Tunisi, il Forum Sociale della dignità

fonte: inviatospeciale.com (vedi articolo originale)

L’edizione 2013 del Forum Sociale Mondiale si è tenuto recentemente a Tunisi. Nella precedente edizione di Dakar 2011 si decise per questo luogo in onore delle cosiddette “Primavere arabe”, che dalla Tunisia presero le mosse nel dicembre 2010.

Già questo era molto visibile nella manifestazione d’apertura. Il corteo, come sempre molto colorato e partecipato, con i tanti esponenti del cosiddetto movimento altermondialista, attivisti sui temi del lavoro, della crisi climatica, della sovranità alimentare, del Land Grabbing (accaparramento della terra, soprattutto in Africa da parte di stati, Cina in primo luogo, multinazionali, Fondi Sovrani ecc.) era tuttavia aperto dalla grande fotografia del giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi, protagonista della ‘rivoluzione’ tunisina che si è dato fuoco il 17 dicembre 2010 e dalla vedova dell’amato dirigente della sinistra tunisina Chokri Belaid, recentemente assassinato (ricordiamo che al suo funerale parteciparono un milione e 400.000 tunisini) e dalle madri dei giovani uccisi in questa rivoluzione. Le foto di Belaid e di queste giovani vite campeggiano ovunque.

E’ stato un Forum, denominato della “dignità”, soprattutto nordafricano, Maghreb e Mashrek assieme, e con la presenza dei soliti europei che possono pagarsi le spese di viaggio e di soggiorno. Pochi naturalmente gli attivisti provenienti dall’Asia, dall’America latina e dall’Africa subsahariana.

A Dakar la straordinaria partecipazione di donne e di giovani di quella parte dell’Africa fu decisiva. A parte i molti attempati attivisti europei, straordinari a loro modo per la esemplare continuità dall’attivismo politico degli anni sessanta e settanta, vecchia e nuova sinistra, non fa differenza, in partiti, sindacati e movimenti, ai movimenti sociali altermondialisti odierni, sempre straordinaria la presenza di donne e di giovani delle varie aeree in cui si tiene il Fsm. Che riflette naturalmente la condizione demografica, ma anche di diversa sensibilità politica, sociale, culturale, delle periferie del mondo, rispetto alle invecchiate generazioni occidentali.
Quindi un Forum, questo, un poco ridimensionato (si è detto di circa 45.000 partecipanti e di circa 4.000 organismi presenti) ma, per le ragioni dette sopra, significativo, importante. Con il solito problema dei tanti, troppi, seminari e workshops e con i problemi organizzativi connessi.

E’ umanamente impossibile avere un quadro d’assieme e ognuno può partecipare solo a qualche evento, a partire dai propri interessi e settori d’attività Tuttavia il Forum è l’occasione per creare relazioni, incontri, stringere accordi di collaborazione e creare reti mondiali. Questo il valore in primo luogo del Fsm.

La stampa locale ha insistito anche sul problema dei fondi elargiti da grandi Ong mondiali per sostenere le spese di questi grandi eventi (Oxfam in primo luogo), dalla Fondazione Friedrich Ebert (la fondazione della Spd tedesca), da “Pane per tutti” (chiese protestanti tedesche) e sembra ancora da Fondazione Ford.

Questo per dire del condizionamento che ne può derivare per attenuare il carattere fortemente alternativo del movimento. Soprattutto dopo il Fsm 2009 di Belem e a causa della devastante crisi economica mondiale, associata alla crisi climatica e ambientale, alla crisi della democrazia e alla crisi culturale entro questo stadio di sviluppo del capitalismo mondiale.

“L’Islam non è il problema, ma neanche la soluzione”, si è detto. Il problema è l’islam politico che ha il potere oggi in Tunisia e ancor più in Egitto con Morsi e con i Fratelli Musulmani, nel loro tentativo di avere il potere assoluto sulla politica e sulla società egiziane.

I fronti di opposizione sono altrettanto forti. Belaid, ad esempio, è riuscito, per la sua autorevolezza e per la sua capacità a creare il Fronte Popolare in Tunisia. In Egitto le sinistre stanno costruendo il Fronte di Salvezza, assieme a forze liberali e laiche. Il futuro è incerto e complesso. Tuttavia, si è affermato, le persone e i popoli cambiano le cose, ma al contempo il processo in atto cambia le persone e i popoli. Pensiamo al ruolo delle donne arabe in questi processi, prima impensabili.

Molta attenzione e molti seminari dedicati al tema del lavoro e del ruolo dei sindacati arabi, al tema dei migranti e dell’emigrazione (impressionante la striscia posta su una scalinata con i nomi dei 16.175 morti ritrovati, molti ‘ignoti’, in Mediterraneo tra l’Africa e le coste europee), alla questione della sanità privatizzata su scala mondiale, al problema delle cosiddette ‘grandi opere’, della finanza, del debito, del cambiamento climatico ecc.

Il penultimo giorno si è celebrata la Giornata della Terra. Non della Terra in generale, bensì di una terra particolare. Quella di Palestina, e del popolo espulso, espropriato, cacciato, con il ferro e con il fuoco. Una delle grandi tragedie del secolo scorso.

La manifestazione finale del Fsm di Tunisi è stata dedicata nuovamente alla Palestina. Possiamo comprendere quanta mobilitazione araba e tunisina per la causa palestinese e quindi del Fsm tutto. Con qualche infiltrazione salafita e jahidista nel corteo, come è avvenuto inevitabilmente nel campus universitario di Manar dove si svolgeva il Forum. In queste regioni l’Islam politico presenta una gamma vasta di articolazioni e di sostegno, a causa della disperante condizione materiale e culturale, di giovani e meno giovani.

Giorgio Riolo