Editoriale di Giuseppe Russo* del 24 novembre 2020
Era necessario e l’abbiamo fatto. Altragricoltura ha incontrato ieri, 23 novembre, nel quarantesimo anniversario del terremoto in Irpinia e nel ricordo della lenta rinascita di quelle terre, una rappresentanza di Fridays For Future Italia con l’obiettivo di stringere un’alleanza essenziale tra chi si occupa di giustizia climatica e chi fa, lottando, agricoltura. Non era scontato che nascesse perché, negli anni, questo sistema di sviluppo ha spesso acremente contrapposto ambientalisti, agricoltori e comunità, operando quelle divisioni indispensabili al potere per continuare a perpetuarsi. I tempi sono oggi maturi, però, per camminare insieme nel nome della sovranità alimentare ed è subito emersa, nel confronto avvenuto, la volontà di mettere al centro i diritti: il diritto degli uomini e delle donne a vivere in un ambiente salubre, il diritto di un contadino ad avere un prezzo giusto per il suo raccolto, il diritto del bracciante ad avere una retribuzione commisurata alla sua giornata lavorativa e il diritto di tutti i cittadini a disporre di cibo sano.
Per poter dare corpo a questi diritti, nell’era dei cambiamenti climatici e delle scelte tecnico-politiche improcrastinabili, è necessario marciare uniti verso una nuova riforma agraria che riparta dalla terra e da chi la lavora, dall’agroecologia come disciplina scientifica, movimento politico e rigenerazione sociale, dalla lotta alle sperequazioni distributive della ricchezza e alla politica ancora troppo sfuggente e troppo poco competente, dal contrasto alle agromafie e al caporalato e dalle giuste rivendicazioni per i diritti di tutti.
Chiediamo, dunque, che le regioni, gli stati nazionali e l’Europa favoriscano la transizione ad un modello agricolo ecologico attraverso adeguate politiche di sostegno economico e che accompagnino gli agricoltori con opportuni strumenti formativi e servizi essenziali, stabilendo premialità per gli operatori virtuosi e disincentivi per chi adotta metodologie rovinose per il pianeta. La PAC, così com’è, è del tutto insufficiente e non risponde alla sua natura precipua di dispositivo di welfare.
Non può esserci transizione ecologica che non passi per l’agricoltura e non può esserci difesa della terra senza aprire un dialogo con chi la lavora. Perciò, insieme a FFF, portiamo a casa un grande risultato: oggi l’alleanza un tempo insperata è nata, nei nostri cuori e nelle nostre menti. Domani daremo braccia e gambe ai nostri sogni certi che il pianeta B lo costruiremo noi.
*Giuseppe Russo è agricoltore siciliano e coordinatore della rete dei giovani contadini per altragricoltura