Editoriale del 22.12.20 di Agelo Candita*
Sicuramente il settore oleario ha resistito meglio all’emergenza sanitaria, con un calo solo del 2% delle esportazioni di olio extravergine. La flessione quantitativa della produzione in termini di frutto –oliva – è accompagnata però da ottima qualità portando ad un recupero dei prezzi che l’anno scorso sono stati deludenti.
La produzione di olio di oliva anche nell’annata 2020, per via degli ulivi distrutti dal batterio, ha subito una forte riduzione in modo particolare nelle province salentine Brindisi – Lecce – Taranto.
Il crollo produttivo dovuto all’epidemia fito-santitaria ha subito un crollo incontrovertibile dal 2015 ad oggi, e gli olivicoltori sono praticamente senza reddito da circa 7 anni. Qui troviamo milioni di alberi di ulivo secchi, molti frantoi hanno cessato l’attività e svenduto i loro impianti in Grecia, Marocco e Tunisia. Più di 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, un crescendo che rischia di diventare irreversibile, se chi di competenza non decide di intervenire con strumenti adeguati tendando di recuperare il tempo perduto inutilmente, in molti casi finalizzato alla conservazione del consenso elettorale.
In tutto questo occorre fare più informazione e formazione per consentire ai consumatori di avere più conoscenza sul mondo dell’olio d’oliva. La Confederazione Italiana Liberi Agricoltori ritiene importante diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva fra i consumatori e nell’ultima direzione nazionale ha deliberato di supportare la crescita continua della filiera dell’olio d’oliva italiano.
Ma cosa succede in Italia.
Non solo in Puglia ma anche livello nazionale nel corso del 2020 si sono registrate percentuali di resa bassissime in frantoio ma con ottima qualità. Ma allora il grande problema produrre molto o poco? Puntare sulla quantità o sulla qualità? Grosso e annoso problema legato al reddito finale dell’agricoltore.
Di certo vi è che sia nel primo che nel secondo caso il prezzo lo determina il potere di spesa del consumatore. La forte disinformazione del cittadino mette nelle condizioni molti industriali di adeguare il prodotto alla richiesta. Una Normativa poco chiara nella fase di confezionamento fa registrare prezzi allo scaffale disomogenei pur avendo sulle etichette la dicitura “OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA” e poco evidente la provenienza del prodotto.
Occorre, secondo la Confederazione Italiana Liberi Agricoltori, individuare un equilibrio tra qualità e resa ma occorre rafforzare la formazione del consumatore. Chi non ha pretese sulla qualità del prodotto a scapito della propria salute, potrà sempre spendere poco, ma rimane sempre poco informato. Però se messo in condizioni di essere informato apprezzando la qualità dell’olio e gli effetti sulla salute, sarebbe disposto a spendere per poterla vere
*Angelo Candita è componente della Presidenza Nazionale di LiberiAgricoltori