Crisi in Grecia: tra suicidi, campi di concentramento per evasori fiscali e apicoltura

fonte: PolisBlog (vedi articolo originale)

E’ lo Stato europeo specchio della crisi economica, ma anche il più corrotto. E’ la nazione che faticosamente cerca di uscire dalla bancarotta con misure talora impopolari, talora davvero originali e che vanno pure contro lo Stato di diritto. In una parola soltanto: è la Grecia. Che succede in quella che fu la culla della cultura antica? Da un po’ di tempo l’argomento è uscito dalle prime pagine di giornali e telegiornali. Eppure le cose continuano ad accadere.

Per esempio, il default e le misure drastiche del governo hanno fatto aumentare del 20 per cento i suicidi, così come gli omicidi. Creando un deterioramento costante della salute pubblica. Lo studio è dell’American Journal of Public Health: il tasso di mortalità da suicidio, in due anni, è aumentato del 22,2%. Nello stesso periodo – dal 2009 al 2011 – gli omicidi sono saliti del 27,6%. E’ aumentata poi la disoccupazione, dal 7,2% del 2008 al 22,6% dell’inizio del 2012. Numeri drammatici, come il budget a disposizione del ministero della Sanità, crollato del 23,7%. I tagli ai programmi di sostegno sanitario hanno toccato anche la distribuzione di preservativi e siringhe. Il tasso di infezione da Aids è aumentato del 57 per cento dal 2010 al 2011. Sono aumentati i casi di depressione, problemi mentali, abuso di alcol e droghe.
Basterebbero questi numeri per far capire in che stato di prostrazione sono Atene e dintorni. In più, ci sono le denunce degli insegnanti delle scuole di primo grado: “I bambini arrivano sempre più spesso a scuola affamati, cercano il cibo nella spazzatura o chiedono ai compagni gli avanzi della merenda”. La salute dei bambini è la discriminante per capire a che livello è sceso un Paese. Athena Linos, docente della facoltà di Medicina di Atene, ha denunciato come la Grecia, “in questo momento, sia agli stessi livelli di alcuni Paesi africani per quanto riguarda la diffusione della fame. Ne soffre circa il 10% degli studenti”. Numeri, percentuali. Come quelli del rapporto 2012 Unicef: il 26% delle famiglie greche fa una dieta economicamente debole.

Altro capitolo della crisi greca: l’odio verso gli immigrati che verrebbero a rubare il (poco) lavoro che rimane. Un caso, recente, su tutti. Duecento dipendenti del Bangladesh sono andati a chiedere al proprietario dell’azienda per cui lavoravano gli arretrati del salario; per tutta risposta, i sorveglianti hanno sparato su di loro, ferendone 30. Le violenze xenofobe sono ormai all’ordine del giorno, anche perché c’è chi cerca di cavalcare il nazionalismo, mai così sentito come in questo periodo di stenti. Sull’episodio appena descritto, anche il partito neonazista greco si è unito alla condanna, ma ha aggiunto: “Siamo anche contro chi assume lavoratori stranieri in nero sottraendo lavoro ai greci”.

Il governo, oltre alle misure di austherity, che fa? Il premier Antonis Samaras ha deciso di fare un regalo ai ricconi. La Grecia regalerà la residenza agli investitori non appartenenti all’Unione Europea che acquisteranno immobili oltre i 250mila euro. Oligarchi russi, sceicchi arabi e magnati cinesi si sono fiondati sulla nuova legge votata dal Parlamento a tempo di record. Il loro interesse è di poter affittare casa senza avere la grana del permesso di soggiorno, che avrà una validità di cinque anni, rinnovabile. Stratos Paradias, capo della confederazione dei proprietari di casa greca, ha applaudito: “Finalmente una boccata di ossigeno per il mercato immobiliare locale in grave crisi”. I permessi di residenza potranno consentire ai titolari, i loro coniugi e figli di età inferiore ai 18 di viaggiare liberamente – anche se non di lavorare – nello spazio Schengen per tre mesi consecutivi alla volta. Dimitris Kapsimalis, presidente della Confederazione delle imprese di costruzione, ha illustrato la situazione: “La crisi greca ha colpito mezzo milione di addetti e 12mila aziende del settore dell’edilizia”.

Atene, aderendo al piano di salvataggio da 172 miliardi di euro, concordato con Ue e Fmi, si è impegnata a raccogliere 2,6 miliardi di euro attraverso la vendita di asset quest’anno. Oltre alla messa sul mercato di partecipazioni di controllo di imprese statali, è stato messo in locazione o in vendita un gran numero di beni immobili appartenenti allo Stato. Tra questi, anche gli edifici ministeriali e i consolati esteri.

Come detto: la Grecia sta adottando anche provvedimenti che la mettono spalle al muro con le Associazioni per i diritti umani. Per contrastare l’evasione fiscale e per obbligare i suoi cittadini a pagare i debiti dello Stato, infatti, è stato deciso che basterà una cartella esattoriale non pagata per un importo di mille euro e si finirà in carcere. O meglio, in una caserma che per molti è un vero e proprio campo di concentramento. Il disegno di legge è allo stadio finale prima dell’approvazione. E parlando di tasse non pagate, come si può lasciare da parte Starbucks? In 10 anni ha incassato 244 milioni di euro senza pagare al fisco greco neanche un caffè. I 36 punti vendita sparsi per il Paese, nonostante l’attivo lordo di quasi 250 milioni di euro, al momento di fare denuncia dei redditi segnalavano sempre perdite (53 milioni in 10 anni). Al fisco, quindi, non era dovuto nulla. I guadagni venivano spostati nella capogruppo olandese, cui fanno capo tutte le attività di Starbucks in Europa. In Olanda la tassazione sui profitti d’impresa si ferma al 25% e, una volta tassate, le somme possono essere spostate in paradisi fiscali senza ulteriori prelievi. Tecnicamente è tutto legale, ma è un pessimo segnale in un momento in cui il Paese è affamato. Non tanto di caffè, quanto di risorse economiche.

Sapete cosa resiste in tutto cò, in Grecia? L’apicoltura. Per cui c’è grande interesse anche all’estero. Ogni anno, l’economica greca immette sul mercato 12 mila tonnellate di miele: il Paese è il secondo produttore al mondo. Tutti vogliono questi prodotti, compresa la pappa reale. I produttori greci ammettono: “Le condizioni ambientali e climatiche sono uniche, ecco perché il nostro miele è così richiesto in tutto il mondo”. Saranno le api a traghettare la Grecia fuori dalla crisi?