Radio IàFuë riparte, finalmente, dopo una breve fase di riorganizzazione – che ha seguito la pausa estiva – e riparte sui temi della costruzione di un’alternativa all’agricoltura della crisi, che dagli Anni ‘70 attanaglia il settore primario, il mondo dei consumi agroalimentari, la salute dell’ambiente e dei fruitori di un cibo sempre meno salubre, sempre più costoso in termini di salute pubblica e diritti dei lavoratori.
L’obiettivo primario che vogliamo darci non è quello di trovare con gli attori della filiera agroalimentare nuove soluzioni mercantili che funzionino più o meglio di altre, bensì quello di sostenere e incentivare la crescita di una massa critica antagonista al modello delle lobby, di una GDO e di mediatori che lasciano a chi la terra la lavora le briciole dei loro lauti pasti.
L’obiettivo che noi con voi – agricoltori, lavoratori, fruitori del cibo – ci vogliamo dare è un nuovo strumento e un nuovo spazio di dialogo: di riflessione, di confronto, di relazioni attraverso cui sostenere la nascita di nuove reti locali e aumentare il raggio d’azione comune, favorendo i dialoghi, i flussi, la fruizione dei prodotti della terra, della coscienza, del fare.
L’azione da compiere, in maniera articolata ed estesa – sui territori, negli spazi e con gli strumenti a nostra disposizione – dovrà mettere a frutto compiutamente ed efficacemente la potenzialità dei nuovi media, che già molto hanno rappresentato e rappresentano, per quanto in genere gestiti in modo approssimativo, spesso sottoutilizzati.
Per agire in maniera consapevole bisognerà saper vedere innanzitutto cosa rimane di un settore primario che ha subìto l’arroganza e i danni di un mercato in cui pochi si accaparrano tanto, lasciando ai molti il conto da pagare, in termini sia di depauperamento delle risorse (botaniche, animali, ambientali, culturali) sia dell’impatto ambientale.
Bisognerà inquadrare ciò che rimane di questo settore, del mondo agricolo, valutarlo nella prospettiva dei mercati e delle azioni da compiere per poterlo traghettare in una dimensione mercantile che non dilapidi i valori primari umani, professionali, agricoli, ambientali, ma li valorizzi e tenda a recuperare quanto di recuperabile esista (la natura, lo vediamo, se rispettata saprà riprendersi gli spazi che le verranno lasciati).
Per fare questo bisognerà operare uniti, accogliere voci, guardare una realtà spesso cruda, cercare soluzioni e andare avanti. Ad ogni bivio, scegliere la strada giusta, grazie all’esperienza, alle competenze, alle capacità di donne e di uomini – che gravitano nel nostro gruppo di lavoro e che cresceranno di numero strada facendo – che sanno ricoprire con grande professionalità ogni centimetro di una filiera che non vogliamo corta a prescindere, ma che siamo determinati a mantenere libera da elementi parassitari e distruttivi.
In questo fare, l’azione di ognuno dovrà essere tesa a favorire l’incontro tra chi produce eticamente e in maniera sana e consapevole e chi cerca prodotti etici e sani. Supportare gli uni e gli altri dal punto di vista della consapevolezza alimentare e agricola. La consapevolezza sarà una delle parole-chiave del nostro agire: serve nella quotidianità di ognuno di noi; serve sul piano dello scenario del mercato, serve nel proprio fare agricolo, serve all’eventuale mediatore, serve indispensabilmente al consumatore.
Nessuno si ritenga mai sazio di sapere: la consapevolezza è una costruzione in continuo divenire, materia prima per edificare un sistema solido e durevole che ci dobbiamo e vogliamo dare. Un sistema antagonista all’agricoltura delle crisi in cui la politica e i mercanti ci hanno confinati.