Sua maestà, la regina della tavola. Che siano ovoline, trecce, fiordilatte (dal peso massimo di tre chili), la “zizzona di Battipaglia” o la figliata, poco importa. La mozzarella di bufala è uno dei prodotti più importanti e ricchi della dieta alimentare italiana e ritrovarlo sulla tavola rappresenta sicuramente una ricchezza.
Non solo per le sue caratteristiche nutrizionali, ma anche per il valore che l’intero settore rappresenta per l’economia del Paese. La mozzarella di bufala campana dop è un prodotto che rappresenta il più importante marchio di denominazione di origine protetta del centro sud italia, secondo solo al parmigiano reggiano ed è un vanto nostrano ricercato in tutto il mondo. Basti pensare che nel 2018, secondo i dati del consorzio di tutela, il settore ha raggiunto un fatturato di 400 milioni di euro (erano 370 nel 2017 e 350 nel 2016), mentre il fatturato al consumo ha raggiunto i 745 milioni, con un’esportazione che ha raggiunto un valore pari a 249milioni di euro, verso numerosi paesi europei ed extra europei, a cominciare dalla Germania che assorbe il 24,9% delle esportazioni. Grandi consumatori di mozzarella di bufala sono stati anche la Francia col 21,7% delle esportazioni, la Gran Bretagna, la Spagna, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti (che si sono attestati al 7%).
Da anni i piccoli allevamenti stanno soffrendo la trasformazione del mercato, con un’attività industriale che sta schiacciando sempre più quella artigianale imponendo regole, modalità e prassi che comprimono il prezzo del latte agli allevatori e mettono a rischio la sicurezza alimentare dei consumatori. Innumerevoli sono le denunce dei tentativi da parte degli industriali di poter produrre la mozzarella con latte o siero congelato. Sarebbe come riconsocere legalmente una pratica sleale cui probabilmente si ricorre e che finisce per colpire la sicurezza alimentare oltre che il prezzo del latte alla stalla . Basta infatti fare un rapido calcolo per scoprire che servirebbero 620 mila litri di latte al giorno per produrre tutta la mozzarella di bufala in circolazione, numeri imposssibili rispetto alla capacità attuale del numero di capi di bestiame esistenti.
Molte e importanti sono state sono le mobilitazioni degli allevatori negli anni scorsi per difendere il loro lavoro, la sicurezza alimentare e “resistere” alla trasformazione di questo antico equilibrio fra le stalle, i caseifici artigianali e la distribuzione capillare sempre più aggredito dalla speculazione finanziaria e commerciale che vorrebbe convertirlo definitivamente in reparto all’aperto della produzione industriale e della gdo.
Nel mezzo dell’ennesimo allarme “sanitario”, in realtà di una aggressione che corre il rischio di essere mortale per il comparto, Iafue PerlaTerra ospita un Forum di approfondimento Lunedi sera 14 dicembre a partire dalle 18.45, dal titolo: “Giù le mani dalle Bufale, dal lavoro e dal territorio“.
Con la conduzione di Fabio Sebastiani (direttore di Iafue PerlaTerra), dopo una scheda della redazione elaborata da Gianluca Colletta, interverranno: dott.Antonio Ruggiero (ristoratore, professore insegnante alimentazione), Lino Martone (SIAAB Altragricoltura), Agostino Cirullo (allevatore di bufale), Marco Autieri (allevatore di bufale e contitolare caseificio), dott. Domenico Fenizia (già direttore Istituto Zooprofilattico), dott.Renato Natale (sindaco Casal di Principe), Gianni Fabbris (Altragricoltura – LiberiAgricoltori).
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