Radio Iafue ha ospitato la voce di Rosato Marrigo, Segretario Nazionale dell’Associazione Nazionale Ambulanti, per raccontare la condizione di questo comparto, messo in ginocchio dalla recente crisi pandemica e da un’onda lunga di smantellamento a causa della concorrenza con la grande distribuzione.
La categoria dei venditori ambulanti (comprendenti anche fieristi e banconisti ai mercati di piazza) conta in Italia, ad oggi, circa 176.000 imprese, con 400.000 tra titolari, dipendenti e collaboratori. Una realtà molto vicina al mondo dell’agroalimentare e delle filiere corte, che solo in quest’ultimo anno ha visto chiudere 6000 attività (a giugno 2020). Rapportando i dati del 2020 al 2017, anno in cui è stato registrato il picco più alto di imprese attive, si registra un calo di oltre 16.000 attività. Numeri preoccupanti, se proiettati sul lungo periodo, e se, soprattutto, vengono confrontati con la dura realtà dominata dalla pandemia e dalle difficoltà del governo attuale di comprendere, innanzitutto, la condizione di crisi che sta vivendo questa categoria.
L’Associazione Nazionale Ambulanti ha tentato di smuovere le acque e, contro ogni aspettativa, sono riusciti a farsi ascoltare con delle audizioni in Camera e in Senato, richiedendo l’organizzazione di tavoli che si focalizzassero sulla condizione dei lavoratori del comparto ambulante, chiedendosi soprattutto quali prospettive si potessero aprire sui progetti di sviluppo e di valorizzazione del comparto e, aspetto più contingente ma fondamentale, sui disservizi del Decreto Ristori.
Dichiara a tal proposito Rosato Marrigo: «Per quanto riguarda il Decreto Ristori abbiamo lamentato l’assenza di un adeguata attenzione verso il nostro comparto, che ha avuto solo due indennità nel mese di marzo e aprile e poi il contributo a fondo perduto di luglio. Solo gli ambulanti che sono stati chiusi nelle zone rosse, però, hanno potuto usufruire dei benefici del Decreto Ristori, anche se arrivati in grande ritardo».
I problemi e i disagi vengono registrati in tutti i mercati d’Italia. Fin da ottobre sono state segnalate chiusure di mercati in gran parte del centro-sud Italia, come quelli di Avellino, Benevento, il grande mercato di Potenza: «abbiamo dovuto combattere con centinaia di amministrazioni che, di fatto, hanno cacciato gli ambulanti dal loro posto di lavoro, i mercati»
Ci sarebbe da aggiungere, tristemente, come la crisi dei mercati e delle fiere, risale da prima dell’avvento del Covid-19, che lo stesso Marrigo inquadra nel perverso meccanismo di concorrenza avviata dalle catene della grande distribuzione:
«Questa crisi è sicuramente frutto della concorrenza di lunga data delle grandi catene di distribuzione. Negli ultimi trent’anni sono stati aperti oltre 800 centri commerciali mediamente di 20/30.000 metri quadri che hanno cambiato il volto delle nostre città e dei nostri paesi, strappando i terreni ai piccoli produttori. Quante vetrine si sono spente? Quante serrande non si sono alzate più?».
E se le prime vittime di questo espansionismo coatto della grande distribuzione sono state il commercio di prossimità e le filiere corte, gli ambulanti, con quest’ultimo colpo mortale provocato dalle conseguenze economiche della crisi pandemica, rischiano di diventare l’ennesimo tassello dei dimenticati dal Governo Conte.