fonte: agenord.it (vedi articolo originale)
Regioni “egemoni” nella tutela dei propri interessi e specificità, semplificazione e sburocratizzazione per le imprese, rapporto diretto e continuo con il territorio. Per fare sistema e puntare ad aumentare la redditività di un settore che non può più vivere di sussistenza. Poggia su queste basi il programma di governo che l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava ha presentato oggi in occasione della visita all’azienda agricola di Rota Pietro e Rota Luigi, presso la cascina S. Maria, a Villanova del Sillaro (Lo). All’incontro, oltre a rappresentanti del mondo agricolo, imprenditoriale e associativo, ha partecipato il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni. “Abbiamo un’agricoltura intensiva, che difendo, e non vogliamo averne altre – ha esordito Fava -. Intanto, perché non abbiamo le condizioni per un’agricoltura diversa da questa, ma soprattutto perché qui c’è chi sa fare questo mestiere e bene. Paghiamo lo scotto di una politica agricola debole in questi anni, come Paese. Credo che di tutto abbiamo bisogno tranne che di un ministro dell’Agricoltura, che faccia sintesi e che continui a mediare nelle trattive europee. Abbiamo un’agricoltura legata alla zootecnia, piuttosto che ai prodotti della terra, e questo dobbiamo salvaguardare. In una situazione diversa dagli altri Paesi europei. Ecco perché prima ancora dobbiamo fare la Macroregione agricola del Nord: è la necessità di dire che rappresentiamo i territori per aree omogenee. Da qui vogliamo partire”. “Domani incontrerò i quattro assessori delle Regioni del Nord – ha ricordato Fava -, poi estenderò l’invito all’Emilia, perché la grande pianura padana deve essere rappresentata in modo specifico. Stiamo parlando di un sistema geopolitico grande più del doppio della metà degli Stati. E l’aiuto alle imprese si concretizzerà in un contatto continuo col territorio. Oggi è il primo passo di questo viaggio. Non possiamo più mediare con agricolture che non hanno a che vedere con la nostra. Se il risultato, d’altro canto, è un miliardo e mezzo in meno di Pac che graverà sulle anticipazioni alle imprese, se l’altro grande ‘risultato’ è che abbiamo trasferito risorse dalle nostre colture intensive al greening, io a questa politica mi oppongo. Questi agricoltori non hanno bisogno di questo tipo di scelte”. “Le pesanti contrazioni sul mercato interno – ha detto Fava – indicano che le prospettive di sviluppo sono nell’export. A maggior ragione quando vediamo che l’agroalimentare ha fatto segnare una tendenza positiva rispetto agli altri settori”. “Il mio impegno, da qui alla fine dei cinque anni, è che non chiuda nemmeno un’azienda agricola – ha proseguito l’assessore -. E che il territorio resti una risorsa da salvaguardare, stop quindi al consumo di nuovo suolo: occorre che l’attività agricola diventi remunerativa e non più di pura sussistenza, non sarebbe giustificabile più un impegno di 365 giorni l’anno”.