fonte: 5minutiperlambiente.com ( vedi articolo originale )
L’acqua potabile è una delle risorse più scarse sul nostro Pianeta ma sembriamo non accorgercene e neanche sembra ci interessi. La maggior parte di noi è nato con l’acqua potabile in casa, sia calda sia fredda; acquistiamo merci prodotte con acqua ma non realizziamo questo uso continuo e costante che ne viene fatto e compriamo come assetati, pur non avendone bisogno. L’acqua si mangia e noi ne mangiamo tanta: almeno 3800 chilometri cubi di acqua dolce sono prelevati ogni anno in tutto il Pianeta e se nel 20125 avremo un miliardo di bocche da sfamare in più allora serviranno ancora altri 1000 chilometri cubi di acqua dolce all’anno pari a 20 fiumi come il Nilo. Su Mareeonline l’intervista a Francesca Greco e Marta Antonelli che hanno scritto L’acqua che mangiamo (ed. Edizioni Ambiente euro 25) in vendita dal 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua, che presenta appunto i costi ambientali e economici di quell’acqua virtuale che viene consumata per produrre merci ma che non viene mai conteggiata.
Spiega Francesca Greco:
I consumatori non sono sempre al corrente di cosa ci sia dietro quello che consumano, in particolar modo riguardo all’acqua che viene usata per la produzione dei beni. Per questo motivo ogni consumatore dovrebbe iniziare a conoscere la filiera alimentare dei prodotti che compra e con quale acqua è irrigato. Alcune aziende private stanno cercando di attuare una tutela idrica e già alcune organizzazioni internazionali, una su tutte le Nazioni Unite, applicano questo tipo di tutela soprattutto nel settore alimentare.
In ogni caso se volete sapere quanta acqua si consuma per produrre merci sappiate che, come riporta waterfootprint:
con 300 litri di acqua si ottiene 1 litro di birra
con 1000 litri di acqua si ottiene 1 litro di latte
2500 litri di acqua per avere 1 KG di riso
15400 litri di acqua per avere 1 KG di carne di manzo
10000 litri di acqua ci danno 1 KG di cotone
1600 litri di acqua per avere 1 kg di pane di grano
Certamente le industrie dell’agroalimentare e l’agricoltura dovranno iniziare a porsi il problema e anche noi consumatori iniziando a premiare quelle aziende e imprese che sul serio applicano progetti e programmi per ridurre l’uso e non solo lo spreco dell’acqua.