Nei giorni scorsi è stata siglata una intesa tra il comparto della distribuzione e alcune organizzazioni agricole che, a detta dei protagonisti, faciliterà l’iter legislativo di recepimento della direttiva Europea contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare. A firmarla sono state alcune imprese rappresentate in Ancc-Coop, Ancd-Conad, Federdistribuzione, insieme a Adm-Associazione Distribuzione Moderna, dall’altra parte organizzazioni che si ritengono rappresentative del mondo agricolo italiano.
L’intesa si concentra sull’effettivo recepimento della direttiva Ue mantenendo, sempre secondo la versione fornita dai firmatari, il concetto di reciprocità, quindi di tutela, prevista a livello nazionale, nei confronti di tutti gli operatori della filiera; analogamente contempla il principio di riservatezza nella denuncia delle pratiche commerciali sleali e il diritto alla difesa, oltre alla configurazione di sanzioni dissuasive proporzionate e tali da non compromettere la continuità delle imprese e il loro equilibrio economico. Tra i punti principali l’intesa rigetta l’uso delle aste on line al doppio ribasso, riconsidera il tema delle vendite sottocosto limitandole a casi specifici, introduce specifiche sui pagamenti e rimanda a un Ente incaricato dell’applicazione e controllo della normativa in questione che possieda opportuni requisiti di autonomia ed esperienza, quale ad esempio l’Icqrf.
Possiamo fare qui alcune considerazioni basilari che servono a farci capire il vero taglio di questa intesa.
Innanzitutto va ricordato che dopo anni di discussioni entro il primo novembre del 2021 l’indicazione europea delle norme contro le pratiche sleali sarà legge … nell’Italia del Made in Italy la norma che prova a dare un minimo di garanzie a tutela dei produttori e dei consumatori arriva non perché la nostra classe dirigente l’ha prodotta ma perché ci viene imposta dall’Europa. Entro il primo maggio il governo italiano dovrà produrre i decreti di recepimento … obtorto collo la norma diventerà legge con buona pace di tutte le pratiche dilatorie messe in campo in questi anni. Pratiche dilatorie che, attenzione, non sono da imputare al cattivo servizio della politica ma all’azione di lobbing da parte di quei soggetti che hanno precisi interessi economici. Far passare tutto questo tempo ha cambiato la struttura dei rapporti di potere economico all’interno della filiera attribuendo, non certo per grazia divina, uno strapotere senza precedenti alla Grande distribuzione. Uno strapotere, va sottolineato, che arriva a determinare le scelte delle imprese agricole sul campo, esattamente come sta avvenendo, per esempio, nelle case editrici, nel legame di dipendenza da Amazon. Di fatto è la distribuzione dei libri che decide cosa pubblicare e cosa no. E non si chiami questa democrazia del mercato, per favore.
Ora, a un passo dagli atti che la politica deve/è obbligata a realizzare … arriva la cosiddetta svolta: l’annuncio che si è composto un tavolo di concertazione” fra il mondo della distribuzione e i cosiddetti “sindacati” che si ricordano, guarda caso, di rappresentare gli agricoltori. In zona Cesarini compare improvvisamente quello che non è stato possibile per anni: l’accordo fra le parti che dice al parlamento: “tranquilli parlamentari” noi ci siamo messi d’accordo”.
Assomiglia più a una invasione di campo e ad un intervento a gamba tesa per cercare di condizionare gli atti che i pur timidi parlamentari e decisori politici dovranno assumere perché obbligati dall’UE.
Concertazione? fra chi? negli ultimi 30 anni la gdo ha spostato a suo favore i rapporti di forza … un accordo semmai si può fare dopo la norma non prima. E chi farebbe l’accordo? i “sindacati con gli industriali?” … quali sindacati? quelli che si stanno trasformando in comitato d’affari occupando i consigli delle SPA e impendendo strategie commerciali autonome agli agricoltori? Sono loro che dovrebbero rappresentare al tavolo della trattativa con la Gdo gli interessi degli agricoltori?
E’ evidente che dietro questo atto di queste associazioni di categoria, autonominatesi per un giorno “padri legislatori” di non si sa bene cosa, c’è qualcosa di più di una iniziativa a supporto. E’ un segnale chiaro all’indirizzo del parlamento, un tentavo di condizionarne pesantemente il confronto. Questo accordo non ha alcun valore cogente, ovviamente. Non obbliga nessuno. Sarà l’ennesima operazione di marketing ad uso e consumo della Grande distribuzione pronta a mettere etichette rilucenti di bontà davanti a ogni scaffale che otto volte su dieci non corrispondono mai alla verità effettiva.
Vale la pena di far osservare a lor signori che la riflessione sulle aste al ribasso e i comportamenti sleali nel cosiddetto mercato agro-industriale è Made in Europe. Sinceramente questo accordicchio stilato nella provincia Italia fa un po’ sorridere. Ma davvero volete farci credere che finalmente vi siete ridestati dall’abbuffata di profitti a cui il vostro gangsterismo vi ha abituato in questi anni? Questo cosiddetto patto riporta forse la situazione indietro quando la Gdo non aveva ancora fatto fallire migliaia e migliaia di aziende? No. Questo patto ferma le importazioni di prodotti agricoli dall’estero pieni di pesticidi e lavoro nero? No. Questo patto stabilisce un prezzo giusto? No.
Il legislatore vada avanti e dimostri l’autonomia della politica: scriva le norme e le regole ricordandosi di avere la responsabilità di dover essere superpartes, solo dopo sarà possibile sedere al tavolo e finalmente raggiungere risultati concreti nell’interesse di chi in questi anni è stato preso a schiaffi e costretto ad abbandonare la sua attività.
[…] cura di Gianni Fabbris introducono il Notiziario dalla Terra. A seguire l’editoriale dal titolo: “Forse arriva la legge sulle pratiche commerciali sleali. Coldiretti permettendo.” e In coda dentro la notizia a cura di Fabio […]