Alla iniziativa organizzata venerdi sera da Wigwam per denunciare il rischio dello scempio ambientale in cui si trova la comunità marchigiana della Valdaso, Gianni Fabbris a nome di Altragricoltura è intervenuto per denunciare la scellerata tendenza in atto in diverse regioni italiane di autorizzare i megabiodigestori mettendo a disposizione della speculazione privata.
“Siamo qui non per portare una generica solidarietà o per cavalcare un problema ma per condividere un percorso” ha sostenuto Gianni Fabbris, sottolineando come “la tendenza in atto di impiantare megabiodigestori nel territorio non ha nulla a che vedere con l’agricoltura di territorio ma, al contrario, segue la logica della costruzione di megaimpianti industriali che hanno un impatto grande sulla salute e sul territorio e non si legano alle esigenze di una produzione energetica legata ai bisogni ed al ciclo produttivo territoriale”.
Siamo di fronte ad una forte iniziativa di un pugno di grandi imprese che hanno chiaramente l’obiettivo di drenare risorse pubbliche senza delle quali questi impianti (spesso in perdita) non avrebbero ragione di esistere. Il fatto che le pubbliche amministrazioni si prestino a queste operazioni è un brutto segnale. I cittadini finiscono, cosi, di pagare tre volte gli effetti di questa strategia: la pagano perché la finanza pubblica viene usata per ingrassare operazioni di speculazione privata, la pagano con l’aumento delle bollette e dei costi e la pagano in termini di rischi per la salute e perdita dell’agricoltura del territorio.
E’ arrivato il tempo di collegare le diverse realtà territoriali che stanno facendo i conti con questa strategia in tutta Italia, come ha per altro proposto il Forum Salviamo il Paesaggio, per dare una risposta unitaria e opporre, al contrario un approccio alla produzione di energia integrata con una visione agroecologica rispettosa delle comunità e non al servizio dell’agrobusiness.
“Denunciamo con forza” ha sostenuto Fabbris “le stesse modalità usate per imporre alle comunità queste scelte in spregio a qualsiasi principio di trasparenza ed al coinvolgimento necessario degli attori sociali coinvolti. Siamo pronti in nome dei principi della Sovranità Alimentare a sostenere come Alleanza sociale ogni iniziativa che sarà necessaria e condivisa dalle comunità locali e dagli agricoltori”
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