Giornata intensa, quella di venerdi 20 novembre su radio Iafue, che ci ha restituito il racconto di un intreccio fra tanti problemi ambientali e la resistenza di realtà, reti, imprese contadine e di agricoltori che non si arrendono. Ci racconta, anche, di un’alleanza possibile (per certi versi obbligata) fra chi si batte per difendere l’ambiente e chi chiede la riforma agraria come sta avvenendo nel confronto annunciato fra i giovani di Friday For Future e Altragricoltura.
Un’alleanza possibile per creare uno spazio condiviso, delle saldature per tenere insieme le battaglie ecologiche e le battaglie per difendere la sovranità alimentare.
Come riuscire a creare una sinergia di questi due processi, a fronte dell’interesse da parte delle imprese agricole (e dei lavoratori) verso il capovolgimento che deve essere attuato nei processi produttivi, per la costruzione di un sistema economico e sociale fondato sul benessere delle comunità e dei territori? Quali azioni politiche si possono mettere in campo, come ha puntualmente ricordato nel Notiziario dalla Terra di Radio Iafuequesta mattina Martina Comparelli di Fridays for Future Italia, «per ottenere al tempo stesso giusti diritti dei lavoratori agricoli e un’agricoltura sostenibile che non ci porti più nel profondo della crisi climatica?».
Trombe d’aria, grandinate e piogge torrenziali: questi fenomeni meteorologici estremi si stanno abbattendo sempre più frequentemente sul suolo italiano, danneggiando una produzione tanto fondamentale per il fabbisogno nazionale, quanto inadeguata ad assicurare gli agricoltori un reddito dignitoso. Il database europeo che registra la frequenza e la quantità di questi fenomeni atmosferici, mostra dei dati piuttosto inquietanti: dall’inizio dell’anno si sono verificati più di 1.500 di questi eventi.
Non serve sottolineare quanto potrà essere devastante l’impatto di questi fenomeni nei prossimi anni sulla produzione agricola. Un recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente spazza via qualunque dubbio. Grandinate e piogge torrenziali saranno sempre più frequenti, perché le latitudini dell’Europa Meridionale saranno progressivamente sempre più calde. Questa diabolica proporzione, secondo il rapporto, porterà a una diminuzione del valore dei terreni agricoli fino 44% entro i prossimi ottant’anni, determinando una delle crisi più gravi sul lungo periodo.
Già nel gennaio 2020 si registrava un calo del -1,3% della produzione agricola nazionale (a fronte di una crescita generale UE del +0,8%) . Questo studio, pur non considerando le forme di adattamento che potrebbero essere messe in atto dal settore agricolo (compresi cambiamenti tecnologici e cambiamenti strutturali nelle politiche agricole), disegna un quadro estremamente desolante, soprattutto per la portata dell’impatto sociale.
Le aziende agricole perdono valore dal punto di vista economico per un attacco incrociato tra politiche di dumping, la speculazione commerciale e finanziaria e gli effetti dei cambiamenti climatici; in ogni caso gli agricoltori sono lasciati soli di fronte alle mutazioni epocali di clima, di ambiente e di contesto economico. La crisi che abbiamo di fronte è globale e, quindi,economica, ambientale e sociale fino a diventare di democrazia.
Innumerevoli sono le occasioni per mettere in campo l’alleanza che, in fondo, ha nemici comuni e tante sono le esperienze che già oggi la praticano. In questi giorni su Iafue è entrata la voce dei protagonisti (associazioni, agricoltori, ambientalisti) che stanno contrastando in Basilicata l’aggressione delle imprese del petrolio e dell’eolico selvaggio. Così la denuncia dei giovani di Friday For Future delle gravissime responsabilità dell’ENI in Nigeria e quelle dei movimenti sociali in Basilicata che sono arrivati a portarla in tribunale per rispondere dei danni da inquinamento indica terreni concreti su cui misurarsi insieme. Ma non è solo la cultura dell’estrattivismo che colpisce gli interessi degli agricoltori e delle comunità rurali, l’aggressione al territorio abbandonato da un’agricoltura in crisi che chiude conosce sempre di più nuove occasioni come ci segnala l’invasione di parchi industriali eolici che sottraggono risorse e opportunità, sottolineata da Michele Solazzo nella Rubrica “La Cassetta degli Attrezzi”. Michele Solazzo, agricoltore e attivista dei Comitati contro l’eolico Selvaggio, ha testimoniato in un lucido racconto la crescita della capacità delle comunità rurali di contrastare questa invasione che, guarda caso, colpisce le aree interne del Sud abbandonate dall’agricoltura produttiva e di cura del territorio.
Non sono solo i comitati contro la crisi che segnano nelle aree rurali una presenza attiva che si sta estendendo. Silvano Somma, dottore forestale, agricoltore nell’azienda agricola Selva d’Oro alle falde del Vesuvio e fondatore dell’Associazione Primaurora, nella rubrica “I testimoni” ci ha fatto conoscere del grande lavoro per recuperare con la forestazione i territori bruciati dagli incendi per il protagonismo attivo di quella parte del mondo contadino che il territorio lo vive e lo lavora con responsabilità e impegno.
L’ambientalismo storico, cresciuto e maturato principalmente in città, oggi ha finalmente l’occasione di stringere delle alleanze importanti con quelle piattaforme che lavorano ogni giorno per combattere al fianco dei lavoratori agricoli non solo nel nome del consumo consapevole di cibo, ma anche nell’ottica della tutela dei territori da aziende, corporations e multinazionali che spacciano ecologismo, dove ecologismo non c’è.
Vedremo di quanto il Forum di lunedi sera saprà far avanzare il cammino comune.
Silvano Sebastiani