tratto dal Messaggero (vedi l’originale)
Città del Vaticano – Lo scenario peggiore sta già bussando alle porte delle strutture caritative delle Chiesa. Papa Francesco lo sa bene e stamattina, alla messa a Santa Marta, ha sollevato il problema: «In tante parti si sentono gli effetti, uno degli effetti, di questa pandemia: che tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame, e purtroppo li aiuta il gruppo degli usurai. Questa è un’altra pandemia, la pandemia sociale: famiglie di gente che ha lavoro giornaliero, o purtroppo lavoro in nero, non possono lavorare e non hanno da mangiare, con figli. E poi gli usurai che gli prendono il poco che hanno».
La preghiera che ha invitato a fare (includendo anche gli usurai per la loro conversione) apre uno squarcio su quello che sarà l’andamento sociale della fase 2, con la chiusura di tante attività, la disoccupazione che non a tutti è assicurata, i sussidi che in tante situazioni precarie verranno negati perchè non previsti dalle regole.
Una situazione già vulnerabile fotografata l’anno scorso dalla Caritas di Roma che, considerate le prospettive sul fronte dell’occupazione, non potrà che diventare ancora più fragile, esponendo a difficoltà anche nuclei familiari che erano stati definiti da don Benoni Ambarus, il direttore della Caritas romana, degli equilibristi, gente che riusciva a far quadrare il bilancio restando perennemente sul piano inclinato del disagio, barcamenandosi e magari pagare persino regolarmente un mutuo.
Tutto questo adesso rischia di precipitare. E per tanti nuclei il ricorso a finanziarie al limite dell’usura è un vicolo cieco, entrando del gorgo del sovra indebitamento personale nella speranza di trovare una soluzione momentanea.
Dallo studio fatto dalla Caritas l’anno scorso risultavano a rischio povertà soprattutto gli anziani. L’indice di vecchiaia, che misura il numero di anziani presenti in una popolazione ogni 100 giovani, è passato dal 163,8% del 2016 al 166,2% del 2017 e al 170,2% del 2018.
L’altro indice di rischio povertà è quello economico. La quota delle persone con redditi fino a 35mila euro è pari all’80% dell’intera popolazione, così suddivisa: 40,1% da 0 a 15mila euro e un altro 40,1% tra 15mila e 35mila. Una situazione che si aggrava se prendiamo in considerazione le famiglie. A Roma quelle con figli minori e con redditi fino a 25mila euro rappresentano il 9,2% del totale. Nel caso di una famiglia monoreddito (25mila euro) con 2 adulti (di età compresa tra i 18-59 anni) e 2 bambini (di età tra i 4-10 anni), ha una disponibilità stimata netta di circa 21mila euro l’anno, cioè di circa 1.700 euro al mese per 4 persone (che nel caso di abitazione in locazione diventano effettivamente meno di mille euro).
L’Istat stima la soglia di povertà sotto i 1.541,25 euro mensili. Basta dunque niente e il rischio è cadere nel baratro. E la crisi evidente che si prospetta senza un paracadute sociale è dietro l’angolo.