto quello costituito dalle aziende di piccola e media dimensione, come ce ne sono tante anche nel nostro territorio. Questa crisi, come raccontato dai relatori, è causata da diversi fattori: competizione dei nostri prodotti con quelli provenienti da altre aree del mondo, dove i costi di produzione sono molto più bassi rispetto ai nostri, ma anche normative e interessi che contrastano con le esigenze delle imprese agricole. Il caso emblematico proposto all’attenzione è stato quello del grano Senatore Cappelli, coltivato in diverse aree dell’Italia Centro-Meridionale, tra cui la nostra Alta Irpinia, in cui è presente un piccolo consorzio di produttori che, col proprio raccolto, produce e commercializza pasta. Ebbene, la distribuzione delle sementi del grano Senatore Cappelli, per un meccanismo legislativo di cui non sono in grado, in questo momento, di spiegarvi il principio, è stata recentemente affidata, in regime di monopolio, ad una sola società (SIS, Società Italiana Sementi). Chi, oggi, vuole coltivare il grano Senatore Cappelli deve obbligatoriamente comprarlo da tale società, accettando condizioni contrattuali che, di fatto, impediscono all’agricoltore finanche di poter disporre a proprio piacimento del suo raccolto. Non solo: a causa degli interessi che si sono manifestati dietro il grano Senatori Cappelli, la produzione si sta spostando verso l’Emilia Romagna. I nostri produttori, infatti, non riescono ad approvvigionarsi adeguatamente del seme; a peggiorare il quadro generale, si è aggiunto il notevole aumento dei prezzi del seme stesso.

Una parte della discussione è stata dedicata anche al cosiddetto MADE IN ITALY dei prodotti agricoli, nei quali, a discapito del racconto che ci viene proposto dai mezzi di informazione, pare che siano sempre meno presenti prodotti italiani a favore, invece, di prodotti provenienti dall’estero.

I relatori hanno anche illustrato le iniziative in corso per contrastare il modello produttivo che, oggi, sta strozzando le imprese agricole. Oltre alle attività di denuncia (anche all’autorità giudiziaria) degli interessi illegittimi che favoriscono alcuni soggetti della filiera agroalimentare a discapito di chi produce, è in corso di definizione un percorso che porterà, nelle prossime settimane, alla costituzione della cosiddetta “Alleanza per la Riforma dell’Agroalimentare italiano”, con l’obiettivo di mettere al centro del modello produttivo la Sovranità Alimentare che, ripetiamolo, consiste nella rivendicazione, per le imprese agricole, dell’elementare diritto di decidere senza condizionamenti il proprio modello di produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli. La riforma proposta si basa su alcuni punti illustrati dai relatori, tra i quali uno dei più importanti consiste nell’esigenza di introdurre regole del mercato dei prodotti agricoli che tutelino gli interessi di chi produce. E’ stata altresì sottolineata l’importanza di sostenere con adeguata organizzazione le iniziative in corso, pena il rischio di soccombere sempre alle vecchie logiche.

Non mi soffermo oltre sugli interventi del pubblico presente all’incontro, tutti utili e interessanti, alcuni anche toccanti. Voglio solo aggiungere alcune considerazioni personali.
Tra pochi giorni si rovesceranno sui nostri terreni agricoli, largamente destinati alla coltivazione del grano, decine di quintali di pesticidi, che andranno ad aggiungersi alle tonnellate di concimi chimici già in corso di distribuzione. Ritroveremo questi prodotti nei cibi, nei terreni, nelle acque. Facciamoci allora qualche domanda:
-Ne vale la pena visti anche i risultati economici?
-Esiste un altro modello di agricoltura che unisca salvaguardia della salute e reddito?
-C’è un’organizzazione politica, di categoria o di cittadini che sta approfondendo questi temi concretamente e seriamente?
-Ci sono progetti che, scientificamente, con dati alla mano e con proposte concrete, dimostrino che è possibile uscire dallo schema “seminare il grano, consegnarlo al sistema dell’intermediazione, aspettare che venga definito da qualcuno il prezzo, prendere quattro soldi, ricevere il contributo integrativo ?”
-Si possono attivare altre filiere agroalimentari sul territorio in cui le imprese agricole possano contare davvero e guadagnare di più, producendo anche meglio dal punto di vista ambientale?
-Riusciamo a fermare definitivamente la speculazione che si è abbattuta sul nostro territorio, impedendo che venga ulteriormente aggredito?
-Riusciamo a dare ai nostri territori, in modo sistematico, senza improvvisazioni, una seria visione di lungo periodo nel settore agricolo?

Sono queste le riflessioni che mi ha regalato la giornata di ieri e che ho pensato di condividere con voi. Cercherò di approfondire questi temi nei prossimi mesi seguendo anche le iniziative delle due associazioni che hanno proposto l’incontro. Vi invito a fare altrettanto. E se qualcuno sta sviluppando esperienze in agricoltura che possano dare risposte concrete a queste e altre domande, le racconti senza indugi.

di Michele de Gianni