Vittoria – Nono giorno di sciopero della fame. Dopo l’arrivo dell’assessore regionale Tano Malannino, Tonino Messinese e Maurizio Ciaculli continuano la loro azione di protesta. Hanno rifiutato l’invito di Cartabellotta a sospendere lo sciopero della fame. La protesta prosegue. Ad oltranza. E quella tenda di piazza Sei Martiri, piazza Calvario, diventa il simbolo della battaglia del mondo agricolo del meridione.
Ieri, i sanitari del posto medico avanzato istituito dall’Asp 7 hanno visitato i tre e controllato le loro condizioni fisiche. I tre sono debilitati e sono stati effettuati i prelievi per le analisi di laboratorio. Non è escluso che si debba far ricorso agli integratori alimentari, o alle flebo. Da nove giorni, i tre si nutrono solo di the e caffè.
E per la giornata di domani, è prevista la seduta del consiglio comunale di Vittoria, sotto la serra divenuta ormai simbolo della loro battaglia. Malannino fa sapere di volersi recare in Chiesa, per la messa domenicale, nella chiesa della “Resurrezione”. “Dal Calvario alla Resurrezione – spiega – è ciò che speriamo per l’agricoltura siciliana!”
Cartabellotta ha ascoltato le richieste dei tre agricoltori, che non prendono cibo dalle 12 di giovedì scorso e l’analisi della situazione. Il Giuseppe Nicosia gli ha consegnato la delibera di giunta che assume i punti programmatici della battaglia promossa da “L’Altra Agricoltura”, poi Sebastiano Fortunato, presidente del consorzio di tutela del pomodorino di Pachino, Rosario Rinaudo, produttore, tra i promotori della raccolta di firme che sarà consegnata a Rosario Crocetta, Giuseppe Sgarlata, del movimento dei Forconi, Carmelo Criscione, di Confcooperative.
Poi Tano Malannino. “Siamo arrivati ad un punto di svolta: questa protesta non si fermerà. Ogni giorno tante aziende agricole chiudono e gli agricoltori sono disoccupati. L’agricoltore è l’anello debole della catena, destinato a morire e nessuno si occupa di lui. Noi siamo nel tritacarne e vogliamo rimanerci. Fino a quando qualcosa non sarà fatto”.
Cartabellotta ha detto di voler assumere Vittoria come piattaforma della nuova politica regionale, ha assicurato che si faranno gli opportuni controlli sul rispetto dell’accordo euro-marocchino, che è stato varato il 16 febbraio, nonostante si sapesse che avrebbe determinato la morte dell’agricoltura siciliana. Ma serve fare i controlli sui contingenti quantitativi, sull’indicazione dell’origine, sulla qualità e salubrità.
Cartabellotta ha invitato gli agricoltori a sospendere lo sciopero della fame. Ha ricevuto un diniego. La protesta va avanti e altri sono disposti a prendere il posto dei primi tre, se il loro fisico non dovesse farcela. Le aziende muoiono perché non producono più reddito ed i costi di produzione sono troppo alti rispetto ai prezzi di vendita del prodotto, che non riesce a reggere la concorrenza del Marocco, dove si produce a costi bassissimi.
E gli agricoltori non riescono a pagare i loro debiti. “Chiederò alla Serit di sospendere le procedure esecutive. In un momento di crisi, a chi serve far morire delle aziende e magari sequestrare dei trattori, togliere dei mezzi di lavoro e chiuderli in un garage? Questo è un momento eccezionale, bisogna assumere dei provvedimenti eccezionali. Non è nella competenza del governo, ma lo chiederemo con forza a chi di competenza”.
All’incontro erano presenti molti agricoltori, molti dei quali ormai senza un lavoro, le loro famiglie. C’erano alcuni rappresentanti del movimento dei Forconi. C’era il commissario della provincia regionale di Ragusa, Giovanni Scarso. C’erano anche alcuni sindaci: Luigi Ammatuna, di Pozzallo, Francesco La Rosa, di Niscemi, il vicesindaco di Comiso, Rosario Schembari, il commissario della provincia, Giovanni Scarso, i deputati regionali Giorgio Assenza (Pdl), Vanessa Ferreri (Cinque Stelle), Orazio Ragusa (Udc).