Le farine dei nostri giorni possiedono molto più glutine rispetto a quelle antiche.
La variazione proteica nella struttura del frumento, dovuta a diversi processi di contaminazione, è causa di tutta quella serie di disturbi, specialmente gastrointestinali, che si manifestano come sintomo delle intolleranze. Addirittura in alcuni panifici si utilizza un tipo di “farina di forza“, mix di diversi tipi di grano, che affatica ancora di più il lavoro del nostro intestino.
Il glutine, però, è presente in moltissimi alimenti, tra cui gli insaccati, pertanto le ripercussioni sulla dieta correttiva sono notevoli.
Si stima che in media una persona ogni cento soffra di celiachia. Il tipo di intolleranza al glutine maggiormente diffuso non è più quello che si manifesta nel periodo infantile, ma fa riferimento a quello che presenta uno sviluppo tardivo verso la fase adolescenziale o adulta. Inoltre, molto comuni sono le forme asintomatiche, ovvero quelle che non comportano la comparsa di sintomi particolari e che spesso si scoprono solo ed esclusivamente grazie a test sierologici specifici. Alcuni campanelli d’allarme, meno noti, ma utilissimi per la diagnosi, sono l’anemia, l’infertilità e/o l’osteoporosi. In ogni caso, l’unico intervento per il trattamento della celiachia è la dieta priva di glutine. A tal proposito quindi, sarà indispensabile eliminare la segale, l’orso, il farro e privilegiare un’alimentazione basata su verdura e cibi proteici non contaminati.
Ormai, a prescindere dalla patologia, è molto in voga adottare una dieta “gluten free” per favorire il processo di dimagrimento, pratica sconsigliata e senza alcun fondamento scientifico. Infatti, i prodotti senza glutine non son affatto ipocalorici, l’unico motivo per cui si nota una certa perdita di peso nei soggetti che soffrono di celiachia è la totale assenza di cereali nell’alimentazione.
Per non imbattersi nel rischio di inutili privazioni, sarebbe opportuno distinguere la “sensibilità” dalla celiachia o dall’allergia al grano. La gluten sensitivity non è una malattia, infatti, non comporta alterazioni nel sistema immunitario e non ha una componente genetica, anzi a volte risulta essere un disturbo temporaneo. Questo fenomeno colpisce soprattutto le donne e comporta alcuni dei sintomi più comuni della celiachia come gonfiore e dolore addominale, sindrome del colon irritabile, sonnolenza, cefalea e irritabilità. Per sintetizzare, una persona affetta da sesibilità al glutine riesce a tollerare piccole quantità di glutine senza riscontrare alcun problema, mentre, chi è affetto da celiachia si trova in presenza di una malattia autoimmune, pertanto il consumo di glutine causa dei danni al suo intestino interferendo con un normale processo di assorbimento dei nutrienti del cibo.
Proprio a causa della cattiva assimilazione di sostanze nutrienti indispensabili a garantire un normale funzionamento del nostro organismo, è importante effettuare una diagnosi prococe dellla malattia allo scopo di preservare la qualità della vita della persona celiaca. Infatti, comprendendone da subito la situazione sarà possibile adottare i comportamenti giusti per poter ripristinare lo stato di salute dell’individuo e permettergli di non affrontare in modo negativo quelle che non saranno rinunce ma piccole variazioni nelle abitudini.
Per fortuna, date le ultime tendenze sono in aumento luoghi che offrono alimenti senza glutine che permettono di non preoccuparsi di dover sacrificare la propria vita sociale.