Iafue da piazza virtuale diventa “specchio d’acqua”, in cui provare a ragionare di un’altra grande risorsa e patrimonio legata all’agroalimentare italiano: la pesca. Lo abbiamo fatto partendo dai protagonisti, come al solito: Salvatore Tredici e Francesco Scuteri, due pescatori delle marinerie calabresi, due giovani pescatori di una regione che rappresenta una grande risorsa alimentare per tutto il Mediterraneo. Un incontro fondato su una proposta: costruire una Rete di Pescatori del Mediterraneo per la Sovranità Alimentare.
Anche oggi, come durante tutte le altre puntate di Radio Iafue, sono stati interrogati i possibili spazi di cooperazione tra tutti quei soggetti che compongono il frastagliato e composito universo dell’agroalimentare italiano. In modo tale che l’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare integri anche il protagonismo dei pescatori.
Se la Sovranità Alimentare, come la declina il grande movimento internazionale di Via Campesina, alleata con tantissimi movimenti di pescatori artigianali nel mondo, è il diritto dei popoli di creare il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo con una modalità “agroecologica” e socialmente condivisa, allora questa prospettiva potrebbe valere anche per i pescatori. L’obiettivo? Recuperare un ruolo sociale e politico della pesca artigianale, in termini ecologici e contro le logiche perverse del mercato.
Francesco Scuteri ci racconta di una realtà molto difficile, aggravata dalla crisi pandemica attuale: «I pescatori, come i lavoratori della terra, sono vessati continuamente dalla grande distribuzione e dall’agrobusiness delle multinazionali. E anche la pandemia, è stata fatale. Adesso le persone, anche per questioni economiche, preferiscono rivolgersi al mercato del surgelato. Come succede per l’agricoltura, no? Vendere il pesce fresco, poi, con la chiusura dei ristoranti, è diventato praticamente impossibile».
Attualmente, per i piccoli pescatori artigianali, isolati e non organizzati in cooperative, è praticamente impossibile pensare di competere con il mercato nazionale della grande distribuzione. Per questo, nell’ottica di democratizzare l’accesso al cibo di qualità, «è diventato cruciale creare una rete quanto più larga possibile, che ci autotuteli anche».
La necessità di mettere insieme i pescatori è ormai diventata cruciale, anche a fronte della totale assenza di un sindacato costituito nel territorio calabrese, che implementi la potenza organizzativa delle cooperative che, a detta dello stesso Scuteri, «sono l’unico strumento di tutela che abbiamo».
Da decenni la pesca italiana è in recessione costante: la disoccupazione è scesa del 40%, la redditività delle imprese è diminuita del 30, il numero delle barche al 2013 è crollato del 35. L’unico dato ad aver registrato un’impennata è stato quello della disoccupazione. «Il pesce che riusciamo a pescare con i pochi mezzi che ci sono rimasti non riesce a regge la competizione con le multinazionali e il pesce d’importazione», ha dichiarato Salvatore Tredici. «Dobbiamo portare avanti la voce dei pescatori unita agli altri soggetti dell’agroalimentare e combattere le nostre battaglie nei giusti tavoli di trattazione, la vendita porta a porta non basta più per poter sopravvivere».