L’utilizzo della tecnologia blockchain nel settore agro-alimentare è stato riconosciuto dalla FAO, oltreché in numerosi studi scientifici, come una soluzione efficace per garantire sicurezza, qualità e sostenibilità dei prodotti agro-alimentari.
La filiera biologica può a sua volta beneficiare di questo sistema per garantire in modo inoppugnabile la tracciabilità dei prodotti certificati bio, dal terreno alla tavola. Con la facoltà di inserire ulteriori dati come le analisi su suoli, acque, prodotti, piuttosto che la garanzia sui diritti dei lavoratori. La trasparenza offerta da un sistema di blockchain autentica permette di rafforzare la fiducia tra gli operatori della filiera ovunque basati e stimolare lo sviluppo di relazioni commerciali. La condivisione delle informazioni tra gli stakeholders migliora dunque la qualità delle collaborazioni. Aiutando anche a identificare e ridurre le aree di inefficienza, spesso legate a varie intermediazioni tra la fase agricola e quelle di trasformazione o distribuzione. La blockchain può inoltre aiutare le superare le asimmetrie informative tra i produttori e i consumatori finali. Un elemento essenziale per le PMI, e non solo, a raggiungere quella visibilità finora offuscata dai grandi operatori a valle (industria e retail). Andrebbe perciò considerata l’opportunità di formare reti d’impresa o consorzi, proprio per fare risplendere tutti i protagonisti della filiera, in ottica sinergica anziché di competizione. La tecnologia blockchain offre varie possibilità di intervenire sulla filiera, in ragione dei dati che gli operatori decidano di registrare e condividere. Il punto di partenza, come si è visto, è la ‘notarizzazione digitale’ dei dati relativi alla (rin)tracciabilità dei prodotti e altre notizie prescritte dalle normative vigenti.
La gestione del rischio di sicurezza alimentare – così come di non-conformità minori, che attengano alle qualità dei prodotti – può venire ottimizzata proprio grazie alla possibilità di identificare in modo esatto e in tempo reale i flussi materiali delle merci. L’eventuale registrazione di dati relativi alla c.d. tracciabilità interna – sebbene non prescritta dalle normative vigenti, per la generalità dei prodotti – può poi agevolare l’identificazione delle cause delle non-conformità.
Editoriale di Dario Dongo del 3.11.20
Questo editoriale è stato letto durante il giornale radio su Iafue Perlaterra del 3/10/2020